Home Approccio Italo Albanese Collaku del PD: Gli USA di un’importanza vitale nei Balcani al confronto...

Collaku del PD: Gli USA di un’importanza vitale nei Balcani al confronto l’egemonia russa; l’iniziativa italiana nel rappacificare albanesi e serbi non deve escludere il Kosovo!

Trascrizione e correzione a cura di Erion Gjatolli.

Artur Nura: Un caro saluto agli ascoltatori di Radio Radicale a cui propongo per la rubrica Albania Italianofona un’ intervista a Kreshnik Collaku, Responsabile del Dipartimento degli affari esteri del Partito Democratico d’Albania. Grazie per avere accettato l’invito.

Kreshnik Collaku: Buongiorno e grazie a lei a tutti gli ascoltatori, in Albania e in Italia.

Intanto, visto  che la geopolitica ha un dinamismo molto particolare, vorrei parlare agli ascoltatori di Radio Radicale dell’elezione del Presidente Donald Trump negli Stati Uniti d’America e certamente dell’eventuale influenza nella regione balcanica, ma anche geopoliticamente in Europa. Come vede il ruolo degli Stati Uniti nei Balcani con la Presidenza Trump.

Kreshnik Collaku: Il ruolo degli Stati Uniti in tutto il mondo, ma specialmente nei Balcani, è di un interesse e di un’importanza vitale per la storia della Regione. In particolare per l’Albania e per gli albanesi nei Balcani il ruolo attivo degli Stati Uniti ha sempre costituito un fattore di stabilità e di grande sostegno. Inoltre, con l’Albania nella NATO questo ruolo è ancora più presente.

È chiaro che gli occhi del mondo sono puntati sulle elezioni americane, considerato che la presidenza degli Stati Uniti è spesso tale da condizionare anche le politiche in tutto il resto del mondo. Ormai gli Stati Uniti hanno eletto un Presidente, Donal Trump, risultato di una campagna dura e incentrata su molti dibattiti.

Soffermandoci proprio sui dibattiti, vorrei ricordare un momento particolare: l’influenza della Russia in queste elezioni. Dopo i risultati c’è stata una dichiarazione di un consigliere del Presidente russo Vladimir Putin, secondo cui, la vittoria di Trump ha evitato una Terza guerra mondiale. Cosa ne pensa?

Kreshnik Collaku: Mi sembra una provocazione a cui non bisognerebbe dare grande importanza. Anche le accuse riguardo all’ influenza russa nel dibattito durante la campagna elettorale negli Stati Uniti credo siano state una forma di retorica elettorale, senza basi tangibili.

Se lo dice qualcuno che come lei è sempre stato molto attento a questo “dinamismo” russo bisogna crederci.

kreshnik-collaku-dick-cheneyKreshnik Collaku: Sa, io penso di sì. D’altro canto, credo che il rischio più serio sia una certa tendenza di crescita dell’egemonia russa, in Europa e in particolare nei Balcani. In questa prospettiva seguiamo con molta attenzione i rapporti della Russsia con l’Europa, ma anche con gli Stati Uniti.

Quando parliamo dei Balcani abbiamo ben presente il dinamismo della Russia. Basta guardare alle elezioni in Montenegro o in Bulgaria. Basta guardare all’economia dei Balcani in cui un l’impatto russo c’è sempre. Cosa ne pensa? Se volessimo soffermarci dell’attenzione degli USA nei confronti della regione balcanica, un’amministrazione Clinton sarebbe qui più attenta, considerato il precedente contributo. Invece l’amministrazione Trump?

Kreshnik Collaku: Qui stiamo prevedendo il futuro ed è ancora troppo presto per qualsivoglia analisi. Ma io mi auguro, ma in realtà ne sono convinto, che non vedremo differenze nella posizione degli Stati Uniti, lasciando da parte la retorica politica, le contraddizioni interne degli Stati Uniti. Ma quando Trump assumerà la presidenza del paese, io non credo che dovremo aspettarci un posizionamento diverso. Perché i rapporti tra gli Stati Uniti e la Russia, o tra la NATO e la Russia non sono condizionate da simpatie o antipatie personali. Io penso che vi possano essere divergenze di interessi e di principi e nel momento in cui la Russia di Putin ambirà a costituire una nuova Unione Sovietica, in contrasto con gli interessi dell’Unione Europea e degli Stati Uniti. Ma seppure Trump fosse amico, addirittura fratello, del Presidente Putin, e seppure ci andasse a cena tutte le sere, gli interessi degli Stati Uniti e del mondo democratico intero sarebbero ovviamente diversi e in contrasto con le ambizioni russe. Per questo credo che non ci sarà nessun cambiamento nello schieramento degli Stati Uniti.

