Home Approccio Italo Albanese Il call center italiano non paga? Caccia al “mostro italiano” in Albania!

Il call center italiano non paga? Caccia al “mostro italiano” in Albania!

Di Exit.al

Numerosi giornali, televisioni e siti online hanno divulgato con sospetta tempestivita’ (al pomeriggio della domenica) una notizia  spiacevole, ma non per questo degna di tanta attenzione.

La procura di Tirana avrebbe aperto una  indagine sull’amministratore di uno dei piu’ noti Call Center italiani in Albania  con le imputazioni di truffa, occultamento di ricavi e assunzione illegale.

I fatti che avrebbero fatto scaturire l’indagine sarebbero stati denunciati da due  dipendenti  alle quali non sarebbe stato pagato lo stipendio e nemmeno i contributi sociali.

Il call center in questione e’ stato registrato a Fier a fine gennaio 2015 e successivamente ha aperto altre quattro sedi a Tirana e una nel 2017 a Elbasan. L’azienda occupa stabilmente svariate centinaia di persone.

Nell’unico bilancio disponibile, quello del 2015, anno in cui l’azienda ha iniziato l’attivita’, l’azienda registra di aver pagato, presumibilmente per  meno di 10 mesi di attivita’, circa 1,2 milioni di euro solo di stipendi e contributi, il che lascia pensare che l’attitudine normale dell’azienda sia quella di pagare regolarmente.

Sembra pertanto piuttosto improbabile che il mancato pagamento degli stipendi a due soli dipendenti sia da addebitare ad un malcostume (comunque da condannare e reprimere con decisione) peraltro molto diffuso anche tra i grandi imprenditori albanesi. Sembra molto piu’ probabile che possa essere stato un malinteso o una vendetta ben orchestrata.

Quella che appare assolutamente sproporzionata (sempre che sia successo veramente) e’ la decisione della Procura di aprire una indagine per truffa e altri reati, e la relativa pubblicazione del nome dell’amministratore e socio unico della societa’, diffuso da tutti i media.

Se cosi’ fosse, verrebbe da chiedersi se la Procura di Tirana non abbia da perseguire qualche ipotesi di reato piu’ importante, come potrebbe essere, ad esempio, il caso del minorenne trovato morto durante il lavoro notturno (e non assicurato) nella discarica gestita dal Comune di Tirana.

Rintracciato da Exit.al in Italia, dove si trova temporaneamente per ragioni professionali, l’amministratore della societa’ ha dichiarato:

  • di aver effettivamente avuto problemi con alcuni dipendenti che da molto tempo gli creavano problemi inesistenti, e di averli licenziati,
  • di non avere alcuna pendenza retributiva o fiscale nei loro riguardi o di chicchesia,
  • di aver ricevuto in merito una ispezione dell’Ispettorato del Lavoro, conclusasi con un verbale senza alcun addebito
  • di non avere ricevuto alcuna notizia o notifica di una indagine della Procura a suo carico,

Secondo lui, la storia si rivelera’ una montatura mediatica orchestrata dai suoi ex-dipendenti, ma si dichiara molto sorpreso dalla leggerezza di alcune testate giornalistiche (di cui almeno una di proprieta’ italiana) nel pubblicare, senza un minimo di verifica, notizie prive di fondamento, avendo creato, con la loro sostanziale mancanza di professionalita’, un grave danno reputazionale alla sua azienda.

Questo atteggiamento di terrorismo mediatico ai danni di quei pochi imprenditori stranieri che (nella peggiore delle ipotesi) si permetterebbero di comportarsi come molti loro colleghi albanesi, gia’ comprovato da altri accadimenti simili in un recente passato, costituisce la prova evidente di un clima irresponsabilmente ostile agli investimenti stranieri, per di piu’ in un momento in cui la permanenza in Albania di centinaia di Call Center italiani e’ messa in forse dalle recenti novita’ legislative italiane, con il concreto rischio per l’Albania di perdere molte migliaia di posti di lavoro.

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