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La mappa religiosa degli albanesi dell’Albania

Di Artur Nura

Vaso Pasha, uno dei grandi poeti del Risorgimento Albanese, ha scritto che “la religione degli albanesi è l’albanesità”, e questa filosofia è sempre stato il leitmotiv del nazionalismo albanese per contrapporsi ai tentativi di assimilazione delle altre nazioni balcaniche che utilizzavano la religione per motivi politici di espansione.

Dopo la caduta dell’Impero ottomano, dal punto di vista religioso e politico, gli unici stati indipendenti balcanici dell’epoca che hanno potuto consolidarsi erano quelli che hanno fatto affidamento alla religione o meglio dire alla Chiesa.

Va ricordato che secondo la tradizione ottomana, la Chiesa aveva attributi amministrativi, incluso la raccolta delle tasse. I greci, i bulgari, e i serbi riconoscono che i loro stati nazionali si fondarono e si consolidarono grazie alle rispettive Chiese.

Tant’è vero che gli albanesi, di maggioranza mussulmana, ma con minoranze consistenti di cattolici ed ortodossi, non avevano la possibilità di fondare il loro stato nazionale, appena proclamato indipendente nel 1912, su una religione comune.

“Lo stato Albanese, o meglio dire, le personalità straordinarie che l’hanno fondato hanno scelto il modello europeo occidentale di stato per far sì che la convivenza tra gli albanesi di diverse appartenenze religiose fosse possibile dentro lo stesso stato. In altre parole, quel modello emancipato e liberale in cui Chiesa, Moschea e religione erano separate dallo stato” – afferma Aurel Plasari, storico albanese d’origine aromena.

La religione non ha assistito gli albanesi nel processo storico della costituzione del loro stato, ma optando per il modello dello stato laico, con tutte le conseguenze negative che tale scelta comportava, loro hanno potuto scegliere in modo intelligente la soluzione migliore, costruendo la base politica della convivenza straordinaria di religioni diverse nella stessa nazione.

Per analizzare il ruolo della religione e per definire meglio le religioni nei confronti dello stato laico albanese, in vista della prospettiva di integrazione europea, bisogna essere razionali.

Nel fare la fotografia religiosa dell’Albania laica, che ha anticipato l’esperienza dello stato laico nella regione balcanica sin dalla sua costituzione nel 1912, bisogna considerare che la società albanese, da sempre plurireligiosa, nel corso della sua storia è riuscita a superare le relative difficoltà della convivenza tra religioni diverse.

Infatti, secondo censimenti non recenti, la società albanese è composta per il 10 % da cattolici che generalmente sono abitanti dell’Albania settentrionale, per il 20 % da ortodossi che generalmente sono abitanti dell’Albania meridionale e per il 70% da musulmani.

La componente musulmana è composta da sunniti e bektashi, i quali nel corso della storia hanno cercato di configurare un’autocefalia della religione islamica.

Va detto che i dati sopramenzionati sulla composizione religiosa degli albanesi risalgono al censimento fatto dal regime monarchico, cioè al 1938, e la mappa religiosa degli albanesi potrebbe essere modificata rispetto a quel periodo se si considerano i circa 40 anni di ateismo imposti dal regime comunista, l’inclinazione tradizionale degli albanesi verso l’Occidente, e specialmente verso l’Italia, e il periodo di pluralismo culturale e religioso dall’inizio degli anni Novanta.

Nel 2003, attraverso un’indagine giornalistica che ho realizzato per conto di un programma televisivo di “GjeliVizion”, una televisione privata di Tirana, avevo domandato ai giovani praticanti sul modo in cui avevano scelto la loro religione d’appartenenza.

Molti giovani hanno risposto che praticavano la religione, non sulla base di una appartenenza tradizionale famigliare, ma per scelta culturale. Detto in altre parole, risultava che molto di loro erano diventati cattolici perché avevano incontrato un cittadino italiano che predicava il cattolicesimo, altri erano diventati ortodossi perché avevano incontrato un cittadino greco che predicava l’ortodossia, ed altri ancora praticavano l’islam perché erano entrati in contatto con cittadini arabi o turchi.

Un altro aspetto importante per comprendere razionalmente la configurazione religiosa degli albanesi è il fatto che molti altri giovani che seguono altri riti religiosi, hanno seguito le prediche anche per imparare le lingue straniere.

In Albania, imparare le lingue straniere è un hobby della gioventù, ma la percentuale dei giovani albanesi che potrebbero conoscere le lingue orientali è minima. Invece l’italiano, l’inglese, il francese e il tedesco, sono lingue parlate dalla stragrande maggioranza dei giovani, e una parte consistente parla anche il greco.

Infine, per costruire l’attuale mappa religiosa degli albanesi, non si potrebbe far più riferimento al censimento del 1938. Piuttosto ci sarebbe bisogno di un nuovo censimento ufficiale in cui gli albanesi dichiarano anche la propria religione d’appartenenza.

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