Home Approccio Italo Albanese Diario di viaggio – Dopo Pristina, Skopje. Nel Paese del Sol Nascente,...

Diario di viaggio – Dopo Pristina, Skopje. Nel Paese del Sol Nascente, dove il caffé parla torinese…

Mireserdhe ne Shkup! Benvenuti a Skopje, la capitale del Paese del Sole Nascente. Con la legge, fortemente voluta dal Presidente del Parlamento della Macedonia Talat Xhaferi, politico di fiere origini albanesi, è stata realizzata la pari dignità linguistica in maniera ufficiale, in ossequio alla seconda etnia più importante dello Stato confinante a ovest con il Paese delle Aquile e a Nord con il Kosovo.

Di Alessandro Zorgniotti

Arriviamo a Skopje a bordo di un comodo autobus partito da Pristina e dopo un doppio controllo dei passaporti prima alla dogana del Kosovo e poi a quella di ingresso nella Macedonia (o nuova Macedonia secondo le intese raggiunte con la Grecia con la quale è in atto uno storico contenzioso). A differenza infatti di quanto avviene tra Albania e Kosovo, dove i controlli sono stati unificati passando attraverso una sola dogana (quella del Paese in entrata), con la Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia questa semplificazione non è stata ancora raggiunta, e ciò può comportare – in funzione del carattere turistico oppure no della stagione – dei rallentamenti rispetto alla tabella di marcia.

Giungiamo a Skopje con fermata finale del bus alla stazione dei pullman che funziona anche da stazione ferroviaria: a differenza di quanto avvenuto a Tirana dopo la caduta del comunismo, qui la strada ferrata o rotaia è stata salvaguardata e fra le linee su treno c’è anche quella che collega Skopje a Pristina.

Qui facciamo una piacevole scoperta: i taxi dotati di tassametro, per portarci a ridosso della grande area pedonale che gravita attorno alla piazza con al centro Alessandro il Grande a cavallo, applicano una tariffa massima di 120 denari, circa 2 euro secondo il tasso di cambio vigente.

UNA TERRAZZA ITALIANA NELLA PIAZZA CENTRALE

Dal momento che non perdiamo di vista la missione degli approcci italo – albanesi, in questo caso in senso molto più ampio dei singoli confini, ci occupiamo subito di verificare la presenza economica, commerciale e istituzionale dell’Italia in quello che è il cuore pulsante della Capitale del Sol Nascente. Il primo impatto non è per nulla deludente: nella piazza dove domina il monumento ad Alessandro il Grande, ci imbattiamo subito nel ristorante dal nome “La terrazza”, per via dell’elegante spazio esterno dove si può pranzare e cenare con vista sulla statua dell’antico Condottiero. Il menù è nelle tre lingue macedone, inglese e italiano.

Il conto di due insalate di mozzarella e rucola, due carpacci di funghi Champignons, due birre, due bottigliette di vetro di Coca Cola, due caffé e un pane focaccia è in tutto di 1460 denari, in pratica 24 euro, compresa Iva applicata al 18 per cento: la stessa aliquota vigente nel Kosovo, due punti più bassa dell’Iva in vigore in Albania.

Per rendere una idea del prezzo che abbiamo pagato, deve essere considerato il fatto che la location del ristorante, e la sua qualità, sono paragonabili a quelle di un ristorante affacciato sul grande Obelisco di piazza del Popolo a Roma!

Le vie che partono dalla piazza centrale sono tutte pedonali, e si nota subito che all’inizio di ognuna di essere c’è una targa dorata con la raffugurazione della Santa Madre Teresa di Calcutta che a Skopje nacque nel 1910 da famiglia di origini albanesi. Segno dunque che la Macedonia ha creato un vero e proprio itinerario di valorizzazione della grande Santa Sociale dei Balcani, la cui casa Museo sorge a poche decine di metri dalla piazza.

SI COSTRUISCE MOLTO IN CENTRO, MA ALL’ANTICA!

Altro particolare che balza subito all’attenzione del visitatore è l’intensa attività dei cantieri edilizi nella piazza centrale e nelle strade circostanti, per la realizzazione di edifici con grandi porticati sul modello romano e con facciate in stile liberty, con una volontà antichizzante finalizzata a rafforzare lo spirito identitario del Paese tramite costruzioni tendenti a emulare i grandi stili architettonici nobili del passato. Una forzatura? Forse sì in parte, ma non nuoce affatto, anzi è meritoria e attira il turismo internazionale.

