Home Approccio Italo Albanese I venti immigrati della nave “Diciotti” e le relazioni italo-albanesi

I venti immigrati della nave “Diciotti” e le relazioni italo-albanesi

Di Alban Daci

Dobbiamo reagire, in fretta possibilmente, prima di perdere l’Italia come un alleato strategico. In questi giorni, sta facendo eco la notizia della volontà del Governo albanese di ricevere 20 immigrati della nave “Diciotti”.

L’atto del Governo albanese ha una valenza positiva, ma si tratta di un’iniziativa simbolica poiché, in realtà, l’Albania continua a produrre emigranti e, anche se ha espresso la volontà di accogliere venti di quelli sbarcati in Italia, non può trasformarsi in un Paese che può permettersi di ospitare un flusso periodico di immigrati. Per non dire, poi, che non sappiamo quanto i profughi della nave “Diciotti” saranno felici di andare in Albania: un Paese non molto diverso da quelli da cui provengono. La disoccupazione, la povertà e corruzione in Albania sono paragonabili con quelle di diverse nazioni africane. A confronto con alcuni di essi, anzi, la situazione è forse molto peggiore per quanto riguarda la scarsità di investimenti esteri e il quadro generale dello sviluppo economico.

Ma la disponibilità del Governo albanese è anche un tentativo di riavvicinarsi alla nuova leadership italiana.

A prescindere da tutto, l’Italia continua ad essere il Paese alleato strategicamente più importante per l’Albania, sia per quanto riguarda gli investimenti esteri che per l’intensità degli scambi commerciali. La stessa cosa, però, non si può dire per i rapporti istituzionali tra Albania e Italia. Qualcosa è successo, in Italia, dopo le ultime elezioni politiche perché al potere sono giunti due personaggi nuovi, populisti e contrati all’establishment. Salvini si distingue per i suoi atteggiamenti critici contro gli Albanesi in quanto immigrati e, di conseguenza, per un’avversione di base per l’Albania. Nel passato di Salvini si registrano diversi atteggiamenti che la confermano.

Il suo successo politico, tra l’altro, è legato proprio alle dichiarazioni contro gli immigrati e ai proclami contro “l’invasione dell’Italia”. Le sue parole sono state sempre molto dure, sopratutto nei confronti degli immigrati clandestini. In Italia ci sono più di 500mila immigrati albanesi regolari: tanti di loro hanno ottenuto la cittadinanza italiana per matrimonio o per il fatto che sono nati in Italia e hanno compiuto i 18 anni. Per questo, molti messaggi di Salvini, in modo diretto ma anche indiretto, si riguardano inevitabilmente gli Albanesi.

Questo, però, -è bene sottolinearlo- è un atteggiamento privo di fondamento: per la storia, per la cultura e per i rapporti passati con l’Italia, gli Albanesi che risiedono nella Penisola non possono e non devono essere paragonati con altri immigrati.

Questa è la teoria che sostengo da sempre, perché la comunità albanese in Italia è ormai pienamente integrata: questo è dovuto al fatto che tutti gli Albanesi conoscono la lingua italiana e molti di loro da prima di arrivare in Italia ma è dovuto anche ad altri fattori socio-culturali.

Invece Di Maio non ha –almeno in linea di principio- problemi con l’immigrazione: il suo odio, in quanto leader politico, si rivolge principalmente contro la vecchia élite politica del Paese.

Per le ideologie sbandierate, dunque, Salvini è “obbligato” a odiare gli Albanesi, in quanto sono immigrati, e Di Maio a odiare la classe politica “tradizionale”. In questa nuova realtà, il Presidente del Consiglio albanese, Edi Rama, ha perso i tradizionali buoni rapporti istituzionali con i vertici italiani e si trova nella necessità di un riavvicinamento politico con la nuova leadership italiana. I vecchi socialisti italiani, amici storici di Rama e del Partito Socialista albanese, sono usciti dallo scenario politico italiano, forse per sempre. In più, Edi Rama non è ben visto da Di Maio in quanto rappresentante dei politici di “vecchio stampo” e in quanto legato al vecchio establishment italiano.

Inoltre, Edi Rama non ha nessuna possibilità di stringere relazioni politiche con Salvini, data l’avversione di quest’ultimo per la Sinistra. Dunque, verosimilmente, il premier albanese è malvisto dall’attuale governo italiano. Questa nuova situazione può avere conseguenze per i rapporti istituzionali tra Italia e Albania ma anche sugli scambi commerciali e la quantità degli investimenti tra i due Paesi.

Rama sta cercando in modo disperato di creare rapporti con la nuova leadership italiana e l’offerta di accoglienza per 20 immigrati della “Diciotti” rientra tra le iniziative strategiche avviate proprio per riavvicinarsi all’Italia. In realtà, la sua iniziativa è destinata a fallire per le ragioni che abbiamo sopraindicato ma anche perché, negli ultimi cinque anni del suo governo, con le sue politiche inconsistenti, ha prodotto altre migliaia di emigrati verso i Paesi europei e, in particolare, anche verso l’Italia: per questo, sicuramente Salvini non apprezza il modello politico ed economico adottato da Rama.

La possibilità reali di un riavvicinamento con la nuova leadership italiana le ha Lulzim Basha, il leader dell’opposizione e capo del Partito Democratico Albanese. Basha ha chance concrete di creare buoni rapporti con Salvini, in quanto entrambi esponenti della Destra politica. Per la verità anche Basha è molto in ritardo in questa direzione: in qualità di leader dell’opposizione albanese, dovrebbe organizzare un giro di visite in Italia per incontrare da vicino gli esponenti di punta dei partiti di governo, in particolare Salvini e Di Maio, che rappresentano il presente e il futuro politico dell’Italia.

Basha deve accettare e “abbracciare” la nuova realtà politica italiana. Rama, invece, presto sarà il passato.

Salvini, al di là degli atteggiamenti politici che gli servono per i consensi elettorali, è un leader pragmatico e con lui si può trovare un linguaggio comune per gli interessi condivisi tra Italia e Albania. Per quanto riguarda le critiche che rivolge all’U.E., Salvini ha pienamente ragione, dato che, per come stanno le cose, le istituzioni europee non funzionano.

Un’Europa che è inefficiente già per gli stati membri e che darà problemi anche all’Albania che vuole entrare presto nella Comunità. Occorre una nuova formula per le istituzioni continentali, secondo la quale tutti i Paesi devono essere trattati alla pari, senza discriminazioni o –peggio ancora- forme di sottomissione politica ed economica. Se Basha non reagisce subito per ristabilire relazioni politiche con i nuovi leader italiani, l’Albania rischia di perdere un partner strategico che le è stato sempre vicino nei momenti più difficili.

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