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Un giorno con la Direttrice Xhoi Jakaj nel carcere femminile di Tirana!

In Albanese

Artur Nura: Come viene trascorsa una giornata nel carcere femminile di Tirana?

Xhoi Jakaj: I.E.V.P. “Ali Demi”, diversamente noto come “Il carcere femminile di Tirana”, è l’unica istituzione di questo tipo per le donne in Albania. Oltre al target speciale e specifico, è l’unico nel suo genere che è considerato come una “prigione a cielo aperto”, perché le detenute non trascorrono la maggior parte della giornata nelle celle (in realtà per la loro struttura, noi non le definiamo “celle”, ma delle “camere”), quindi per le nostre detenute, trascorrere una giornata all’interno di questa struttura, questo costituisce una sorta di variante.

Una tipica giornata inizia con il risveglio delle detenute alle 06:00 della mattina e segue con il loro appello per circa 15 minuti da parte del personale della polizia. In seguito, le detenute consumano la colazione nella mensa e poi da parte del personale sanitario viene effettuata la terapia quotidiana (il trattamento con i farmaci) alle detenute a cui sono stati diagnosticati diversi problemi di salute.

La nostra istituzione detiene la presenza di un medico durante il giorno che svolge le consultazioni continue con gli infermieri che sono presenti 24 ore su 24.

Artur Nura: Credo che essendo una Direttrice donna alla guida di questa istituzione, questo costituisce una particolare importanza…

takim ne burgXhoi Jakaj: Sì, certamente, in quanto a casi eccezionali, di cui trattamento richiede una visita da uno specialista assegnato, si fa l’accompagnamento delle detenute in centri specializzati.

A questo punto io sono molto sensibile, essendo in primis io stessa donna, madre ed una studiosa, in quanto è risaputo che le donne necessitano di una tale assistenza per il fatto stesso collegato alla natura femminile e costantemente ho chiesto in alcuni ospedali privati di poter consentire visite gratuite speciali come mammografia, visita ginecologica od ostetrica, così come diversi esami a seconda dei casi.

Artur Nura: C’è una vita sociale e riabilitativa per le detenute?

xhoi jakaj me ministrin manjaniXhoi Jakaj: Certamente l’attività di riabilitazione viene offerta principalmente dal personale delle Questioni Sociali dell’Istituzione  in collaborazione con varie associazioni del Dipartimento della Formazione Professionale.

Il personale realizza l’organizzazione dell’arricchimento della vita sociale delle detenute, che comprende lo spettro di trattamento individuale attraverso la consulenza individuale ed il trattamento in attività sociali di gruppo, affrontando argomenti educativi e di sensibilizzazione, nonché una parte molto importante, come la fornitura di vari corsi professionali, che in realtà  sarà utile a queste ragazze e donne nella loro vita da libere fuori da qui. Quindi una buona parte delle donne è impegnata nel lavoro interno durante il giorno come previsto nell’organigramma.

Artur Nura: Ho come l’impressione che lei investe molto del suo a questa situazione, che certamente rimane pur sempre “carcere”…

xhoi duke dhene gjakXhoi Jakaj: Credo di sì! Quando ho ottenuto l’incarico di Direttrice  I.E.V.P. “Ali Demi”, questo l’ho considerato come una sfida verso me stessa, per cercare di rendere migliore la vita di queste donne, che portano dentro di loro un’enorme pena.

Il mio obiettivo è quello di fare delle opere che restino a lungo nella storia delle istituzioni penitenziarie. In questo,  per fortuna, ho ottenuto il sostegno del Direttore Generale che non esita a sostenermi quando a volte faccio programmare delle novità tramite delle attività culturali, invitando in prigione diversi attori, personaggi pubblici dal mondo dell’arte, l’educazione, perché no, anche personaggi della politica internazionale e della società civile, elemento che viene costantemente fornito dal contributo di diverse attività eccezionali.

Artur Nura: Anche lo staff mi ha lasciato delle impressioni molto positive…

Xhoi Jakaj: Tutta questa varietà è realizzata ed è seguita dal personale del Servizio Sociale che, dopo aver terminato la parte della giornata sotto regime, continua quella all’esterno,  mirando di risolvere i vari problemi od esigenze che le donne e le ragazze presentano. Le loro richieste, le donne le rivolgono al personale oppure a me stessa quando entro nel regime ( cioè, nella zona in cui si può avere accesso solo stando a delle regole ristrette). Cercando di rimanere in contatto il più possibile con loro, in questo modo sono in grado di aiutarle al meglio.

infermjera ne burgLa giornata, dopo il regime, prosegue con il pranzo ed in seguito,  le detenute hanno il loro riposo di mezzogiorno. Possono stare in compagnia di l’una e l’altra o seguire diversi programmi televisivi, alcune di loro preferiscono leggere libri od eseguire lavori manuali.
Durante questo arco di tempo ed infatti per tutta la giornata,  il personale di sicurezza controlla il loro comportamento, al fine di garantire la loro sicurezza ed il loro benessere attraverso controlli continui. Il giorno, per le detenute si conclude con la cena, ma  i controlli di routine per la sicurezza, si possono effettuare anche durante la notte.

Artur Nura: Quanto ai diritti delle donne, essi sono rispettati in carcere? Esiste una differenza in termini di diritti, tra la parte del regime della pre-detenzione  e quella della detenzione?