Appena fuori dalla zona pedonale, ecco spuntare la bandiera Italiana che sventola dalla sede dell’Ambasciata, ospitata in un palazzo di colore grigio ma dignitoso, che chi scrive ha avuto il piacere di visitare – nella delegazione della Camera di commercio italiana in Macedonia – in occasione di un summit economico informale con l’allora Ambasciatore Massimino Bellelli nell’estate del 2016. Nella delegazione, guidata dal nostro Presidente Enrico Petrella, rientrava anche il compianto Vice Presidente Renato Prestinenzi, tragicamente scomparso due mesi più tardi in un incidente automobilistico in Italia e che qui intendo ricordare con affetto e commozione.

Quindi l’Italia, per quanto piccola come comunità e come presenza economica diretta, si trova in posizione decisamente centrale, il che in teoria facilita i nostri Connazionali eventualmente bisognosi di aiuto e informazioni.

IL COFFEE BREAK PARLA TORINESE, MA NEI SUPERMERCATI SI SALVA SOLO KINDER FERRERO

Una nota positiva del nostro tour nel centro nobile di Skopje è che nella gran parte dei bar e dei ristoranti il momento del coffee break parla italiano e per la precisione piemontese con la piacevola netta prevalenza del torinese Lavazza, tratto questo in comune con i locali pubblici del centro di Pristina.

Usciamo quindi dal “recinto” del centro “antico” per addentrarci nella realtà dei centri commerciali, supermercati e outlet che – tratto in comune con Tirana – convivono oramai fianco a fianco con i piccoli negozi: i marchi principali sono Ramstore e Vero, e anche qui troviamo un segnale forte di presenza turca alla quale appartiene il primo di questi.

All’interno, le insegne si rassomigliano tutte con quelle presenti in centri analoghi nelle altre capitali balcaniche e, andando nei supermercati a fare la spesa, i patiti di made in Italy rimangono purtroppo delusi, fra succhi di frutta svizzeri, marmellate turche tipo Gliko, biscotti Plasmon serbi. L’Italia si salva con pochi articoli, di qualità, in primis gli snack Kinder Ferrero.

L’esposizione sugli scaffali, soprattutto per il settore food and beverage, indica la grande occasione persa dalle imprese del made in Italy goloso, ma questo è purtroppo inevitabile quando si gioca di rimessa e non si è presenti attraverso un autonomo marchio distributivo forte come Conad, Eataly o simili.

TURISMO: IVA AL 5 PER TUTTI!

Andiamo quindi in hotel, che sorge in una gradevole via un poco distante dal centro, tutta fiancheggiata dal verde e da piccole case e villini: a un chilometro e mezzo dalla piazza centrale, c’è il gradevole albergo Pini, a conduzione familiare, due stelle su booking, proprio davanti a due ambasciate fra loro vicine: Austria e Iran, mentre qualche centinaio di metri più avanti sorge l’ambasciata di Germania, anche qui a Skopje contrassegnata da code di cittadini macedoni il cui sogno di entrare in UE consiste in pratica nella possibilità di accedere al mercato del lavoro tedesco.

Torniamo però all’hotel: molto accogliente, decoroso e pulito, con un wifi efficiente e un conto alla clientela che offre delle sorprese (piacevoli): una camera con letto matrimoniale e bagno interno, 24 euro a notte, compresa l’Iva al 5 per cento che in Macedonia si applica non solo alle strutture di lusso – in Albania dopo un lungo dibattito politico si è arrivati a ridurla al 6 per cento ma solo dai 4 stelle in su, mentre fino a tre resta al 20, decisamente troppo alta! – ma a tutte categorie ricettive. Del resto, in Paesi emergenti come i Balcani, non potrebbe essere diversamente, dal momento che manca ancora una vera e propria autorità di valutazione indipendente in grado di assegnare le stelle come le intendiamo noi.

