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Modelli economici ed investimenti esteri in particolar modo quelli italiani. Proposta di un impegno diretto di SACE in Albania: intervista a Florian Salaj

Artur Nura – Un caro saluto agli ascoltatori di Radio Radicale a cui propongo per la rubrica Albania italofona un’ intervista Florjan Salaj, presidente dell’associazione degli albanesi che si sono laureati in Italia (AlbLaureati). Grato di aver accettato questa intervista.

Florjan Salaj – Il piacere è tutto mio.

Artur Nura – Allora Florjan vorrei avere le vostre considerazioni sulla situazione economica europea si pertinenza per L’Albania, perche credo sia importante riflettere…

Florjan Salaj – La situazione economica europea è importante poiché’ la maggiore percentuale del commercio con l’estero si svolge con essa. In Europa noi vogliamo far parte e perciò dobbiamo adempiere delle richieste forti, per delle riforme, come per esempio quella sullo stato del diritto, ecc., politicamente difficili da intraprendere ed accettare dalla politica albanese. Sicuramente, più forti e chiari i messaggi europei e meglio si recepiscono a Tirana con meno frizioni politiche. Decisioni e politiche poco chiare, sicuramente incentivano le diatribe interne albanesi con rischio d’instabilità interna.

Artur Nura –  Allora secondo voi quale e’ la situazione Economica Europea e le conseguenze per l’Albania?

Florjan Salaj-  Ad oggi la situazione politica ed economica in Europa non è delle migliori considerando la grande crisi economico-finanziaria ancora in atto, con la stabilità politica messa a dura prova dalla crisi dei rifugiati, la crisi Greca, la Brexit e le varie minacce di referendum per l’uscita dalla UE e/o dall’Euro di diversi paesi membri.

C’è una grande scontro tra l’approccio rigido tedesco e quelli più flessibile verso i parametri sul debito e la spesa pubblica del Trattato di Maastricht. La Germania non accetta di assumere il suo ruolo di Leader Europeo e di alleggerire la pressione permettendo ai paesi in difficolta economiche di attuare delle politiche di investimento.

Questi paesi sono quelli più vicino a noi dove risulta risiedere la maggior parte degli emigranti albanesi che ancora oggi apportano delle rimesse di denaro verso l’Albania nella media di più di 600 milioni di Euro l’Anno. Un acuirsi della crisi economica e l’instabilità politica europea po’determinare ancor di più la riduzione di questi flussi di valuta, fondamentali per l’economia albanese e la stabilità della sua moneta.

Artur Nura – Ma se parliamo sul Modello Economico, visto che credo molto sulla importanza dell’Argomento…

Florjan Salaj – si, un contesto del genere richiede da parte albanese un approccio molto cauto nell’applicazione del modello economico. Un modello Economico valido determina l’uso e ottimizzazione dei fattori interni come p.es risorse naturali e umane garantendo la sostenibilità nel tempo del modello con soddisfacenti livelli di benessere della popolazione. Per le relazioni tra i variegati fattori e le molteplici interconnessioni tra di essi e molto difficile disfare e cambiare un modello economico sbagliato in tempi brevi.

Artur Nura – Dunque, il contesto economico Albanese e l’importanza degli Investimenti Esteri?

Florjan Salaj – L’Albania si è auto-imposta le regole di Maastricht cercando di contenere il rapporto Spesa Pubblica /Pil, finanziando gli investimenti pubblici con gli introiti fiscali.

Nella Situazione attuale di quasi completa mancanza della produzione interna e domanda interna composta quasi esclusivamente da prodotti agricoli quest’approccio risulta molto rigido impedendo i stimoli alla crescita’ interna.

Il modello in questione non tiene conto del posizionamento e competizione tra i paesi, per qui, favoreggiando una stabilità monetaria a scapito degli investimenti si perde in concorrenza, diminuendo la possibilità di creare vantaggi competitivi, presupposto necessario per la concorrenzialità del paese.

In mancanza di investimenti pubblici interni considerando che il settore privato albanese è fermo negli investimenti e il credito bancario all’economia è in una situazione di stallo, la creazione dei vantaggi strategici si basa sull’importazione di impianti e know how, associato agli investimenti degli imprenditori esteri nei settori di interesse.

Quindi, il paese in questo modello se lo possiamo definire tale, non può che dipendere dai flussi di investimento esteri.

Un posizionamento debole, per quello che riguarda l’attrazione degli investimenti esteri, nei confronti dei nostri paesi concorrenti comporta un peggioramento progressivo della bilancia commerciale e dei pagamenti del paese, con un aumento del debito estero e una diminuzione del potere di acquisto degli albanesi che diverranno sempre più poveri (dato una politica di bilancio restrittiva).

Artur Nura – Secondo te, quale e’ la problematica sugli investimenti esteri in Albania?

investimet e huaja ne shqiperiFlorjan Salaj – Gli investimenti stranieri in linea di principio possono essere trainati se esistono dei settori strategici che rappresentino ritorni finanziari soddisfacenti. Fino al momento attuale abbiamo avuto il settore energetico che ha fatto da traino per gli investimenti ed ha assicurato anche in questi anni ritmi di crescita’ nell’ordine di 2% – 3%.

