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Intervista a Maksim Kona: Io voglio solo realizzare dei progetti per la citta di Kavaja

Di Carlo Alberto Rossi, Exit.al

Le campagne elettorali albanesi non sono esattamente come quelle italiane. Qui c’e’ un “porta a porta” che in Italia non si  fa’ piu’ da anni, c’e’ il comizio con i militanti che si fanno coraggio con il candidato, recitando come comparse per i video da trasmettere in televisione, ci sono i pullman carichi di sostenitori che scortano i leader di partito come una “claque” degna del teatro dell’opera, ci sono automobili spesso senza targa addobbate con i colori e le bandiere del partito, e ci sono pure quelli che “catturano” le carte d’identita’ degli elettori per intimidirli e farli sentire controllati. E c’e’ pure chi gli incontri li fa’ al bar, chiacchierando con la gente normale, spiegando la sua storia, e dettagliando i suoi progetti.

Incontriamo l’ingegnere Maksim Kona in un baretto senza pretese nella periferia di Kavaja intento  a presentarsi ad un gruppetto di elettori. E’ vestito come gli altri, siede in mezzo agli altri, ascolta gli altri, e’ uno di loro, magari con qualche titolo di studio e qualche esperienza in piu’.

“La gente qui e’ abituata ai politici con le macchinone nere e le guardie del corpo . . .” – mi dice sorridendo – “all’inizio pensano che il mio sia uno scherzo, che io non sia un vero candidato, poi cominciamo a trovare parenti ed amici comuni, a ricostruire i ricordi, a ricollegarci a quel passato quasi immobile in cui tutto e tutti stavano al loro posto, cosi’ mi faccio riconoscere come uno veramente di Kavaja. A quel punto si puo’ parlare di cosa fara’ il comune, di cosa fara’ il sindaco.”

Maksim Kona e’ figlio di gente  normale, il padre e’ uno dei pochi ortodossi di Kavaja, impiegato senza  troppe scuole, la madre una casalinga; allora la religione non era rilevante, oggi lo e’ un po’ di piu’, ma a casa Kona si sentono come se appartenessero a tutte le religioni, e infatti la moglie di Maks e’ una maestra di una vecchia famiglia scutarina musulmana che ha dato importanti Imam alla Moschea di Scutari.

In quegli anni era difficile per tutti, erano 6 fratelli, ma Maks andava molto bene negli studi, al punto che nel 1979 il governo lo manda a studiare in Italia, dove si laurea in Ingegneria  al Politecnico di Torino.

Torna in Albania come una gloria di famiglia e comincia ad insegnare all’Universita’ di Tirana, il salto sociale sarebbe fatto, ma non sono anni buoni e la societa’ albanese frana, si sbriciola. Maks capisce tutto e appena puo’ torna a Torino, dove per molti anni  lavora come professionista, raggiunto dalla sorella Albana che anch’essa si laurea e oggi e’ una affermata ricercatrice in un importante progetto scientifico europeo. Ma Kavaja e’ la Patria di Maks, la’ ci sono i suoi vecchi e i suoi fratelli, i ricordi, e’ un legame che Maks non puo’ e non vuole recidere.

Maks in Italia non e’ uno isolato, conosce e frequenta tanta gente di ogni livello sociale e culturale, e ne approfitta per capire a fondo come funziona quel sistema, e i vari cantieri che gestisce sono tante opportunita’ per comprendere e imparare tante cose, che Maks non puo’ fare a meno  di confrontare con la sua terra e con la sua citta’.

Adesso ha forse trovato il modo per realizzare i suoi progetti, si e’ candidato a sindaco in una  difficile gara che lo vede appoggiato da un partito piccolo ma  in crescita, contro due candidati meno attrezzati di visione, esperienza e cultura, ma appoggiati da due partiti piu’ grandi e potenti. Attorno alla sua  sfida per il sindaco si celebra una campagna elettorale per il Parlamento, assai piu’ aspra, ma lui vuole parlare solo di Kavaja.

Maks, come farai a vincere?

Io prendero’ il voto della gente semplice, che per anni e’ stata imbrogliata da ignoranti e arroganti, ma un po’ alla volta lo hanno  capito. E adesso sono  molto diffidenti verso le promesse vuote.

Bastera’?

Deve bastare, non sono venuto qui a fare i miei affari, ma voglio realizzare i miei progetti delle infrastrutture che mancano allo sviluppo della citta e del suo territorio, e la gente ha capito che in questi  anni e’ stato speso molto, ma per realizzare molto poco.

A Tirana dicono che hai realizzato un porto turistico con i soldi del Municipio, che senso ha?

Magari fosse un vero porto turistico, purtroppo e’ solo un piccolo porto canale dove possono ormeggiare le poche barche turistiche o da pesca che ci sono  in giro oggi, con una passeggiata con pista ciclabile che  raggiunge la citta’, ma attorno  al porto canale, se saro’ eletto, realizzero’ una zona industriale raggiungibile dall’acqua per impiantare cantieri nautici  di rimessaggio e altre attivita’ collegate al mare, alla pesca e alla navigazione da  diporto. Questo dara’ valore e servizi allestrutture per il turismo balneare. Oggi abbiamo tanti alberghi che offrono solo una spiaggia, per attrarre davvero i turisti serve anche altro.

Oltre al porto canale e alla passeggiata che altro pensi di fare per lo sviluppo del turismo?

I progetti sono tanti, dobbiamo migliorare l’accoglienza, lo standard di qualita’ degli alberghi, e in questo il comune puo’ fare molto, incominciando con la realizzazione di una scuola professionale per la ristorazione e l’alberghiero, dove anche chi lavora nel turismo d’estate si possa migliorare durante l’inverno.

