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Lettera alla Redazione

Salve amici e lettori di Perqasje.com!Vorrei condividere con voi questi pensieri e sentimenti  immergendomi tra storia e attualità che a mio modesto parere non sempre viene a galla con tutto il suo splendore tramandato nei secoli. Un approccio italo – albanese che solo voi di Perqasje.com sapete fare al meglio, e per questo approfitto per congratularmi prima di tutto.

Le storie di riferimento sono due persone arberesh a me care che già dal primo impatto che ho avuto con loro mi hanno fatto sentire il loro orgoglio ad appartenere alle origini albanesi e cosi facendomi sentire a mio agio. Loro sono Vincenzo Granolla  originario di Ginestra provincia di Potenza e Domenico Imbrogno di Frascineto, provincia di Cosenza.

E questo per me è stata non solo una porta in più aperta verso l’Italia dove vivo da quasi vent’anni ma sopratutto che anch’io devo essere fiero di appartenere a questo nobile popolo. Vincenzo fa il capo officina e  lo conosciuto al lavoro dieci anni fa e le prime parole sono quelle in albanese per noi un po’ antico, ma lo capito lo stesso.

Con Domenico, Mimmo per gli amici ci siamo conosciuti in una festa delle culture a Lecco organizzato dal gruppo di ballo “Shqiponjat”, dové ci ha emozionato con la sua chitarra e i bellissimi canti arberesh che  forse noi adesso “nei tempi moderni”  abbiamo gli abbiamo messo nel  dimenticatoio .

E pensare che nel tempo del comunismo sentivamo poco parlare di loro, questo popolo albanese che cinquecento anni fa a seguito della guerra con i turchi e sopratutto dopo la morte di Giorgio Chastriota Scanderbeg (nostro eroe nazionale) si trasferì nelle regioni di Molise, Calabria, Sicilia, Basilicata, Campania e Abruzzo  fuggendo agli ottomani. Qua e là nelle letteratura si accennava qualche scrittore come  Jeronim De Rada, per il resto rimaneva una storia da dimenticare.

Dopo la caduta del regime non si è aperto solo un mondo a noi sconosciuto, ma finalmente si scoprono le numerose comunità albanesi nel mondo e soprattutto nella vicina Italia. Nei primi anni quando arrivai in Italia e precisamente Messina, Sicilia cercavo sempre di mettere in confronto tra italiani  e albanesi chi erano i più bravi, migliori. I film di mafia avevano sfondato dopo gli anni ’90 anche in Albania con La Piovra, però dall’altra parte la cronaca specialmente al nord Italia era piena dei furti e  arresti  dei giovani albanesi.

Nello stesso tempo quando partivo nel ’98 per Messina avevo abbastanza  paura pensando che tutti gli siciliani fossero mafiosi.   Ma con passare degli anni mi rendevo  conto che continuavo a guardare  solo una parte della stessa medaglia, perché c’è tanto di buono e che spesso non viene fuori e non è nelle prime pagine delle cronache nazionali. 

Anzi mi vergognavo pure ad  ammettere la mia provenienza, spesso alla domanda di dove sei…? Partiva già il pregiudizio: “tanto sono tutti uguali”. Tornando ai giorni nostri e gli arberesh che vorrei approfondire con voi mi sento di dire che loro rappresentano il vero ponte tra le due sponde dell’Adriatico.

Nessuno di noi decide dove nascere ovviamente, ma possiamo decidere dove e come vivere grazie a tante persone buone pronte a dedicarsi agli altri in modo gratuito. Il mio capo officina Vincenzo mi parla spesso appassionatamente della sua Ginestra, degli albanesi che lo hanno ripopolato anni fa, delle tradizioni storiche, culturali, religiose e  gastronomiche  tramandate nei secoli fino ai giorni nostri. 

Mimmo mi racconta dell’accoglienza che hanno avuto allora i profughi albanesi provenienti da Cameria (confinante Grecia) dal Vescovado di rito bizantino che cura tutta la parte sud per quanto riguarda i paesi arberesh. L’altro Vescovado si trova a Palermo nella Piana degli Albanesi e  cura tutta quella zona. Oggi conosciamo diverse comunità e associazioni di arberesh che collaborano  perfettamente tra loro e sono  ben organizzati con gruppi folkloristici, prodotti tipici gastronomici.

Una di quelle è “Il gruppo Vellezerit Arberesh” nato nel 2015 con uno scopo di un continuo studio di ricerca dei vecchi canti e tradizioni culturali. Tra ricorrenze paesane, viaggi nei Balcani passando per Zurigo, Ginevra Zagabria e tanti altri punti di riferimento che vengono invitati. Importante che ai giorni nostri ci sia formata una federazione Arberesh dove fanno parte quaranta associazioni con presidente Damiano Guagliardi. Il nostro obbiettivo dall’inizio – ci dicono  è stato quello di fare conoscere in tutto il mondo le nostre tradizioni e fare capire a tutti i nostri fratelli albanesi l’importanza della nostra lingua, costumi e tradizioni.

Solo cosi possiamo vivere ancora la nostra patria. Se sappiamo chi eravamo, affronteremo anche il futuro con orgoglio e fierezza, e noi dobbiamo essere tutti uniti e collaborare di più tra di noi.

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