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Cara on. Meloni noi italiani che viviamo a Tirana non siamo esuli, siamo a casa!

“Cara onorevole Giorgia Meloni, studiare o lavorare in Albania, per gli italiani, non è da esuli!”

È questo atteggiamento sbagliatissimo e non rispettoso della Storia che finisce con il favorire l’avanzata di culture che il centrodestra dice di voler contrastare. Eppure a Tirana la politica del Governo si fa nei palazzi italiani degli anni 20 e 30!

In chiusura di campagna elettorale, è balzata in evidenza, ai meno distratti, la infelicissima battuta dell’onorevole Giorgia Meloni, sorella d’Italia del centrodestra, contro la tendenza di diversi studenti italiani a studiare all’estero. E quale Paese ha citato come.e esempio negativo da cui andarsene per tornare nel (l’ex) Belpaese? Ma chiaro, l’Albania! E ti pareva che la demonizzazione avesse il suo capro espiatorio!

Cara onorevole Giorgia Meloni,

con tutta la stima Le dico che studiare o lavorare a Tirana in Albania non è da esuli ma da Italiani inseriti in un Paese storicamente filo italiano. In Albania si respira una cultura storicamente e architettonicamente italiana, che risale agli anni Venti e Trenta quando i Governi italiani dell’epoca mandarono in Albania la migliore classe dirigente di cui disponevano con l’obiettivo di creare una comunione stabile. Proprio perché l’Albania è sempre stata vista – prima della tragica lunga parentesi del comunismo autarchico di stampo nord coreano – un Paese amico e fratello, non una realtà estera o peggio ancora straniera.

Sono le persone come Lei, cara onorevole Meloni, a creare, magari involontariamente solo perché non conosce la storia Italo albanese, le condizioni affinché Nazioni storicamente filo italiane come Albania e Romania siano viste con ostilità o sufficienza mentre crescono semmai le attenzioni, e gli investimenti, di Paesi avanzati come Germania e Turchia. Voi, cari amici di fratelli d’Italia, che dite di voler contrastare l’avanzata tedesca o turca in Europa, con il vostro atteggiamento anti Albanese, che porta l’Italia indietro prima del 1900, favorite questa avanzata e criminalizzare una popolazione di studenti e di lavoratori italiani che qui a Tirana hanno trovato un ambiente accogliente in cui svolgere le proprie rispettive attività.

Se Lei verrà a Tirana,

in veste di donna delle istituzioni, di sorella d’Italia o di semplice turista, potrà vedere con i Suoi occhi come le istituzioni governative albanesi abbiano le proprie sedi in palazzi italiani, come il viale centrale di Tirana sia stato realizzato sul modello del quartiere Eur della Sua Roma, come infine molte testimonianze di Roma antica facciano dell’Albania un museo a cielo aperto e un patrimonio UNESCO.

Favorendo il pregiudizio contro l’Albania, Lei va contro gli interessi stessi degli Italiani e si mette in contraddizione con le esigenze di sviluppo del made in Italy e di protezione delle tradizioni italiane a

Lei tanto care.

Nel sud Italia, dove il Suo partito ha radicamento, ha mai visto le bellissime comunità arbereshe? Quando è scesa a Palermo per sostenere il Suo candidato Nello Musumeci ha mai fatto un salto nella vicinissima Piana degli Albanesi? È mai stata in Calabria o in Puglia dove le comunità secolari di origine albanese sono parte integrante della cultura italiana?

Cara onorevole Meloni, impedire a un italiano, o scoraggiare l’esperienza di uno studente o di un lavoratore italiano a Tirana non fa che indebolire ancora di più uno dei pochi Paesi al mondo in grado di rappresentare non solo un approdo per molti Suoi e miei Connazionali afflitti dalla crisi, ma anche un validissimo argine nei confronti di quelle culture, non compatibili con stili e valori occidentali, che Lei dichiara di voler contrastare a tutti i

Suoi comizi?

È così che un partito chiamato fratelli d’Italia vuole promuovere la fratellanza nel nome della italianità? Scoraggiando la presenza di italiani in una nazione in cui essa può rappresentare – a differenza che in altri Paesi – una risorsa per l’Italia stessa?

Forse, prima di formulare certe esternazioni, un ripasso storico e soprattutto una visita sul posto eviterebbero tante figuracce e tanta non-conoscenza del passato proprio dell’Italia stessa.

Alessandro Zorgniotti
Giornalista da tre anni in Albania

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