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Elezioni in Macedonia: la fine della rivoluzione?

La Macedonia sta riempiendo i titoli dei media internazionali per i suoi giovani che hanno creato una tempesta di “notizie false” durante le elezioni degli Stati Uniti, e che durante le loro elezioni, che si terranno l’11 dicembre, hanno riempito le notizie di racconti errati e colpi di scena che anche il più ingenuo avrebbe difficoltà a digerire.

Uno scandalo di intercettazioni, una rivoluzione piena e un registro elettorale pieno di persone decedute. Il percorso della Macedonia verso le elezioni di questo fine settimana è stato un turbine di corruzione de Governo e di proteste di massa.

Lo scandalo e la rivoluzione

Nel gennaio di quest’anno il leader del partito di Governo VMRO-DPMNE, Nikola Gruevski, si è dimesso da Primo Ministro. Le sue dimissioni sono avvenute dopo un accordo, ottenuto grazie alla mediazione dell’UE, che ha portato alla conclusione di una crisi politica durata un anno, a seguito delle rivelazioni del partito di opposizione, in cui si accusava il Governo di aver intercettato illegalmente 20.000 cittadini. In un paese con una popolazione di appena 2,1 milioni, la scala di questo inganno è sorprendente. Il Governo di Gruevski è stato accusato di spiare i membri dell’opposizione, Ministri, politici, imprenditori, giornalisti, attivisti della società civile e normali cittadini.

La forza più potente che ha portato alle dimissioni di Gruevski non è stata l’intervento tardivo dell’UE, ma sono state le migliaia di cittadini macedoni e attivisti della società civile che sono scesi in piazza senza sosta e pacificamente per chiedere un cambiamento. Nel mese di aprile, la cosiddetta “rivoluzione colorata” è stata il culmine del fervore rivoluzionario macedone. Migliaia di persone in oltre 20 città di tutto il paese sono scese in piazza per chiedere giustizia dopo la decisione del Presidente Ivanov di graziare i politici che sono stati implicati nello scandalo intercettazioni. Nella capitale Skopje i manifestanti, armati di vernice, hanno imbrattato le statue fatte erigere dal Primo Ministro Gruevski. Queste statue sono costate 560.000.000 € di denaro pubblico e facevano parte del Suo controverso rinnovamento neoclassico di Skopje 2014. Questa significativa mobilitazione delle masse, che comprendeva persone di ogni età, provenienza ed etnia è stata sufficiente per fare pressione sul Presidente e per obbligarlo a cambiare la sua decisione controversa.

La fine della rivoluzione?

Dopo tutto questo caos, sarebbe ragionevole supporre che le elezioni culmineranno con una svolta decisiva nel panorama politico, ma i sondaggi prevedono che poco cambierà. L’ex Primo Ministro, Nikola Gruevksi della destra VMRO-DPMNE, sembra essere destinato a essere reintegrato pur essendo indagato per corruzione dalla Procura Speciale. Delle proteste frequenti e energiche e dello spirito rivoluzionario, sono rimasti pochi segni per le strade di Skopje, ad eccezione degli schizzi di vernice arcobaleno che macchiano gli edifici e le statue.

Dopo un certo numero di anni difficili, è comprensibile che il popolo macedone è stanco; esausto dagli sconvolgimenti politici, con la corruzione sempre presente e con la mancanza di opportunità nel proprio paese. Come nel resto della regione, i giovani stanno lasciando a migliaia, frustrati dalla corruzione e dalla disoccupazione.

Il Dr. Dane Taleski, un analista di politica macedone ed esperto di scienze politiche, sostiene che la protesta non si è fermato del tutto, ma che si è spostata dalle strade ai seggi elettorali. “Molte persone che facevano parte delle proteste, ora sono coinvolte nella competizione elettorale.” In un paese dove la classe politica è completamente offuscata dagli scandali, questo non è il risultato desiderato da molti di coloro che hanno sostenuto le rivolte. Ci sono alcuni che sono stati coinvolti nelle manifestazioni, che si rifiutano di far parte della classe politica, ma, come spiega Taleski, “ci sono molti attivisti della società civile che hanno aderito a partiti diversi e non c’è un nuovo partito politico che si è formato dai gruppi della società civile/ONG che erano parte integrante nelle proteste.”

Lo scopo di questi partiti politici e coalizioni è quello di cacciare, a tutti i costi, Gruevski e i partiti di Governo. Tuttavia, di fronte alla sfida di contrastare una forza politica che è stata al potere per oltre un decennio, gli indicatori che il VMRO-DPMNE può tornare al Governo non sono così sorprendenti.

Alimentando le tensioni etniche

Il Governo macedone è generalmente costituito da un partito di Governo e da una serie di piccoli partiti della coalizione. Con l’Accordo di Ohrid del 2001, è stato stabilito che la grande minoranza albanese deve essere rappresentata nella classe politica e che devono essere garantiti i loro bisogni e i loro diritti. Ci sono tre partiti di etnia albanese presenti in queste elezioni. Nonostante questo, gli albanesi in Macedonia si sentono spesso esclusi dalla partecipazione nel Governo e nella pubblica amministrazione.

Questa campagna elettorale ha visto il partito di Governo essere duro con le etnie, al fine di avere un maggiore sostegno dalla popolazione. Gruevski e i suoi seguaci più accaniti hanno sostenuto che il partito socialdemocratico, attualmente all’opposizione, intende federalizzare il paese, dando alla significativa minoranza albanese maggiore autonomia, e questo porterebbe alla separazione e divisione dalla Macedonia.

Secondo Taleski, Gruevski e il suo partito stanno cercando di trasmettere alla popolazione l’idea che questo “scenario oscuro” è supportato sia dai “nemici interni” (l’opposizione e gli albanesi), che dal “nemico esterno” (comunità internazionale, soprattutto gli Stati Uniti e l’UE). Questa tattica viene utilizzata dagli ex partiti di Governo ansiosi di perdere il loro potere, ed è un disperato tentativo di massimizzare il loro appeal elettorale tra i macedoni. Taleski avverte che, fomentare tensioni etniche, “porterà ad un devastante effetto negativo a lungo termine sulla coesione sociale nel paese, rendendo ancora maggiori le divisioni etniche.”

Il probabile esito

Taleski sottolinea che una vittoria elettorale di Gruevski e dei suo partner di coalizione sarà considerata come una “carta per uscire di prigione.” Una possibilità per loro di rivendicare se stessi in mezzo agli scandali, alle indagini, e alle proteste che li hanno portato a doversi dimettere. “Se, e solo se, c’è un cambio di Governo, allora c’è una speranza per il cambiamento”, quindi, sostiene, “avremo la possibilità di cambiare le cose: per ripristinare la democrazia, per avere una giustizia imparziale, per lottare contro la corruzione e la criminalità organizzata, per concentrarci sul miglioramento dei problemi socio-economici.”

“D’altra parte, se ci saranno brogli elettorali, io sono profondamente convinto che la crisi continuerà e che la gente scenderà di nuovo in piazza.”/exit.al

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