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Dai Trattati di Roma allo stato di Diritto

Di Domenico Letizia*

L’Europa celebra i sessanta anni dalla firma dei Trattati di Roma, ma mai prima d’ora l’Europa delle patrie rischia di tradire la visione della Patria europea. I trattati furono firmati il 25 marzo del 1957 nella Sala degli Orazi e Curiazi di Palazzo dei Conservatori.

Erano presenti i rappresentanti dei governi di Francia, Germania Ovest, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. Fu un momento molto importante, da molti considerato alla stregua della “nascita” dell’Unione Europea, che si realizzò nel 1992 con il Trattato di Maastricht.

I Trattati di Roma prevedevano, tra l’altro, l’istituzione dell’Assemblea parlamentare europea, composta da 142 deputati nominati dai parlamenti dei sei paesi membri della Comunità. La sessione costitutiva dell’Assemblea parlamentare, avente a quel tempo solo funzioni consultive, si tenne a Strasburgo il 19 marzo 1958, sotto la presidenza di Robert Schuman. S

oltanto nel 1962, l’Assemblea avrebbe assunto il nome di Parlamento europeo e, solo nel 1979, si sarebbero svolte le prime votazioni a suffragio universale diretto per l’elezione dei suoi membri. Un esercizio continentale di democrazia e pace.

L’Europa post conflitto mondiale celebrava la nascita di un’epoca di pace, libertà e democrazia. Tale sogno oggi è in frantumo e il pericolo del nazionalismo è oramai argomento dell’attualità politica. Come recuperare il sogno europeo? Con Opportunità e Diritti fondamentali riconosciuti per tutta l’Europa. Nelle società occidentali, che hanno come presupposto lo stato di Diritto, i diritti umani sono alla base di ogni azione politica e giuridica.

Qual è il significato dei diritti nelle democrazie occidentali, ossia in forme di governo dove i diritti sono fondati sulla Costituzione? Il riconoscimento costituzionale dei diritti fondamentali è alla base delle democrazie costituzionali. Lo “Stato di Diritto” non ha come essenza il principio della maggioranza alla base della democrazia, bensì la garanzia dei diritti fondamentali, dei diritti umani riconosciuti internazionalmente.

Il Continente europeo, a partire dalla sfida dei migranti e della sicurezza comune, potrebbe davvero divenire il continente difensore dei diritti umani e dello stato “europeo” di Diritto. La tragedia e la vergogna umana dell’Olocausto, realizzatasi nel cuore dell’Europa, è divenuto un vettore di sviluppo per i diritti umani che nell’era contemporanea hanno trovato, almeno teoricamente, diffusione.

Una concreta proposta politica per avviare una seria discussione sui processi di democrazia anche nel contesto occidentale ed europeo è il dibattito nato attorno alla proposta di formulazione di un nuovo diritto umano: “il diritto umano alla conoscenza”, vertenza condotta dal Global Committee for the Rule of Law.

Dalla Prima Guerra Mondiale, e con esponenziale accelerazione nell’odierna società dell’informazione, la diffusione della conoscenza è stata sempre determinante nella combinazione di “forze profonde”: economiche, demografiche, geopolitiche, di sentimenti identitari e nazionali.

Se esistono, come ha illustrato anche l’Ambasciatore, già Ministro degli Esteri dell’Italia Giulio Terzi di Sant’Agata, diverse forme di nazionalismo, e molteplici sono, tra marxismo e liberismo, i modelli economici che possono dividere la società, o renderla più coesa e partecipativa, il processo di valutazione e di conoscenza di quei modelli ha sempre rappresentato il principale terreno di confronto sociale, culturale e politico: una visione universalistica.

Attraverso la conoscenza e le potenzialità della conoscenza nell’arginare i fenomeni politici coercitivi e autoritari possiamo ritrovare, in una visione laica e democratica, il perché dell’universalità dei diritti umani e lo scopo comune della Patria Europea. Tra le sfide europee è attualità quella dell’inclusione dei Balcani nel continente comune.

«Il futuro dei Balcani è nell’Unione europea», dichiaravano solennemente l’Ue e i suoi stati membri a Salonicco nel 2003, alla vigilia dell’allargamento a est e in un clima di generale ottimismo sull’inevitabile “destino europeo” degli stessi Balcani.

L’adesione della Croazia nel luglio 2013 ha mostrato ai restanti paesi che l’obiettivo finale è raggiungibile, ma richiede ancora un grande lavoro. Servono riforme profonde, che in stati di recente indipendenza prendono spesso la forma di un vero e proprio esercizio di member state-building, al fine di costruire quelle istituzioni e capacità necessarie ad agire come uno stato membro dell’Ue, ribadiscono gli analisti dell’Istituto per gli studi di Politica Internazionale.

Il rischio è che la lunga stasi nella “sala d’attesa” europea finisca per prolungare le difficoltà in cui versano ancora i paesi dell’area, tra persistenti tensioni interne e complessi processi di distensione regionale, così come il difficile rafforzamento delle istituzioni, al fine di affrontare le sfide socio-economiche dell’intera regione e lottare contro corruzione e crimine organizzato.

La crisi dei profughi lungo la “rotta balcanica” degli ultimi mesi ha aggiunto un ulteriore fattore di criticità a un quadro regionale marcato da molteplici fragilità, dimostrando inoltre un’evidente interdipendenza tra i paesi dell’Ue e i Balcani occidentali. Uno strumento per accelerare i rapporti e innescare un reale dibattito è quello del nuovo Programma trilaterale “Interreg IPA CBC Italia-Albania-Montenegro”.

“Questo programma può realmente aiutarci a scambiare le migliori esperienze, a progettare investimenti sul turismo, l’avvio di imprese,degli scambi commerciali e sulla cultura. Stiamo lavorano fianco a fianco anche su agricoltura, ambiente e sostegno per le piccole e medie imprese”, ha recentemente dichiarato la ministra albanese dell’Integrazione Europea, Klajda Gjosha.

Quanti sono i cittadini informati su tale problematiche e opportunità? Il dibattito pubblico è viziato e il rischio delle Ragioni di Stato contro lo stato di Diritto è estremamente vivo. Balcani, migranti e diritto umano alla conoscenza per il rafforzamento dell’Europa dei Diritti: una proposta concreta per l’Europa e per le relazioni internazionali.

Per conoscere il lavoro del Global Committee For The Rule of Law: http://globalcommitteefortheruleoflaw.org/

*Political Analyst, Componente della Ong “Nessuno tocchi Caino” e membro del Comitato Centrale della Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo

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