Home Approccio Italo Albanese La vuota retorica dell’unificazione: “O ci accettano nella UE o impazziremo”

La vuota retorica dell’unificazione: “O ci accettano nella UE o impazziremo”

Di Enver Robelli, Tradotto da Exit.al

Quando non ci sono le partite della Juventus, Edi Rama si diletta in politica. Quando non minaccia che si dimetterà da Presidente, se il progetto di legge per la costituzione dell’esercito del Kosovo non viene approvata, il Presidente del Kosovo si unisce alla retorica di Rama, che recentemente ha dichiarato a Politico che il Kosovo e l’Albania devono creare “una piccola unione” se non vengono accettati nella “grande unione”, l’Unione Europea. Secondo Rama, la popolazione balcanica può impazzire e l’Europa si trova a confrontarsi con un “incubo” se le speranze di entrare nell’Unione Europea svaniscono.

Qualcuno prende queste minacce seriamente? Se il popolo dei Balcani vuole veramente impazzire, nessuno sarà in grado di fare niente. La dimostrazione di questo l’abbiamo avuta negli anni novanta, con la disintegrazione dell’ex Jugoslavia e con le fraudolente piramidi finanziarie in Albania, durante le quali anche Zani Caushi, un bandito di Valona, è diventato un importante fattore politico. Il prezzo di questa follia lo stanno ancora pagando le generazioni attuali, i giovani e i vecchi.

Edi Rama ha trascorso la maggior parte degli anni novanta lontano dai Balcani, come un pittore itinerante, e questo è il motivo per cui le parole “o ci accettano o il popolo balcanico può impazzire” scivolano fuori dalla sua bocca così facilmente.

La situazione diventa ancora più buffa quando Hashim Thaci entra a far parte della mischia, utilizzando parole ancora più forti di quelle di Rama: “Se la UE non ci accetta, tutti gli albanesi vivranno in unico Stato”. Quando si ha un sacco di tempo libero come Thaci, quando le iniziative falliscono continuamente, quando non si è fatto nessuna importante visita ufficiale all’estero, tutto ciò che rimane da fare è quella di commentare le dichiarazioni di Rama. Le minacce emesse da questo duo di politici rischiano di non essere prese sul serio. La qualità di queste minacce è simile a quella di un coniglio che cerca di spaventare il leone.

In primo luogo, nessuno può fermare la creazione di una “piccola unione” tra Albania e Kosovo, se l’unione significa vicinanza economica, vicinanza fra le istituzioni e cooperazione culturale per il reciproco beneficio. Il problema è che le élite politiche di Tirana e di Pristina sono controllate dagli oligarchi albanesi e dall’economia serba e dall’intersezione di interessi malavitosi, che anche se Rama e Thaci parlano di “unificazione”, essi hanno solo approfondito il divario. Che cosa faranno gli oligarchi dell’economia serba se c’è una forza che regola il mercato tra il Kosovo e l’Albania? Che cosa ne sarà di centinaia di aziende serbe che coprono il mercato albanese, se gli albanesi non saranno utenti con poca conoscenza sociale e nazionale?

Il buon coordinamento dei due governi nel loro approccio politico è reso visibile dal recente dibattito sulla creazione di un’unione doganale nei Balcani, dibattito avviato dal Primo Ministro serbo Aleksandar Vucic. Questa idea sembra essere stata accolta molto bene dal Governo Rama, mentre il Primo Ministro del Kosovo afferma: noi non accettiamo questa proposta; e il Ministro degli Affari Esteri dichiara: non l’accetteremo mai. Quindi, a cosa serve fare tutte queste riunioni congiunte tra i due governi, quando dopo ogni vertice dei Paesi dei Balcani, Pristina accusa il Governo Rama di cadere nella trappola di Vucic?

Con le loro recenti minacce, Rama e Thaci vogliono dare la colpa alla UE per la stagnazione del processo di integrazione dei paesi dei Balcani, soprattutto per quanto riguarda il Kosovo e l’Albania. Veramente, l’Unione Europea attraversa la crisi più difficile sin dalla sua istituzione, e se Marine Le Pen, candidato dell’estrema destra alle elezioni presidenziali francesi, vince il secondo turno delle votazioni in maggio, il progetto della UE finirà, almeno così come lo conosciamo. Al di là dell’alta politica, va detto che l’elité politica albanese a Tirana – quella che si è comportata in modo irresponsabile e quasi criminale dal momento della caduta del comunismo, avvenuta più di venticinque anni fa, è stata seguita da vicino e imitata dai suoi partner politici di Prishtina.

Nel 2017 le relazioni internazionali hanno detto che la raccolta e il contrabbando della cannabis è triplicato nel corso dell’amministrazione Rama (altri esperti sostengono che essa è quadruplicata). Funzionari di Polizia albanese fuggono verso i Paesi occidentali e ad alcuni di loro viene anche concesso l’asilo, con la giustificazione che sono perseguitati dal Governo perché stavano investigando sui signori della droga. Proprio ora che hanno iniziato a parlare della creazione di un sistema giudiziario, che dagli anni novanta è servito come uno strumento per proteggere gli interessi dei politici corrotti e dei loro partner criminali.

Non è colpa dell’Europa se le navi piene di cannabis vengono intercettate nel mare Adriatico. Non è colpa dell’Europa se, nel 2015, hanno scoperto un laboratorio di droga a Elbasan o se i trafficanti arrestati non sono ancora stati condannati (tra i quali c’erano il nipote di Enver Hoxha e due colombiani). Non è colpa dell’Europa se in Albania le spiagge sono inquinate. L’Albania è un Paese candidato ad aderire all’UE e dipende dai politici albanesi portare avanti i progressi in questo senso. Se, quando tutti i capitoli dell’appartenenza all’Unione Europea saranno stati negoziati, ci sarà un Paese che bloccherà l’ingresso dell’Albania, allora Edi Rama o il Primo Ministro che ci sarà in quel momento, avranno il diritto di criticare l’Europa. Non oggi però, perché ancora non sono soddisfatti tutti i criteri per entrare a far parte della UE.

Per quanto riguarda la stagnazione del Kosovo: è colpa dei partiti politici, specialmente quelli che sono stati al potere per un lungo periodo di tempo, che hanno portato il Paese in questo stato. Hanno fatto, attraverso insensati negoziati con Bruxelles, innumerevoli affari politici, privatizzazioni criminali, hanno distrutto il sistema dell’istruzione e hanno introdotto il nepotismo. Il risultato di queste politiche è l’esodo dal Kosovo, negli ultimi tre anni, di oltre un centinaio di migliaia di persone.

I politici albanesi, come Thaci e Rama (e altri al potere prima di loro), guardano oltre questo precipizio e rendono vuote le minacce alla UE: “O ci accettano o diventiamo pazzi”.

Questo articolo è stato pubblicato da Prishtina Insight.

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