Home Approccio Italo Albanese I commercianti col berretto “Qeleshe” (3° parte)

I commercianti col berretto “Qeleshe” (3° parte)

Correva l’anno 1945 e ai cittadini italiani, residenti in Albania, fu preclusa la possibilità di rientrare in Italia ….

Da Adela Kolea –                                      Seconda parte qui.

“Il peso di quella decisione..”

Durazzo, Albania 1930.

“Così accogliente questa terra e così vicina alla mia..! Per me, con tutte le dovute diversità, alla fin fine, a fianco della persona amata,questo significherebbe un po’ come una continuazione delle tradizioni e delle usanze, dell’ospitalità, della buona cucina, della forte identità popolare”.. ,- disse tra sé Anna, vedendo tutto con gli occhi dell’amore, quando i suoi piedi si posarono sul suolo albanese …  Conserverò di sicuro tutte le mie usanze,la mia lingua, ma imparerò ed accoglierò volentieri anche tutte quelle della terra del mio amato marito..

La distanza dal mio paese è talmente breve…! Mi basterebbe affacciarmi alla riva del mare, per poter odorare il profumo delle acque che provengono dalle mie parti,le quali di sicuro, in un momento di nostalgia,mi allevierebbero da ogni sensazione di lontananza dai miei cari…E ad ogni modo, quando la nostalgia per loro mi afferrerà con insistenza, correrò a casa e loro mi verranno a trovare ogni volta che vorranno”..

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Rassicurata in primo luogo dal fatto che la sua volontà era stata rispettata anche dai suoi, anche se con quel malincuore comprensibile che caratterizzerebbe qualsiasi allontanamento, specialmente da un paese ad un altro di un figlio dai propri genitori. L’intraprendere di questa nuova avventura, che anche se ispirava fiducia, in quanto la figlia era affiancata da un uomo meraviglioso, Giulio, che aveva ottenuto subito la loro benedizione, diventava ad ogni modo una specie di sfida.

Quella sfida che semplicemente viene procreata dalla novità di per sé, che deriva dal fatto che con tutte le somiglianze e caratteristiche simili delle due terre vicine, l’Italia, soprattutto quella meridionale, e l’Albania, i genitori, il detto “Paese che vai, usanze che trovi” non lo potevano di certo ignorare. Ma rispettarono il desiderio della figlia, perdutamente innamorata di quel ragazzo albanese, suo sposo da poco. Il loro trasferimento in Albania, nella terra dello sposo, avvenne subito dopo la laurea di Giulio. Era stato davvero in gamba! Aveva affrontato mille avversità, riuscendo a realizzare il sogno della sua vita, laurearsi in economia e commercio. E non solo: Da quella terra, tornava con la donna della sua vita!

I primi anni della loro nuova vita matrimoniale nell’ Albania di Re Zog, furono meravigliosi ed offrirono loro la possibilità di vivere agiatamente.

Presi dalla voglia di costruire con le loro forze tutto ciò che sarebbe diventato il loro cammino di vita, Anna e Giulio si rimboccarono le maniche ed iniziarono i primi passi con la sistemazione nella loro nuova casa, un bel villino a Tirana, molto accogliente per la famiglia che, tra l’altro, cominciava ad allargarsi..

coppia italiana a tiranaGiulio, per via della sua ottima preparazione professionale, non fece fatica a trovare lavoro come impiegato bancario, funzione che nel tempo, grazie alla sua serietà e bravura,venne migliorando sempre più, facendolo progressivamente salire di carriera.

Anna si dedicava alla casa, a quella casa che aveva personalizzato e sistemato con il suo gusto e la sua cura, aiutata anche da Nurie, la loro governante.

Arrivò il loro primo frutto d’amore, il primo figlio! La gioia per la nuova coppia, per i familiari di entrambi, fu enorme !…

Gli anni passavano …

Per Anna, l’Italia continuava a essere sempre un po’ presente nonostante lei vivesse in Albania. Non solo per lei ovviamente, ma per il semplice fatto che tra la monarchia di Re Zog e l’Italia esistevano patti e accordi, i quali rendevano notevole e ben influente la presenza italiana in Albania. Tra l’altro, avevano sentito parlare ed avevano anche voluto investire della fiducia in una convenzione sulla parità dei diritti tra cittadini italiani e albanesi secondo la quale:

I cittadini albanesi domiciliati in Italia ed i cittadini italiani domiciliati in Albania godranno gli stessi diritti politici e civili dei quali godono i cittadini dei due stati nel proprio territorio

Anna, fino a quel momento, era da un certo punto di vista, rasserenata per quanto riguardava la sua posizione come cittadina italiana in Albania.

