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Genova, il crollo di un mito figlio di un boom che non c’è più – Un ponte pieno di ricordi che mai si pensava potesse…

Di Alessandro Zorgniotti

Quando nello scorso mese di aprile andai a Genova, per seguire con l’amico e collega Artur il convegno di presentazione dei Banchieri di Beppe Ghisolfi, nello splendido palazzo Ducale, mai e poi mai avrei pensato di vedere le scene raccapriccianti del crollo di un ponte tanto fondamentale per i trasporti italiani come il Morandi.

Un viadotto non lunghissimo ma affascinante nei miei ricordi di bambino e di ragazzo, quando lo utilizzavo assieme alla mia famiglia per una gita nel capoluogo ligure, o assieme agli amici di una comune militanza politica socialista e repubblicana, nella cosiddetta Prima Repubblica, per andare a congressi e convention nel centro Italia.

Per me era il “ponte di San Francisco”, perché da ragazzino ero un grande appassionato della saga poliziesca televisiva americana e il ponte di Genova, con quelle grandi arcate capovolte che puntavano il cielo, tale mi appariva.

Sono passati oramai quattro mesi, dicevo all’inizio, dall’ultima volta in cui l’ho utilizzato per raggiungere la conferenza bancaria, e il pensiero in aprile correva avanti su quel ponte e indietro in anni di bei ricordi personali e politici.

Poi Genova per me era il cuore del socialismo liberale, la sede di mille battaglie di civiltà e di quel congresso del Partito socialista Italiano drammaticamente mai celebrato in quel 1992 in cui tutto, politicamente, crollò.

Mai avrei potuto immaginare, nel ferragosto che oramai da quattro anni trascorro in Albania e Balcani dove vivo e lavoro, mai e poi mai avrei pensato a quel ponte “americano” adesso sostituito dal vuoto sospeso, a quelle carreggiate percorse avanti e indietro franate in un volo di ottanta metri, lo stesso impatto di un terremoto o di un attentato bellico. Ma la guerra non c’è, e le calamità naturali, con cui Genova e i suoi abitanti convivono da sempre, questa volta hanno ceduto il passo a una più grande: la calamità dell’errore umano.

Non voglio entrare, e mi sembra squallido il contrario, in una polemica tra destra e sinistra, o tra tutti e un Governo che, pur con tutti i propri limiti, è in carica da poco più di due mesi.

Anche dall’estero amo aggiornarmi sul mio Paese di origine, legato a filo doppio all’Albania – dalla stessa Genova esistono diversi collegamenti aerei con Tirana – e la “scena siriana” di devastazione che ho visto ieri dalle immagini TV e internet in arrivo dalla Liguria hanno trasformato i miei ricordi giovanili e recenti nel pensiero di una specie di miracolato.

Un ponte, il Morandi di Genova, progettato forse con un peccato originale e costruito fra gli anni 50 e 60 sotto la spinta del primo boom economico italiano, pensato forse per un’Italia che si immaginava avesse già raggiunto il massimo del suo sviluppo economico e sociale. Così un mondo intero si muoveva su quel ponte – più merci e più persone facevano rotta su Genova -, ma lui rimaneva in pratica quello delle origini pur con alcune migliorie e manutenzioni come quelle delle arcate nel tentativo di rinforzarlo. Ultima beffa, il bando della società autostradale italiana per apportare ancora degli adeguamenti: risale a qualche mese fa. Domanda: perché il ponte non è stato nel frattempo chiuso al traffico? Le vite umane valgono il prezzo di qualche ora in più di coda su viabilità alternative.

Dall’Albania, che con la Liguria condivide una serie di vocazioni portuali e turistiche molto simili, la più alta solidarietà al popolo Ligure. Le autostrade sospese nel vuoto di un fiume o di un paesaggio, sorrette su piloni sempre più alti, rappresentano oramai una architettura sempre più frequente e familiare anche qui nei Balcani: sono una necessità, lo riconosciamo tutti, ma proprio per questo devono difendere le vite umane che le attraversano e non tenerle in sospeso.

Se serve, nella loro realizzazione facciamo intervenire anche organizzazioni internazionali umanitarie come l’OSCE ma facciamo sì che dopo la loro apertura al traffico non si aprano più rischi o incertezze di nessun tipo!

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