Se parliamo invece di cose più evidenti, abbiamo visto che il Presidente Trump ha avuto tra le prime comunicazioni proprio quella con il presidente russo, mentre le prime reazioni positive giungono dalla Cina. In  Europa invece c’è chi si fa scherno dell’elezione di Trump, e sono pur sempre delle autorità.

kreshnik-collaku-elio-engelKreshnik Collaku: Credo che questa sia una fase di cosiddetto protocollo. Tutti i capi di stato chiamano e si congratulano con il Presidente, fanno presente la volontà di migliorare le relazioni. Questo è il protocollo. Da un  altro punto di vista, mi auguro che tale scherno non vada avanti a lungo. Penso che i leader dell’Europa debbano considerare con grande rispetto e in modo molto più serio la Presidenza Trump. Questo perché sono alleati, i principali alleati, e debbono cnsiderare la volontà degli elettori degli Stati Uniti. Se questi hanno scelto Donald Trump come Presidente l’ Europa dovrà rispettare questa scelta,  dovrà costruire e sviluppare il dialogo e la collaborazione con gli Stati Uniti.

Tra le battute penso ad esempio a quella di Juncker, secondo cui “dovremo aspettare due anni per spiegargli il mondo”. Ma ora siamo su un terreno di serietà per cui mi auguro che i leader europei prendano molto  sul serio la Presidenza Trump, perché non vedo altre via percorribile nelle relazioni internazionali.

Tornando ai Balcani, vedo un certo entusiasmo dalla parte serba, che indentifica in Trump politiche filoserbe, considerando anche le origini slovene della moglie. Non sembra mostrare lo stesso entusiasmo invece la parte non slavo-ortodossa dei Balcani. Condivide?

kreshnik-collaku-ne-kosoveKreshnik Collaku: Sì, condivido. Ho visto anche una dichiaraizone del Ministro degli esteri serbo Dacic che ha dichiarato che presto Donald Trumop visiterà la Serbia a seguito del sostengo offerto durante la campagna elettorale. Credo comunque che si tratti di pura retorica propagandistica, forse addirittura ingenua. Dacic sa che i rapporti degli Stati Uniti con la Serbia, con la Nato, con il fattore albanese e  con i Balcani non cambieranno, per cui questo è un modo volgare direi di fomentare quelle due-tre simpatie locali. Non è certo il modo di confrontarsi con l’elezione di un nuovo Presidente degli Stati Uniti. Io sono convinto che non ci saranno cambiamenti nella politica estera degli Stati Uniti anche con l’mministrazione Trump in riferimento ai Balcani, alla NATO e anche all’Europa.

E se parliamo di protagonismo locale, cioè regionale, balcanico, parliamo della Serbia e quindi di un fattore serio nella politica estera. Come vede invece  la politica estera di Tirana di fronte a questo sviluppo geopolitico, al ruolo della Russia, senza dimenticare anche il Kosovo, in questo momento storico importante, in cui dovrebbe avere il sostengo dell’Albania nel percorso verso l’occidente.

kreshnik-collaku-condolezza-riceKreshnik Collaku: Mi dispiace dirlo, ma vedo grande confusione nella politica estera del Primo Ministro Rama. L’ ho detto a pochi mesi dall’insediamento del governo. Ho notato un dilemma interno. Rama deve decidere  se guardare all’Occidente e ai valori europei o se simpatizzare con l’Est. Essere amico di Putin, essere amico di altri Paesi o altri dittatori dell’Est è certamente più comodo da un punto di vista personale.  Questi possono investire miliardi in rubli o altro conio, senza rendere conto a nessuno, senza rispettare nessuno standard  in termini di valori democratici e stato di diritto. Questo per chi ambisce a diventare un dittatore, oligarca e autoritario, è certtamente più comodo.

