Home Approccio Italo Albanese Exit.al: Il centro di Tirana diventa “Centro Storico”

Exit.al: Il centro di Tirana diventa “Centro Storico”

Di Vincent Van Gerven Oei

Il 12 aprile 2017 il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto (VKM) n. 325, nel quale ha dichiarato che una parte significativa del centro di Tirana è giuridicamente protetta come “Centro Storico”. Anche se di per sé è una lodevole iniziativa, il Governo ha violato delle norme proposte numerose volte, a tal punto che il VKM è praticamente inutile.

Inoltre, diversi edifici storici non sono inclusi nel “centro storico”, il che implica che non sono degni della stessa protezione come stabilito nel VKM.

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Per prima cosa notiamo un numero significativo di incongruenze: il Palazzo della Cultura in Piazza Skenderbeg e la Galleria Nazionale d’Arte sono state incluse nella zona protetta, mentre il Museo Storico Nazionale, la Piramide e il Palazzo dei Congressi, sono stati esclusi. Lo stesso vale per gli edifici teatrali gemelli dietro il Ministero degli Affari Interni.

Allo stesso modo, la zona protetta esclude la maggior parte del Castello medievale di Tirana, dove sono attualmente in corso lavori di costruzione illegali. Inoltre, va notato che una delle ultime ville di Tirana, monumento di categoria 1 conosciuto come Sarajet, si trova al di fuori della zona protetta.

È interessante notare che la mappa utilizzata dal Consiglio dei Ministri per indicare l’area della zona protetta, non deriva dal recente Piano Locale Generale di Tirana, ma risale a prima che Edi Rama diventasse Sindaco di Tirana.

Il VKM contiene un linguaggio che è assurdo a fronte della realtà architettonica presente. Ad esempio, l’art. 4 (1) dice:

“Il centro storico della città di Tirana è lo spazio urbano con importanti valori di pianificazione architettonica che documenta lo sviluppo storico della città di Tirana e le realizzazioni in architettura e urbanistica”.

Questo non è vero. Come ho indicato in precedenza, il Castello di Tirana, importante patrimonio architettonico ottomano, è tagliato fuori.

L’Art. 7 parla dei tipi di restauri ammessi nel centro storico:

  1. conservazione sistematica, ripristino e interventi di manutenzione sui monumenti di entrambe le categorie in base a criteri di conservazione e restauro.
  2. interventi di restauro che mirano alla protezione urbanistico-architettonica.

Sulla base della mappa inclusa nel VKM, che è una parte “inseparabile” di esso, si può dire che questa è inutile retorica. A parte gli enormi cambiamenti avvenuti nel centro della città nel corso degli ultimi 27 anni, il Governo Rama ha fatto diversi interventi che violano apertamente il presente regolamento.

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Forse la violazione più evidente della zona protetta è la ricostruzione di Piazza Skenderbeg. Allo stesso modo, la rimozione della fontana di epoca comunista su Piazza Madre Teresa, per la semplice ragione che doveva venire il Papa in visita, ha gravemente danneggiato la configurazione di uno spazio che il Sindaco Erion Veliaj ha promesso essere una “zona pedonale”, ma in realtà è diventata l’ennesimo incrocio trafficato della città.

Quando si tratta di interventi sui monumenti, la situazione è ancora più assurda. Ai sensi dell’Art. 8, sono ammessi i seguenti interventi:

  1. Interventi sui monumenti di prima categoria per proteggere la composizione e le tecniche originali sia all’interno che sulla facciata. Nel caso in cui una parte del monumento ha subito danni, trasformazioni, possono essere intrapresi interventi per riportare l’edificio al suo stato originale.
  2. Interventi sui monumenti di seconda categoria proteggono il volume iniziale e l’aspetto della facciata, mentre all’interno possono essere fatti cambiamenti, secondo le esigenze del periodo e le tecniche attuali.

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Ad esempio, l’ex Ministro degli Interni Saimir Tahiri, con il restauro dell’edificio del Ministero ha cambiato i colori tradizionali giallo e rosso, introducendo il color rame. Di conseguenza, l’integrità compositiva degli edifici governativi del periodo italiano, all’ingresso sud di Piazza Skenderbeg, è stata completamente distrutta.

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Un altro esempio è l’intervento del Premier Edi Rama sulla facciata del palazzo del Primo Ministro, un altro edificio di epoca fascista. L’installazione di “Marquee Tirana” di Philippe Parreno è in piena violazione dell’Art. 8 (2), in quanto rompe completamente l’unità della facciata e danneggia il rivestimento in marmo dell’edificio.

Leggendo l’articolo sui nuovi edifici nella zona protetta, diventa chiaro che l’intero VKM, come strumento per proteggere il patrimonio architettonico, è del tutto inutile. L’Art. 9 dice:

  1. Nella zona protetta, i restauri, gli adattamenti, le ricostruzioni e i nuovi edifici sono realizzati allo scopo di aumentare i valori al suo interno e allo scopo di migliorare le condizioni di vita, che devono essere in armonia con il carattere architettonico e urbanistico del complesso.
  2. L’altezza massima dei nuovi edifici non deve superare l’altezza del più alto oggetto presente nel Centro Storico.

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Facciamo un esempio. Il Primo Ministro l’anno scorso ha ordinato la distruzione del monumentale Stadio Qemal Stafa, e la costruzione di un nuovo stadio con il grattacielo, la cui altezza è completamente sconosciuta. Ha anche trasferito la proprietà del terreno, su cui il nuovo stadio deve essere costruito, ad una società privata, privatizzando così una parte della “zona protetta”.

Ironia della sorte, nel momento che il grattacielo sarà terminato, diventerà di fatto l’edificio più alto nella “zona protetta”, il che significa che tutti gli altri edifici, pianificati o non pianificati, non avranno più bisogno di “studi speciali” al fine di conformarsi al regolamento appena approvato con Decreto.

Quanto detto sopra dimostra che il Governo di Edi Rama, compreso il Ministero della Cultura guidato da Mirela Kumbaro, hanno molto poca cura del patrimonio culturale del Paese e della città di Tirana. Non sono in grado di capire cosa vuol dire proteggere l’architettura e lo spazio pubblico, bensì si preoccupano solo di generare profitto attraverso il “turismo” basato sul consumo fugace e superficiale.

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