LA CARD ANCHE PER PAGARE UNA COLAZIONE

Una volta registrati e accomodati, riprendiamo il tour: un particolare che notiamo – e che segna una differenza ancora forte con Tirana e fortissima con Pristina – è la grandissima diffusione dei POS, ossia gli strumenti per poter procedere ai pagamenti elettronici. Nella maggioranza di piccoli negozi, ristoranti e bar del centro, e non solo, i clienti possono richiederlo anche per il pagamento di piccoli importi, come i 360 denari di una colazione per due, in pratica 6 euro per due cappucini Lavazza, due aranciate e due tortine di mele vicino alla piazza centrale! Chiaramente, bisogna fare attenzione a verificare che la propria Banca abbia delle intese per evitare il pagamento di commissioni (per esempio, pagando con il bancomat di Intesa Sanpaolo Bank Albania, il diritto fisso addebitato, dal pagare un cappuccino al pagare l’hotel, all’estero è di 3,50 euro a transazione). Disponendo di una carta di credito prepagata, il sistema macedone è invece comodissimo e sicuro.

IL VECCHIO BAZAR CON SKENDERBEU E LA FORTEZZA IN ALTO

Skopje però non è solo modernità o ricostruzione dell’antico: è anche antico originale. Per chi rifugge gli eccessi hi tech o digitali, e vuole immergersi in un angolino di civiltà turca che ricorda anche alcuni scorci di città del sud albanese con Berat o kosovaro come Prizren, dalla piazza centrale salutiamo Alessandro il Grande, attraversiamo un ponte in pietra, di quelli incrollabili, e dopo una seconda piazza, vicina al Museo Archeologico, eccoci entrare nel quartiere del Vecchio Bazar! Qui, accanto alle bandiere del Sol Nascente, si fanno più frequenti quelle con l’amata Aquila nera a due teste, e per le vie ottomane, intervallate da moschee originali, restaurate e visitabili, si sente qualche “pershendetje” o “mirufpashim”, i tipici saluti albanesi.

Nel Vecchio Bazar è un trionfo di locali tradizionali che servono il Caj o the caldo, carni fumanti, byrek e verdure grigliate. Venendo a Skopje, è un passaggio obbligato per famiglie e giovani che nelle ore serali vedono molti di quei locali offrire il divertimento tipico della movida con musica moderna e fiumi di birra e cola fino a tarda ora.

A dominare il quartiere, il castello fortezza, simile a quelli albanesi e di Prizreni, aperto gratuitamente al pubblico, mentre nel punto finale o iniziale del Bazar troviamo e salutiamo il restaurato monumento a Skenderbeu con murales che rievocano la storia patriottica della terra delle Aquile.

METTI UNA SERA MADE IN TOSCANA: DA VENT’ANNI UNA ISTITUZIONE CHIAMATA GINO

E scende la sera: in questi giorni è normalissimo riparare a ogni ora nei locali pubblici per cercare un po’ di fresco anche artificiale, e la nostra ricerca di italianità ci trova ancora una volta fortunati. Sempre vicino alla piazza del Condottiero, c’è una galleria commerciale su tre piani, una delle primissime aperte vent’anni fa nella Macedonia liberata, e al primo piano di essa siamo accolti da una bella insegna: Ristorante Italiano, da Gino. Entriamo, naturalmente: gli orari dicono che è aperto ogni giorno dalle 9 alle 24, segno della vocazione turistica del locale, e in questo periodo è difficilissimo trovare posto nel pur ampio dehor. La fortuna però è dalla nostra parte: il menù, naturalmente anche in Italiano, propone carpacci di funghi, mozzarelle, prosciutti toscani, ogni tipo di pasta, una ricca cantina internazionale e, dulcis in fundo, una gelateria cento per cento artigianale.

UNA STORIA ITALIANA NEI BALCANI TRA TOMAIE PER SCARPE E TOVAGLIE PER GOLOSI

“Da Gino” è Gino Guazzini, che assieme alla moglie ha condiviso prima l’esperienza di una industria calzaturiera da 18 miliardi di vecchie lire italiane in Toscana e poi, dal 1999 a oggi, l’arrivo e la permanenza in Macedonia per rilanciare questa attività dopo la parentesi pesante della crisi russa. Anni non facili ma pionieristici: “Avevamo già instaurato dei rapporti commerciali con la ex Jugoslavia, e ci siamo mossi di conseguenza per portare qui, in Macedonia, una storia di alta manifattura italiana che ci ha consentito di non perdere un patrimonio industriale e di rilanciarlo alla grande su scala internazionale”. Se durante il giorno Gino è nella fabbrica di tomaie nella zona industriale, alla sera, dalle 21 in poi, è nel proprio ristorante con la moglie per riepiloghi giornalieri e meeting di lavoro. “Iniziare questa esperienza dopo i 50 anni di età è stato avvincente, e siamo contenti delle scelte compiute, che proprio qualche giorno fa sono state ulteriormente premiate dall’ottenimento per me della seconda cittadinanza macedone”, spiega il signor Guazzini. “Parto produttore di tomaie, il ristorante è stato un progetto successivo, perché vent’anni fa in Macedonia non esisteva una vera e propria cultura della ristorazione come la intendiamo noi nello stile italiano. La cucina è sempre stata la passione mia e di mia moglie Tina, e siamo molto felici di avere dato un contributo, per alcuni aspetti decisivo, allo sviluppo di una ristorazione e di un modo di fare ristorante all’altezza di una capitale come Skopje”.
Tra diretto e indotto, tomaie e ristorante creano lavoro per oltre mille persone.