Incece, contrattare con l’Unione europea o gli Stati Uniti non è comodo perché occorre rispettare regole,  rispettare limiti e principi, serve trasparenza e occorre fermare la corruzione, i legami della politica con la criminalità. Insomma, la storia qui si complica ed ho notato sempre nell’atteggiamento politico di Edi Rama, soprattutto in politica estera, un forte dilemma nel seguire l’una o l’altra via. Fino ad ora ha cercato di mantenere aperti entrambi i canali, ma questo è un gioco condannato a finire. Per questo, ad esempio, posso dare una notizia che proviene da fonti sicure vicine al Ministero degli Esteri albanese. Lo dico qui perché ne ho avuto conferma circa un mese fa. Il Premier Rama sta provando ad avere un incontro di alto livello a Mosca, con il Presidente Putin.

C’è stato anche un invito pubblico, anche se non ufficiale, da parte dell’Ambasciatore russo a Tirana.

Kreshnik Collaku: In questo caso  parliamo invece di una richiesta di Rama, che vuole incontrare Putin. L’unica punto su cui non si è ancora arrivati, almeno per ora, ad un accordo, è la firma di un trattato di amicizia tra i due Paesi. Considerando che l’Albania è tra dei Paesi che hanno adottato l’embargo e le sanzioni nei confronti della Russia, un primo ministro di un Paese membro della Nato che insiste per avere un incontro con Vladimir Putin, in cui firmare tra l’altro un Trattato di amicizia, costituisce una evidente violazione e di questa posizione dall’ Albania.

Intanto c’è però un intenso dialogo tra Tirana e Belgrado, che vede protagonista il Premier Rama, che prova a lasciarsi il passato alle spalle per far istaurare una nuova prospettiva europea. In mezzo c’è anche il Kosovo, di cui l’Albania deve comunque proteggerne gli interessi. Come vede questo protagonismo di Rama che sembra scavalcare in qualche modo il Kosovo?

Kreshnik Collaku: È ingenuità politica, nel migliore dei casi. In quello peggiore invece, Rama fa il gioco della Serbia e della Russia nei Balcani. Qual è il gioco della Serbia?  I serbi sanno che il Kosovo è perso per sempre però il loro obiettivo finale è quello di dividerlo, richiamando a sè il nordo del Paese. Lo sforzo più grande del nuovo Stato del Kosovo, sostenuto da Bruxelles e Washington, è appunto quello di  far riconoscere il confine tra gli stati.

L’ingenuo entusiasmo di Rama nell’incontrare Vucic, e fino a qui non ci sarebbe nulla di male, per cotruire la pace tra albanesi e serbi, è una pugnalata alle spalle alla strategia del Kosovo, del dialogo tra Pristina e Belgrado. Il Kosovo è uno Stato con una popolazione albanese pari al 95%. Può quindi essere considerato un secondo Stato albanese, ma rimande comunque un altro Stato. Scavalcando il Kosovo,  Edi Rama ha di fatto minato seriamente il dialogo tra Pristina e Belgrado.

A questo proposito, vorrei portare all’attenzione di chi ci legge che anche Roma è diventata protagonista di questo dialogo serbo-albanese, organizzando due eventi importanti. Come vede il protagonismo di Roma?

Kreshnik Collaku: L’italia  è da sempre alleata e partner dell’Albania e noi siamo estremamente grati. In questo caso però  considero sbagliata l’intromissione del Ministro degli esteri italiano perché,  bene o male, è caduto nella trappola serba, cioè della situazione serbi-albanesi, Serbia-Kosovo.

Bypassando il Kosovo quindi?

Kreshnik Collaku: Esatto, Io direi che una iniziativa italiana nel rappacificare albanesi e serbi non possa essere costruita escludendo il Kosovo, perché il Kosovo non è un’appendice dell’Albania. Il Kosovo è coinvolto in un dialogo diretto con la Serbia, monitorato da Bruxelles e dagli Stati Uniti. Creare una situazione parallela di rappacificazione serbo-albanese vuol dire non riconoscere il Kosovo.

Intanto lei è un professionista della politica estera. Ha avuto un incarico importante a Washington ed ha quindi l’esperienza necessaria. Non le sembra che la politica estera del Kosovo sia piuttosto apatica?