Nel 1939, l’Italia sbarcò le sue truppe in Albania … il Re Zog si rifugiò in esilio .… Confusione politica, disordini che si manifestarono nella vita degli albanesi, da cui anche la loro famiglia non si poteva escludere. Di seguito,non si poteva escludere nessuno, in quanto era in corso una sanguinosa Guerra, che aveva coinvolto “il mondo”…

Quelli furono di certo anni difficili, ma tutto sommato, con tanta attenzione, non corsero particolari pericoli.

Un pericolo che si rivelò molto significante per la loro famiglia, fu quello di un grave episodio, verificatosi il 1943 durante l’occupazione tedesca dell’ Albania. In un momento coincidente con la capitolazione dell’Italia, oltre al conseguimento di loro altri interessi, i nazisti davano anche la caccia ai militari italiani rimasti in Albania…

Sulla porta della casa di Anna e Giulio si sentirono dei colpi violenti…

Erano giorni che Giulio, che amava così tanto e che non aveva mai smesso di credere nel suo paese che stava soffrendo e che risentiva pesantemente la minaccia dei nazisti,dormiva con la bandiera albanese,piegata e nascosta nel petto.. Si alzarono impauriti e aprirono la porta. Davanti ai loro occhi c’era un gruppo di tre – quattro soldati tedeschi, accompagnati da un interprete albanese che parlava perfettamente il tedesco. Loro cercavano i responsabili che in quel quartiere, avevano dato fuoco ad un camion tedesco, azione questa, organizzata ed eseguita dai comunisti.. Non ricevendo alcuna notizia in merito all’episodio, iniziarono a fare delle domande sul fatto se conoscevano degli italiani che si nascondevano nelle vicinanze …

Anna non pronunciò nemmeno una parola. Lei ormai conosceva bene l’albanese, ma si capiva subito dalla sua pronuncia che non era del posto.. Anche se lei era una donna, anche se non aveva avuto nulla a che fare con la guerra e i combattimenti, ma si sa che, in quei momenti, per la rabbia dei tedeschi, qualsiasi cenno ‘in italiano’,sarebbe risultato molto di peso,dove poter dare sfogo alla loro tensione ed alla loro vendetta…

L’interprete iniziò a parlare con Giulio,traducendo le domande dei tedeschi che questa volta, cercavano informazioni su degli italiani … Giulio mantenne la calma, dicendo che non era a conoscenza di alcun italiano nelle loro vicinanze,ma c’era un particolare: Quell’ interprete lo conosceva perfino molto bene! Insieme, erano stati compagni di studi in Italia! …

Giulio, consapevole dell’imminente pericolo, mise la mano nella tasca interna della sua giacca, là dove teneva nascosta la bandiera della sua patria,pronto a sventolarla con orgoglio nel momento dell’arresto da parte dei tedeschi,davanti ad un eventuale soffiata da parte dell’interprete …

Ma furono sorpresi: L’interprete non disse una parola di Giulio, ne che sua moglie fosse italiana, cosa che avrebbe potuto scatenare,perché no, una sorta di vendetta da parte dei tedeschi su tutta la loro famiglia,non essendo stati in grado di ottenere ciò che cercavano …

Alla reazione dell’interprete, in nome della loro vecchia amicizia all’epoca degli studi, Giulio rimase sorpreso…

I tedeschi si allontanarono sbattendo forte la porta alle loro spalle…

L’interprete, sotto voce disse loro : “State attenti!..” e seguì i suoi superiori.

Giulio veniva da una colta famiglia albanese, che nel suo albero genealogico aveva avuto delle figure importanti di peso storico per l’Albania.

Correva l’anno 1944…

In Giulio erano evidenti i valori patriottici, ma si rendeva conto, forse perché era una persona che ai tempi aveva studiato e si era formato professionalmente fuori dai confini albanesi,forse perché leggeva e si informava tanto, forse perché frequentava una cerchia di persone a Tirana molto informate sui fatti che stavano per accadere nel paese, che un giorno,molto provato, disse alla moglie:

“Anna, io ho il dovere di uomo,di marito, di padre di famiglia, di chiederti di riflettere bene e in fretta su cosa vogliamo fare della nostra vita! Dove, dovremmo prendere la decisione di vivere, se in Albania o in Italia, perché qui in Albania, le cose fra un po’, si metteranno male …”

Anna, con le lacrime agli occhi, prese la decisione più delicata ed importante della sua vita: Quella di scegliere di vivere in Albania!…

Correva l’anno 1945 e ai cittadini italiani, residenti in Albania, fu preclusa la possibilità di rientrare in Italia ….

Alcuni di loro subirono gravi persecuzioni…

Continua…

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