Questa percentuale è appena sufficiente a pagare il rimborso del debito pubblico albanese per cui è auspicabile almeno una crescita’ di almeno 4%, quindi più investimenti. Seguendo questo ragionamento diviene di precipua importanza la collaborazione degli investitori albanesi con quelli stranieri, il finanziamento al settore privato, e l’avvento di grossi investitori esteri.

Per questo, serve creare l’ambiente favorevole, identificare i settori strategici per il paese, sviluppare delle competenze interne.

Alla base di tutto c’è la certezza del diritto e un ambiente che sia favorevole all’investitore. Da diversi studi è risultato che il fattore più importante per gli investitori esteri è la sicurezza giuridica connessa con il diritto contrattuale e quello sulla proprietà, la corruzione degli impiegati pubblici e per ultimo il carico fiscale.

Sfortunatamente questa problematica che sussiste e discende da questi anni di transizione selvaggia, persiste immutata anche il giorno d’oggi, ma dall’altra parte, per l’investimento e le Joint Ventures, sono importanti fattori quali le affinità culturali e la fiducia reciproca, quando queste si verifichino.

Artur Nura – Alcune considerazioni su possibili percorsi da intraprendere?

Florjan Salaj – La probabilità che questo succeda aumenta esponenzialmente con l’Italia per la frequenza dei rapporti umani e culturali a qualsiasi livello, di quelli storici ecc. Considerando che, l’Italia continua a essere una delle grandi economie mondiali ci sarebbe tutto l’interesse a incentivare i rapporti imprenditoriali con questo paese.

Il legame esistente creato dagli studenti che si sono laureati in Italia e sono tornati in Albania è da curare e farlo diventare un’opportunità per gli investitori Italiani. In una situazione in qui si lacuna da tante parti questo può diventare un vero vantaggio strategico dell’Albania rispetto agli altri paesi balcanici.

alberto-cutilioSu questo, vorrei aprire una parentesi sottolineando il fatto che, con l’arrivo del nuovo ambasciatore d’Italia a Tirana, S.E Alberto Cutillo sembra le cose stanno cambiando nella direzione giusta con l’appoggio e il sostegno diretto dell’Ambasciata all’Associazione degli Studenti Albanesi che hanno svolto i loro Studi in Italia (AlbaLaureati). Ci sembra che, questo sia il modo giusto di mantenere e creare quei ponti umani e culturali molto utili interscambio dei due paesi.

Artur Nura –  Secondo te quale e’ il percorso d’oggi degli investimenti Italiani in Albania?

Florjan Salaj – È vero che gli investimenti italiani quest’anno mostrano una tendenza crescente ma è anche vere che non abbiamo ancora quel tipo di investimento, strategico, con l’ottica di lungo periodo di qui tanto necessitiamo.

L’Italia risulta essere ancora il quarto paese per lo stock di investimento quando risulta tra i primi se non il primo paese per assistenza e aiuti all’Albania. Considerando che la Cooperazione Italiana negli anni è stata molto generosa negli aiuti all’Albania, questo è un po’, un paradosso e ci fa pensare che qualcosa non abbia funzionato ad un livello più alto.

Artur Nura – Potresti essere più concreto?

Florjan Salaj – Forse è arrivato il momento che la presenza e l’approccio italiano cambi l’ottica d’intervento in Albania, passare da un’ottica di aiuto spesso a fondo perduto ad un’ottica di partecipazione e collaborazione con benefici per tutt’e due le parti.

I strumenti ci sono già e organismi come SACE (Servizi Assicurativi per Export e Internazionalizzazione) possono dare una forte spinta all’incremento del commercio tra le parti e degli investimenti italiani in Albania.

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Di questo modo vengono attratti quegli investitori che vorranno internazionalizzare l’azienda e/o la loro produzione cercando di abbassare il costo unitario della produzione diventando più competitivi.

Artur Nura – Allora per arrivare alla conclusione, cosa vorresti aggiungere?

Florjan Salaj – In conclusione si deve avere la consapevolezza che se siamo in un sistema economico aperto i giudizi economici si devono dare comparandosi ai competitori (altri paesi balcanici alla ricerca di investimenti) e ogni investimento che devia il suo percorso verso questi paesi è un’opportunità persa, è un’occasione mancata di incentivo allo sviluppo e al know how, diretta responsabilità dei governanti.

Questo si capisce, non vale per tutti gli investitori ma solo per quelli che si trovano di fronte al dilemma se investire o meno in Albania.

Il paragone con sé stessi non può essere altro che una giustificazione e perde significato quando l’economia nostra è aperta verso gli altri.

I rapporti umani sono fondamentali ad alleggerire le problematiche esistenti a livello di sistema e questi devono essere incentivati in tutti i modi.

Si deve avere un cambio di approccio dal lato dei due governi, da una parte quello albanese che deve creare i presupposti all’investimento, identificando i settori strategici configurando un modello di sviluppo che possa essere chiamato tale e quello italiano indirizzato non più solamente all’assistenza di base ma alla collaborazione.

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