Kreshnik Collaku: È chiaro che il consolidamento dello Stato del Kosovo non a un processo facile, i problemi sono tanti. Però è anche logico che dalla situazione da cui sono usciti, la guerra, il problemi con la Serbia, meritano di essere rispettati in questi loro sforzi. È vero che stanno facendo sforzi enormi, è vero che altrettano enormi sono i problemi, considerato che almeno un terzo del loro territorio viene illegalmente occupato da forze paramilitari o si trova sotto l’influenza di Belgrado. Per questo credo che il Kosovo debba essere compreso e aiutato. Naturalmente con grande rispetto perché è solo il Kosovo che può proclamare una pace tra serbi e albanesi. Lo stato albanese non ha mai avuto problemi diretti con la Serbia. Il problema è sempre stato con il Kosovo. È assolutamente inaccettabile che intervengano parti terze, come  l’Albania o l’iniziativa italiana. Non possiamo lasciare il Kosovo in seconda fila. La pace tra albanesi e serbi nei Balcani arriverà quando Belgrado troverà l’accordo con Pristina per riconoscere i due stati, i confini, la sovranità territoriale. Solo allora si arriverà alla pace. Di certo non potrà essere  proclamata da Pristina. Noi sosteniano fortemente questa linea. Ogni altro elemento, ogni situazione parallela danneggia il Kosovo, danneggia la pace e la stabilità nei Balcani. Per cui io credo nella dalla buona volontà dell’iniziativa italiana per avvicinare e creare opportunità, e per questo siamo certamente grati ma, cari amici, state attenti ai trucchi della Russia e della Serbia nei Balcani.

Ultima domanda sull’avvio dei negoziati dell’Albania con l’Unione europea. Secondo il ministro Gentiloni si potrebbe procedere già entro un mese. Sarà possibile questo passo storico?

Kreshnik Collaku: Sarebbe certamente una buona notizia.

Graze anche al contributo dell’opposizione…

kreshnik-collaku-barac-obamaKreshnik Collaku: Certo, anche con il contributo dell’ opposizione. L’integrazione europea è una linea condivisa da tutti i fattori politici in Albania. Non ci sono partiti, gruppi o movimenti antieuropeisti in Albania. Questo è già un’ottimo presupposto politico. Dall’altra parte l’Albania attraversa un periodo particolarmente difficile, con problematiche piuttosto serie, tra cui i legami tra criminalità e politica. Lei sa, come tutti del resto, che l’ Albania sta diventando una enorme piantagione di cannabis. È chiaro che la criminalità c’è e che gode della protezine delle autorità. L’opposizione teme che questa enorme industria di droga possa diventare un serio rischio per le prossime elezioni, tra appena sei mesi. Perché con queste quantità di miliardi di euro si possono facilmente comprare le elezione. E questa è destabilizzazione. Porterà conflitto sociale nel paese.

Noi ci auguriamo l’apertura dei negoziati. Finora c’è stato solo la raccomandazione. Ora attendiamo l’apertura finale. È nostra opinione che questa apertura e tutto il processo dovrà essere strettamente monitorato e al governo albanese  dovranno essere poste delle condizioni. Perché la situazione è quella che è. La droga, la criminalità, c’è una degradazione dello stato di diritto e dei diritti delle persone.

Rama infatti dice stato legale, non stato di diritto.  

Kreshnik Collaku: Rama sta vivendo i suoi momenti di delirio. Il problema rimane serio. La nostra preoccupazione è che questa industria criminale della coltivazione della cannabis possa diventare un’arma, un mezzo economico e finanziario per manipolare le prossime elezioni. E cari amici europei, italiani, manipolare e comprare le elezione vuol dire conflitto sociale e civile in Albania. Cercate di impedire che si arrivi a questa punto.

È questo l’appello dell’opposizione albanese. Io la ringrazio per questa interessante intervista. Sicuramente torneremo su questi argomenti. Lei  è sempre stato molto attento al confronto degli interessi albanesi con quelli del mondo orientale e occidentale, scegliendo sempre l’occidente, come la maggior parte degli albanesi.

Kreshnik Collaku: Assolutamente, questo fuori discussione.

Artur Nura da Tirana per Radio Radicale.   

Share: