Home Approccio Italo Albanese Migranti, il messaggio delle tessitrici di Guri Zi

Migranti, il messaggio delle tessitrici di Guri Zi

Solidarietà e rispetto alla base anche dell’aiutarli a casa loro. La storia di un’impresa sociale di eccellenza. In 10 anni di spola tra Milano e l’Albania.

In uno dei paesi più poveri dell’Albania da un po’ di anni la case di montagna dei pastori hanno smesso di svuotarsi. L’emigrazione si è arrestata e una lavorazione tradizionale e pregiata ha ritrovato linfa vitale, al punto da finire sugli scaffali di boutique italiane. Di più: in una zona dove, raccontano i giovani, «la gente continua ad avere una mentalità maschile e patriarcale», le donnenon stanno più richiuse in casa e progettano di «comprare altri telai, allargare il laboratorio». Fanno studiare i figli all’università e a volte mantengono anche i mariti: famiglie che altrimenti sarebbero rimaste nell’ignoranza e negli stenti o sarebbero partite per l’estero. La destra populista non fa altro che invitare ad «aiutare gli stranieri a casa loro» – aggredendo poi chi rischia per farlo –, come se già non ci fosse in Italia chi lo fa da anni con dedizione (perché progetti del genere richiedono investimenti e pazienza) e senza clamori, avendo a cuore anche gli immigrati in casa propria.

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DA VOLONTARIE A IMPRENDITRICI ETICHE

Non è un aut aut, rimpatri contro accoglienza. La base è il valore e il rispetto delle persone. L’impresa sociale che a Guri I Zi, paese di 12 mila anime del Nord dell’Albania, dà lavoro a una 50ina di donne orgogliose di non aver fatto scomparire le antiche tecniche di tessitura dei telai a legno, è nata dall’incontro, nel 2005, tra una comunità albanese delle valli che confinano con il Montenegro e delle volontarie italiane. Punto di contatto fu allora proprio la parrocchia, a Guri I Zi, di un prete italiano in missione con quella Chiesa, ha ricordato Marco Tarquinio sulle pagine di Avvenire, che non applica la «legge della strada» che «non sopporta i deboli e, darwinianamente, li elimina». Da quei mesi di volontariato in Albania sarebbero nate diverse collaborazioni, la onlus Idee migranti e infine un laboratorio che, dal 2009 è diventato una vera e propria attività con 16 telai e un team di donne, tra responsabili, operaie e apprendiste, con contratti in regola e con la missione, riuscita, di far sopravvivere un artigianato locale originale.

IMPRESA SOCIALE E FEMMINILE

I filati che da più di un secolo venivano tessuti e cuciti per le vesti tradizionali si ritrovano intrecciati nelle tovaglie, nei copridivani e negli accessori per la casa e per i bambini di store italiani con firme della moda. E c’è anche la boutique Guri I Zi, a Milano, nata dal sodalizio di Elena Galateri, esperta di cooperazione allo sviluppo e presidente di Idee Migranti onlus, e Niccoletta Rossi, attiva nel volontariato, fund raiser, poi manager e amministratrice unica di Guri I Zi. In questi dieci anni Elena e Nicoletta hanno fatto la spola tra l’Italia e l’Albania e il progetto si è consolidato, anche nel segno dell’autosostenibilità. «La nostra vita è cambiata, prima non avevamo entrate. Viviamo di questo progetto, ci dà da mangiare» raccontano Vida, Luce e altre ricamatrici e tessitrici. Tra di loro sono «sorelle», per Susana che le coordina «figlie». C’è chi ha il marito in Italia, chi è vedova o con la famiglia a carico. Ma il lavoro di Elena e Nicoletta è formare e accompagnare, non solo mantenere. Nel 2016 l’azienda è stata registrata in Albania e le donne di Guri I Zi sono diventate imprenditrici./lettera 43

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