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“Non ci resta che piangere” Non siamo a Frittole ma al porto di Bari “siamo intorno al 1400, quasi 1500”

Di Roberto Laera

Chi non ricorda il film ambientato nella campagna toscana, estate 1984. Il bidello Mario (Massimo Troisi) e l’insegnante Saverio (Roberto Benigni) sono fermi ad un passaggio a livello, in attesa che il treno passi e d’incanto si ritrovano Increduli a Frittole, un immaginario borgo toscano, “nel Mille e quattrocento quasi Mille e cinque”?

E’ la stessa sensazione che si prova sbarcando al porto di Bari. In realtà questa sensazione si prova già salendo sulle navi, che tutte, tranne una, sono state costruite ai tempi dei fenici.

Dopo essersi imbarcati a Durazzo in una nuova e spaziosa stazione portuale e aver fatto check in elettronico su totem a lettore ottico, il velocissimo controllo documenti in una sala con 20 postazioni per la polizia di frontiera, se si è fortunati ad aver prenotato la nave “nuova” (in realtà avrà più di 20 anni ma è la migliore delle flotte presenti), dopo circa 8 ore di viaggio, si arriva a Bari.

Giusto il tempo di aprire il portellone di carico della nave e ci si ritrova di fronte ad uno spettacolo intorno al “Mille e quattrocento quasi Mille e cinque”.

Dopo aver percorso a piedi il breve tratto che separa la nave dalla “stazione marittima”, si arriva ad un paio di container adibiti a terminal con la scritta “uscita escursioni”. Qui attenderete in fila sparsa, suddivisi tra comunitari ed extra comunitari, che arrivino le forze di polizia, finanza e dogana, per avviare i controlli.

Dovrete essere fortunati che non piova, perché attenderete diverso tempo in questa situazione, in piedi, al freddo e alle intemperie, senza essere protetti almeno da una tettoia, tanto meno senza poter entrare nella “stazione”, in quanto qualcuno è andato a prendere il caffè e le operazioni di controllo non possono essere avviate.

Se provate a lamentarvi, vi viene risposto che quello è la stazione delle CROCIERE!!!

Questo dovrebbe farvi sentire onorati e placare la vostra ira che dopo essersi trasformata in sdegno, è arrivata ad essere rassegnazione e sgomento in pochi secondi, per un paese che sembra non avere più alcun futuro e possibilità di ripresa.

Ma poi pensate: “se accogliamo in questo modo i crocieristi (turisti di tutte le nazionalità), che cosa penseranno della nostra terra???”…non lo so, sarebbe utile appurarlo…

Passati i controlli e attraversato il container di 5×4, ad attendervi uno sgangherato furgon (anzi no, non siamo più in Albania, qui dovrebbe chiamarsi mini bus), senza la possibilità di caricare i bagagli a mano, che nel tratto dalla nave al container sono stati trasportati su un altrettanto flinstoniano Ape Poker scoperto, vi porterà fino alla fermata successiva, dove deciderete se continuare il vostro viaggio , “nel Mille e quattrocento quasi Mille e cinque”, su un mezzo dell’AMTAB o proseguire la vostra avventura con mezzi propri.

Qualcuno potrebbe dire che la situazione è provvisoria in quanto dovuta ai lavori del molo galleggiante affondato qualche mese fa a causa di una “errata” manovra della nave in fase di attracco (potremmo scrivere un libro sui problemi di imbarco e sbarco dovuti al molo galleggiante), ma nella “normalità” la situazione non cambia se non peggiora.

Questa è la situazione in una regione che si candida ad essere la perla del turismo italiano e compete con altre destinazioni crocieristiche nel mediterraneo.

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