Home Approccio Italo Albanese Sergio Fontana: “Dateci la legalità, e gli investitori italiani verranno in Albania”

Sergio Fontana: “Dateci la legalità, e gli investitori italiani verranno in Albania”

Sergio Fontana, nuovo Presidente di Confindustria Albania, ha rinnovato con forza l’appello al Governo di Tirana: “I nostri due Popoli sono fratelli da sempre, la certezza del diritto rafforzerà i legami in senso anche economico”

Buon giorno cari amici di Radio Radicale. Eccoci qui con Sergio Fontana nuovo Presidente di Confindustria Albania che martedì 27 marzo ha svolto il proprio discorso di insediamento davanti al pubblico di autorità e imprenditori intervenuti al Congresso dell’Associazione degli industriali italiani in Albania. Congresso ospitato dal Tirana International Hotel e che viene celebrato ogni anno per un bilancio delle attività realizzate e da realizzare.

Presidente Fontana, buongiorno. Quest’anno avete scelto di dedicare il tema centrale della vostra assemblea alla riforma giudiziaria. Per Voi industriali si tratta quindi di una questione importante come e più di altre questioni come la burocrazia e le tasse?

“Anzitutto saluto gli ascoltatori e amici di Radio Radicale che ci stanno seguendo sia in Italia che in Albania. Esattamente come ha evidenziato nella Sua domanda, per noi è di grande importanza far sì che l’Albania possa diventare un Paese sempre più attrattivo e accogliente sia per gli imprenditori italiani che vogliono valutare la possibilità di crescere qui, sia per gli investitori già presenti. A questo fine, come è stato evidenziato nel corso dei lavori della nostra Assemblea da tutti i relatori, con interventi di alto profilo tecnico-giuridico, la garanzia di regole certe, rispettate e fatte rispettare, diventa condizione irrinunciabile perché si possa creare ricchezza e benessere nell’interesse degli operatori economici italiani e della comunità albanese a cui siamo legati da rapporti di fratellanza autentica”.

Presidente, in premessa vuole spiegare la storia e l’origine di Confindustria Albania?

“Assolutamente. La nostra Associazione nasce da Confindustria Bari – Bat (Barletta-Andria-Trani) e inizialmente consisteva in un piccolo ufficio a carattere regionale. In un secondo momento tuttavia, la consapevolezza dell’interesse che veniva manifestato da importanti aziende italiane non soltanto della Puglia, che è la Regione più direttamente interlocutrice dell’Albania per ovvie caratteristiche geografiche, ma anche di altre realtà dalla Lombardia alla Sicilia, ci ha portati ad assumere una caratura nazionale nella nostra attività di rappresentanza in questo Paese vicino di casa e, lo ribadisco ancora una volta, fratello dell’Italia e unito a essa dal mare. Nella prima fase, il Presidente è stato nominato da Confindustria a livello centrale, nella persona del mio predecessore Donato D’Agostino che ha avviato il compito di organizzare e strutturare l’Associazione. Un lavoro nel quale ho avuto l’onore di subentrare io, dapprima nominato sempre da Confindustria Roma e Bari – Bat e adesso in forza della legittimazione dal basso venutami dal voto della base degli iscritti. Una investitura che mi carica ancor più di orgoglio in quanto espressione della convergenza di tutti quanti fanno parte di Confindustria Albania”.

Da imprenditore che opera in due Paesi, entrambi non facili dal punto di vista della giustizia soprattutto civile, ha notato quali fattori di somiglianza o differenza fra Italia e Albania? E ritiene che le riforme potranno essere attuate prima qui che lì?

“Noi abbiamo nel quotidiano tante difficoltà sia in Italia che in Albania, dalla burocrazia alla lentezza della giustizia che non facilitano il fare impresa. Tuttavia, come dico da sempre, l’impresa non si fa con i “se” o desiderando in maniera astratta una Politica diversa, la fine della crisi o condizioni migliori; l’impresa si fa “nonostante” tutto, e se ci sono aziende serie e davvero intenzionate a crescere, le difficoltà si superano. Per questo l’Albania può essere una base veramente importante per coloro che, dall’Italia, vogliono investire e creare nuova economia nei Paesi dell’Est”.

