Home Approccio Italo Albanese Perché la Serbia sta provocando il Kosovo?

Perché la Serbia sta provocando il Kosovo?

Da Blendi Fevziu

Se il treno decorato con i simboli religiosi e con gli slogan nazionalisti serbi non fosse partito ieri, l’arresto di Haradinaj avvenuto in Francia potrebbe essere considerato una coincidenza. Entrambi invece prendono un’altra colorazione, quella di una tentazione serba di cambiare i rapporti e il sostegno in quella zona.

Il treno partito da Belgrado era né più né meno una provocazione, e su questo siamo tutti d’accordo. Una provocazione simbolica. Era un regalo della Russia, decorato dall’inizio alla fine con slogan nazionalisti ed è partito per testare non solo la reazione del Kosovo ma piuttosto quella della comunità internazionale.

La storia del XX secolo è piena di precedenti simili. Il Vietnam del Nord ha dato ordine alle proprie truppe di attraversare la linea di confine e attaccare il Sud (in violazione dell’accordo di Parigi fatto con gli Stati Uniti) proprio nel momento in cui Nixon stava lasciando la Casa Bianca e stava subentrando Gerald Ford. Pensavano che Ford si sarebbe comportato diversamente da Nixon ed avevano ragione. Il Vietnam del Sud pochi mesi dopo non esisteva più, anche se era stato garantito da accordi internazionali.

Nel gennaio del 1980, mentre Ronald Reagan prestava giuramento come Presidente, l’Iran ha rilasciato in fretta gli ostaggi americani, ex diplomatici dell’ambasciata, che aveva tenuto 444 giorni prigionieri sul suo territorio. Reagan stava entrando alla Casa Bianca quando un giornalista lo ha informato che gli ostaggi erano stati liberati. In questo caso, il risultato della provocazione che aveva dato buon esito con Carter, con Reagan cambio’ completamente.

Il Presidente Putin sapeva che l’amministrazione Obama era indecisa se proteggere o meno la posizione americana in Siria e in Ucraina e dopo alcune provocazioni ha preso tutta la Crimea. Oggi è parte della Russia violando tutti i diritti internazionali.

La Serbia (non so se con o senza la spinta della Russia) ha agito nella stessa maniera. Il contesto internazionale è favorevole alla provocazione. La vittoria di Trump ha creato un punto interrogativo su come agiranno gli Stati Uniti con la Russia e con questa parte dei Balcani; l’UE è inoltre totalmente paralizzata dalla mancanza di conoscenza delle ulteriori reazioni degli Stati Uniti. La Serbia ha dimostrato con il caso Haradinaj che l’Europa è meno determinata a mantenere in piedi le cose che ha costruito. La dimostrazione l’abbiamo avuta con il caso del treno e possiamo dire che è riuscita. L’UE non è stata assolutamente in grado di rispondere e le dichiarazioni della Portavoce per gli Affari Esterni del Commissario sono state sorprendenti. Fortunatamente ha reagito il Kosovo. Se il Kosovo non reagiva, non c’era da meravigliarsi che dopo il muro e il treno, la Serbia passasse al terzo passo. Comunque bisogna essere consapevoli che questo potrà accadere lo stesso nei giorni successivi. La Serbia provocherà ancora una volta mettendo l’Unione Europea, gli Stati Uniti e tutti gli attori internazionali davanti al fatto compiuto. I negoziati quindi partono da questo dato di fatto e la Serbia crede che così otterrà il vantaggio che aveva perso da quasi 2 decenni in questo settore.

Questo periodo di transizione, con il passaggio da Obama a Trump e in cui l’UE non sa come si comporteranno gli Stati Uniti per il futuro, è senza dubbio il momento migliore per provocare, o per ottenere con la forza ciò che in altre circostanze non poteva prendere. Il Kosovo ha reagito giustamente e questa era la sua unica risposta. Il Kosovo ha fatto bene e questa è stata la prima vera prova del suo Stato.

Pubblicato la prima volta su Opinion.al e tradoto da Exit.al

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