Poi dobbiamo creare anche il contorno, le cose da fare dopo e oltre la spiaggia, per allungare la stagione e per servire anche segmenti di mercato che hanno altri bisogni, per esempio le persone di mezza eta’ o gli anziani, mica vogliono le discoteche, loro hanno bisogno di altre attrazioni,  e noi possiamo valorizzare le  risorse culturali del territorio, costruendo dei percorsi a tema, musei ed esposizioni, sulla battaglia di Durazzo tra Cesare e Pompeo, sulla via Egnatia, sui migliori prodotti agricoli della nostra terra. Nessuno sa che dal golfo di Durazzo arrivarono all’Antica Roma, e da li in mezzo  mondo, le piante della migliore vite da vino. Oggi ci sono sulle colline di Kavaja delle cantine che stanno  costruendo vigneti bellissimi e fanno un vino di qualita’ sempre migliore. Far arrivare fino a loro i turisti, aiuta sia loro che gli alberghi. Lo stesso puo’ accadere con altri prodotti agricoli tradizionali della nostra zona, come il presh (porro) di Luzi o come il kos (yogurt) di Kavaja.

Ma la stagione turistica in Albania e’ molto corta . . .

Per questo  il Municipio puo’ convincere gli albergatori a offrire condizioni diverse, offrendo loro un centro di prenotazione, e organizzando una vera promozione commerciale sui mercati del Nord Europa, che hanno piu’ bisogno di  sole e di mare. Non si fa’ in un giorno, e non si puo’ fare se il prodotto da vendere non e’ adeguato come qualita’ e come prezzo: questo sara’ il compito del Municipio con me sindaco.

Anche la rete stradale incide in questo, e un nuovo tracciato stradale da Tirana, gia’ studiato passando  da Kashar, dimezzerebbe la distanza tra Kavaja a Tirana, dove comunque vivono quasi un milione di persone, accorciando anche la distanza dal Kosovo, rendendo piu’ facili i soggiorni brevi e le visite giornaliere. Tocca al sindaco muovere i deputati della zona e il governo, per realizzare quest’opera che sarebbe utile a tutti gli albanesi, perche eviterebbe pure l’attraversamento di Durazzo e di Golem, che oggi e’ un punto problematico per chiunque vada verso sud.

Ma meta’ degli  elettori di Kavaja vivono  di agricoltura, che cosa farai per loro?

Non serve un grande esperto di agricoltura per comprendere che i problemi principali qui sono due: quello fondiario e quello commerciale. Dall’inizio della transizione in Albania e nella nostra zona  sono stati spesi tantissimi soldi per un sistema di irrigazione con non ha mai  funzionato, e questa e’ una cosa  per gli ingegneri come  me: basta fare i progetti e le opere guardando al risultato da raggiungere, invece finora si sono spesi soldi solo per spenderli, per fare gli appalti, tanto pagava la  Banca Mondiale.

Il problema commerciale e’ piu’ complesso, ma il Municipio, con la nuova competenza su un territorio piu’ vasto, puo’ e deve costruire un sistema centrale di raccolta dei prodotti agricoli, a Luz oppure a Synej (dipende dove troveremo le condizioni migliori), che faccia la lavorazione e prima conservazione dei prodotti agricoli, contribuendo contemporaneamente all’indirizzo delle produzioni. In Italia ho potuto studiare il sistema dei Consorzi  Agrari impostati tra le due guerre, ed e’ esattamente quello che servirebbe in Albania, e il Municipio di Kavaja puo’ diventare il promotore di un primo esempio, che poi potra’ essere valido anche per gli altri. Non saranno le cooperative comuniste, ma nemmeno il gioco di un singolo speculatore che poi gioca con i prezzi, come spesso accade ora. Serve responsabilita’ e servono le regole, e il Municipio puo’ e deve farle rispettare.

Infine anche l’agricoltura richiede conoscenze, ad esempio per fare nuovi prodotti o per evitare di usare prodotti chimici dannosi, che spesso i nostri contadini non hanno, deve essere il Municipio a creare una  scuola professionale per dare ai figli dei contadini di oggi, che vorranno mettere a frutto le proprieta’ di famiglia, le competenze che  servono per una agricoltura intensiva, biologica e moderna, i cui prodotti abbiano un piu’ alto valore aggiunto. Nel 2020 l’ignoranza non paga piu’.

Insomma, per ogni settore parli di scuole  e di formazione . . . vuoi rimandare tutti a  scuola?

La scuola e la conoscenza, per la mia esperienza di vita, sono stati gli strumenti che hanno  consentito la mia crescita, e se oggi sono qui a discutere di politica, e’ proprio per quello. Non voglio fare il professore, anche se per molte materie ingegneristiche potrei ancora farlo, ma io in Italia ho capito che voglio vivere in un mondo dove ignoranza, arroganza e violenza non possano piu’ essere l’unico modo per vivere e mantenere la propria famiglia, e per questo servono conoscenza, mestiere, e rispetto degli altri e delle regole, sia quelle tecniche che quelle della societa’ complessa che dobbiamo affrontare oggi.

In Albania questo dovrebbe farlo il governo, e il governo non lo riesce a fare, ma io, dopo tanti anni in Italia, ho deciso che voglio vivere a Kavaja, allora questo lo potra’ e lo dovra’ fare il Municipio, con me alla guida.

Per questo il Municipio di Kavaja deve diventare la casa di tutti, il posto dove la gente trova le risposte ai suoi bisogni, anche se con delle regole da rispettare, e non piu’ il posto dove un potente arrogante ti concede il permesso di abusare e approfittare della cosa pubblica.

Buona fortuna, amico mio, l’uomo che si batte per i propri valori e’ il piu’ ricco di tutti!

 

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