Questo Congresso è arrivato poco più di un mese dopo la missione di sistema di cui Voi siete stati co-organizzatori con Governo italiano e altre istituzioni dedicate all’internazionalizzazione. C’è un collegamento fra i due eventi?

“La missione del Sistema Italia in Albania si è svolta nel segno di un grandissimo successo e di una cooperazione eccellente tra lo Stato italiano e lo Stato albanese. Confindustria Albania ha potuto lavorare benissimo con l’Ambasciata e l’Istituto per il commercio estero e con tutta la struttura del Ministero dello Sviluppo economico. La missione imprenditoriale è stata un modello di sana “Politica” con la P maiuscola, politica anche industriale e di impresa. Da qui si è rafforzata la consapevolezza di come la collaborazione tra i nostri due Stati possa moltiplicare davvero i risultati finali dove 1 più 1 sia uguale non a 2 ma a 3 e dove aziende italiane, albanesi e miste dialogano e lavorano fianco a fianco”.

Proprio due settimane fa, da questo microfono, la nuova direttrice dell’Istituto per il commercio estero ha sollevato il problema della troppa incertezza del diritto e della giustizia che non rende possibile l’arrivo di un consistente numero di investitori medio grandi. È il segnale che le istituzioni economiche italiane – come Voi e come Ice – pongono un ultimatum al governo Albanese: dateci la sicurezza e verremo?

“Ho avuto modo di legge sulla Vostra prestigiosa rivista online l’intervista alla Dottoressa Elisa Scelsa, responsabile dell’Istituto ICE a Tirana, e sono totalmente d’accordo con lei. Come ho detto all’inizio, solo rendendo effettiva la legalità e rafforzando le infrastrutture dello Stato di diritto, potremo far crescere il numero degli investitori, e quindi gli investimenti industriali in Albania”.

La questione giudiziaria in Albania riguarda, potenzialmente, ogni singolo cittadino e ogni singolo business, dal più piccolo al più grande. Il Congresso appena svolto potrà essere di aiuto anche a chi, imprenditore italiano piccolo, si ritrova proprio malgrado alle prese con la macchina della giustizia albanese? Le chiedo questo perché alcuni, con toni accesi, hanno sollevato la polemica che questo convegno sarebbe utile solo a pochi gruppi. Lei come risponde?

“Io rispondo con il numero delle Aziende che sono iscritte a Confindustria Albania. Della nostra Associazione fanno parte piccole, medie e grandi realtà, e io sono il Presidente di tutte queste. In Confindustria in generale, la maggioranza è rappresentata dalle PMI, che sono predominanti rispetto ai grandi gruppi, e io sono il Presidente di una base associativa soprattutto di piccole e medie imprese. Se, attraverso iniziative come quella che abbiamo promosso, daremo il nostro contributo al miglioramento del sistema, in questo caso giudiziario, i benefici saranno per tutti gli operatori economici, anche per quelli che non fanno parte di Confindustria Albania, perché il beneficio sarà per il Sistema Paese”.

Una domanda se possibile sullo scenario italiano. Tra poco partirà il processo costituzionale in Italia per formare un nuovo Governo. Si tratta di un momento molto importante per le relazioni italo albanesi. Che cosa si aspetta Confindustria dal futuro Governo italiano per sostenere il business italiano in Albania?

“Proprio perché storici e di fratellanza, i rapporti fra Italiani e Albanesi sono tali che prescindono e sempre prescinderanno da qualsiasi Governo. Mi auguro naturalmente, come tutti i Cittadini Italiani, di vedere al più presto espresso in Italia un Governo in grado di definire anche una politica estera, ma comunque queste relazioni binazionali fra i nostri due Popoli andranno avanti”.

Intervista realizzata da Artur Nura con la trascrizione di Alessandro Zorgniotti

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