Xhoi Jakaj: La nostra istituzione adotta tutte le misure necessarie per rendere possibile che ogni persona  sia trattata con rispetto e dignità, considerando l’umanità come priorità. C’è un decreto del Consiglio dei Ministri, che regola il funzionamento delle istituzioni penali in Albania, dove sono stati definiti i diritti dei detenuti, attraverso il quale si garantisce un trattamento umano e non degradante.

takim ne burg3Finché io sarò responsabile di questa istituzione non tollererò mai infrazioni dei diritti delle donne e delle ragazze detenute, essenzialmente una violazione di questi diritti costituisce senza dubbio una violazione dei diritti umani e nessuno può violare le regole in qualsiasi circostanza o situazione.

Per quanto riguarda la differenza tra i diritti delle donne in stato di pre-detenzione e quelli del regime di detenzione, questi diritti sono uguali per tutti, tranne quando il detenuto è un minore e ha diritto ad otto incontri al mese. Per il resto il numero di incontri è di quattro.

Artur Nura: Vengono effettuate delle eccezioni? Lei, essendo anche autrice di libri di studio in ambito sociologico, la sua passione, certamente fa tutto il possibile per venire incontro a loro, entro i limite che la legge impone.

Xhoi Jakaj: Colgo l’occasione per dirvi una cosa.

takim ne burg1Molte delle prigioniere consumano i loro incontri consentiti ancor prima della fine del mese e inoltrano richieste di ulteriori incontri. E ‘impossibile respingere una tale richiesta, perché coloro che ne fanno domanda, sono madri con bambini piccoli che perlopiù vengono da città lontane di Tirana, appositamente  per un incontro con la propria  madre.

Naturalmente anche questa tolleranza contiene le proprie regole da rispettare, perché il mio motto é “Tolleranza e legge”.

Artur Nura: “Quanto” dramma lei nota nelle loro vite?

Xhoi Jakaj: Le donne qua, le accomuna una cosa principale e dolorosa: la violenza dalle varie forme: fisica, psicologica e sessuale.

Se si osservano i fatti per i quali, loro sono state condannate o accusate, si nota una ferita per il nostro paese e la società. Sono donne che hanno ucciso i loro mariti,  sono le stesse che, prima di eseguire ciò, erano madri care, sorelle e figlie felici.

te burgosurat liruarÈ doloroso accorgersi che tutta la loro vita precedente, è stata soltanto un buon travestimento per la società, perché in realtà esse sono state violentate in ogni cellula del loro corpo e della loro anima.

Ci sono delle ragazze e delle donne accusate e condannate di prostituzione. Un atto che è considerato denigrante da parte delle organizzazioni per la tutela dei diritti umani e delle donne in particolare, ma ecco che purtroppo accade, le ragazze e le donne solo per sopravvivere, proprio per garantire una fonte  di sopravvivenza, commettono questo crimine che nel nostro paese è punibile ai sensi della legge!

Artur Nura: Come le vive la studiosa, la signora, la Direttrice queste situazioni?

Xhoi Jakaj: Tutta la loro vita è un vero dramma. Quando sono entrata per la prima volta in regime come Direttrice dell’Istituzione, le ho trovate in lacrime e mi sembrava come se tutte cercassero aiuto da me.

policia e burgurOgni loro lacrima costituiva un disperato appello di salvezza. Purtroppo,  lì c’era un numero elevatissimo di madri che da anni non incontravano i propri figli e per me, questo significava ai tempi e continua tutt’oggi a significare, una cosa fuori ogni logica.

Oggi posso dire con soddisfazione che questo numero si è ridotto, e sono solo due le madri che non hanno ancora incontrato i bambini, ma mi sono impegnata e certamente otterrò la realizzazione di questa sfida.

Artur Nura: Come vede Xhoi Jakaj la riabilitazione di queste donne una volta ottenuta la libertà?

Xhoi Jakaj: La riabilitazione di queste donne dopo il rilascio costituisce un dramma a parte.

Molte di loro non hanno nessuna opportunità di alloggio o di lavoro al momento del rilascio, perché le loro famiglie le hanno abbandonate quando hanno commesso il reato o addirittura prima che il reato avvenisse, questo è anche uno dei fattori che influenzano la commissione del reato stesso da parte di ragazze giovani.

L’alloggio e l’occupazione sono una causa che ho molto a cuore, in quanto la riabilitazione è un punto debole del sistema e della società.

Ci sono state delle donne che sono rientrate ripetutamente nell’ istituzione due o tre volte, quindi è così prezioso contribuire alla loro reintegrazione.

Artur Nura: Scriverebbe un libro sul loro dramma, lei essendo anche una scrittrice?

Xhoi Jakaj: Infatti,  attualmente sto scrivendo un libro sulla mia esperienza come Direttrice Responsabile I.E.V.P. “Ali Demi” carcere femminile.

Penso che sarà molto interessante per la società albanese, perché per la prima volta avranno la possibilità di conoscere un’altra dimensione di questa istituzione.

È vero che sono stati scritti anche altri libri con soggetto le detenute, ma con una particolare attenzione verso il loro lavoro e la vita prima di commettere un reato penale specifico.

xhoi jakaj ne zyreQuello che io intendo riportare al lettore, è quello di capire cosa significa essere una donna in carcere, quali esperienze lei vive, quali sofferenze, perché molti ritengono che la loro vita sia solo ciò che accade all’interno di queste mura, ma questo non è vero.

La loro vita passata è presente in tutti i giorni della loro vita attuale. Nel libro riporterò anche delle lettere scritte dalle detenute, ma attualmente non rivelerò i dettagli, perché non voglio distrarre la curiosità del lettore.

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