Home Approccio Italo Albanese Albania: beatificazione a Scutari di 38 martiri vittime del comunismo

Albania: beatificazione a Scutari di 38 martiri vittime del comunismo

Da Radio Vaticana

Domani a Scutari, in Albania, il Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi il card. Angelo Amato, presiederà la beatificazione di 38 martiri, torturati ed uccisi dalla dittatura comunista negli anni ‘40. Un regime ateo che ha colpito cattolici, ortodossi e musulmani. Si tratta di un gruppo composto da due vescovi, 21 sacerdoti diocesani, 7 francescani, 3 gesuiti, un seminarista e 4 laici. L’arcivescovo di Scutari mons. Angelo Massafra ricorda la loro testimonianza al microfono di don Davide Djudjaj

R. – I martiri hanno vissuto la loro vita intanto soffrendo ingiustamente, perché tutti sono stati messi in carcere e accusati ingiustamente di essere nemici del popolo, di essere sabotatori, di essere sobillatori, di essere spioni del Vaticano, eccetera; venivano ingiustamente messi in carcere anche per una parola … c’era questo clima di terrore che ha veramente disumanizzato parte del popolo albanese. E molti sono stati uccisi, non soltanto della Chiesa cattolica, ma anche gli altri; anche se il dittatore si era scatenato soprattutto contro la Chiesa cattolica, uccidendo la maggior parte dei preti di allora, mettendoli in carcere … alcuni sono morti anche durante le torture …

D. – Cosa significa per la realtà albanese questa testimonianza così luminosa e straordinaria che hanno offerto i martiri in quel periodo di buio e di persecuzione?

R. – La speranza che Dio è Dio ed è sempre vicino a chiunque soffra. Abbiamo tante testimonianze del fatto che tutti questi martiri, nel periodo in cui sono stati in carcere, sono stati di aiuto, di sostegno morale, economico … alcuni portavano la loro razione di cibo, per poca che fosse, agli altri, ai bisognosi che soffrivano la fame, pur di dare speranza, di consolarli. Questo dimostra come Dio, anche nelle carceri, abbia operato attraverso i sacerdoti. E quando sono andati per essere fucilati, nessuno ha avuto sentimenti di odio o di disperazione; tutti con il volto sereno, decisi – certamente nella sofferenza – di offrirsi a Dio e di essere fedeli a Dio, alla Chiesa, al Papa.

D. – Così l’Anno della Misericordia per la Chiesa albanese si chiude nel miglior modo possibile?

R. – Si chiude in bellezza, potremmo dire, perché realmente sono due anni molto belli che abbiamo vissuto: con la venuta del Papa, due anni fa, poi nel 2015 abbiamo celebrato il 25.mo della prima Messa fatta al cimitero, quindi la libertà: è stato il primo segno di libertà e l’abbiamo fatto noi cristiani a Scutari, celebrando la Messa al cimitero. Poi, dopo, si sono aperte le moschee … E poi abbiamo avuto Madre Teresa, e così già abbiamo questo dono … Poi, grazie a Papa Francesco, abbiamo avuto anche il dono di un cardinale, un dono insperato … Ecco, sono tutte queste cose che rendono gioia. Dall’altra parte, dimostrano anche che ai doni bisogna rispondere con l’impegno; quindi l’impegno nostro, della Chiesa, dei fedeli a corrispondere ai doni che il Signore ci dà.

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