“Nelle mie imprese, etnie diverse, slavi, albanesi e anche alcuni rom, convivono in maniera molto armonica e non ci sono mai stati contrasti neppure nei periodi di maggiore tensione per il Paese”, ci dice Gino con comprensibile orgoglio. La Macedonia e Skopje “sono luoghi sicuri, dove turisti e imprenditori possono muoversi e operare con la dovuta serenità”.

APPELLO AGLI IMPRENDITORI ITALIANI: “QUI È IL MOMENTO GIUSTO PER PRODURRE CON QUALITÀ A BASSI COSTI!”

La Macedonia, che assieme all’Albania ha ottenuto a giugno il primo semaforo verde per arrivare a metà 2019 preparata all’appuntamento con i negoziati di adesione Ue, è parte di un mercato, quello dei Balcani del Sud, “che gli imprenditori italiani, i miei colleghi, devono cominciare a prendere in seria e concreta considerazione sia per esportare, sia e soprattutto per fare produzione”, è l’esortazione di Gino. Quindi vanno superati paure e preconcetti: a differenza di vent’anni fa, “qui si può contare su un quadro politico oramai stabile e su un livello di tassazione che in Macedonia, se l’imprenditore reinveste in azienda, applica agli utili, ai profitti, una tassazione diretta del 10 per cento, in aggiunta a un costo del lavoro da 300 o 400 euro mensili e alla grande disponibilità di materia prima da trasformare sul posto, pensiamo al settore dei piccoli frutti dove le aziende italiane della trasformazione agroalimentare avrebbero margini di azione enormi”. Così come nel settore delle infrastrutture energetiche e stradali, dove le industrie italiane (e piemontesi) possono offrire tecnologie e competenze.

Gli scenari internazionali, tra guerre commerciali e sanzioni, offrono alle imprese dell’Italia un’area geoeconomica che si raggiunge in 90 minuti di aereo per raggiungere Tirana, Pristina o Skopje, e anzi questo rende possibile un ruolo anche per le piccole e medie aziende, oggettivamente in difficoltà a raggiungere e a muoversi su mercati più grandi e più lontani.

Per un regione come il Piemonte e per una provincia come Cuneo, raggiungere in aereo i Balcani del sud comporta lo stesso tempo impiegato per raggiungere in auto la confinante Costa Azzurra.

“Anche la conoscenza linguistica locale non è un ostacolo se le idee sono chiare – aggiunge il signor Guazzini – e in più negli ultimi anni la Macedonia offre le zone economiche franche fiscali con ogni tipo di facilitazione su tasse e costi, anche se io ho sempre cercato di autofinanziarmi perché gli aiuti economici a fondo perduto non devono essere a mio avviso il motivo per scegliere di venire qui: i veri motivi sono I BASSI COSTI FISCALI E DEL LAVORO e la possibilità di ARRIVARE A NUOVI MERCATI UNA VOLTA ARRIVATI QUI CON LA PRODUZIONE”.

Domanda d’obbligo, il rapporto con l’Ambasciata italiana: “Siamo una piccola comunità Italiana in Macedonia – conclude Gino – I nostri Connazionali saranno un centinaio in tutto, e i rapporti con gli uffici diplomatici e con l’attuale ambasciatore sono molto positivi”.

Lasciamo Skopje con un arrivederci a tutte le squisite persone che abbiamo incontrato. Sullo sfondo del nostro viaggio di rientro in pullman, verso il Kosovo e Pristina, dal verdeggiante paesaggio spuntano giganteschi piloni di acciaio, pietra e cemento che annunciano le solide e sicure autostrade del futuro oramai prossimo e vicino: sapranno le nostre imprese italiane e piemontesi utilizzarle e concorrere magari a completarle laddove ancora possibile?

Share: