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Viaggio a Pristina: tra il welcome di Clinton e gli American e Turkish dream resiste qualche goloso angolo di Europa

Di Alessandro Zorgniotti

“Welcome in Pristina”. Il sorriso monumentale di Bill Clinton, dall’alto del piedistallo su cui si eleva la sua statua, da oramai vent’anni saluta i visitatori in arrivo e i residenti di rientro nella capitale Kosovara. Confesso che, dopo le mie molte visite – turistiche e lavorative – nella “Kreu Qyteti” del Kosovo, questo è un saluto al quale mi sono piacevolmente abituato, perché evoca in me ricordi studenteschi, quando le tragiche vicende balcaniche di fine anni Novanta in Albania e Kosovo. Chiaramente non tutto si concluse con un sorriso, anzi le vicende tutt’ora attuali ci dicono il contrario o comunque che resta molta strada da fare, però il faccione sorridente di Bill rincuora sempre tutti nell’annunciare l’arrivo nel centro di Pristina passando attraverso il boulevard a lui intitolato.

Vado in Kosovo con la consapevolezza di una realtà divisa tra American dream e Turkish dream, e dove il sogno europeo si limita al desiderio, soprattutto dei giovani Kosovari, di poter ottenere un visto per la Germania o la Svizzera. Per questo saluto con grande piacere la decisione della Commissione UE di Bruxelles di proporre a Parlamento di Strasburgo e Consiglio d’Europa una decisione, entro fine anno, favorevole alla liberalizzazione dei visti di ingresso nella Comunità Europea, in analogia alla storica determinazione che fu assunta per l’Albania nel 2010 per farne un Paese Visa free.

Dal boulevard Clinton il centro storico di Pristina si apre con la cattedrale cristiana legata alla figura di Madre Teresa, e questo è un bel punto di partenza, perché il viale centrale di Pristina, tutto pedonale, è dedicato alla grande Santa sociale di origine Albanese e si conclude, davanti alla sede del Parlamento del Kosovo, con i due importanti monumenti a Skenderbeu e al padre della Indipendenza nazionale Ibrahim Rugova. Vicino alla statua di quest’ultimo, timido approccio italiano, il negozio della catena di abbigliamento Benetton.

Da quel momento in avanti, a prendere il sopravvento è il Turkish dream, e ancora nel giorno di ferragosto alla cima di viale Madre Teresa era in corso una fiera di prodotti tipici dal titolo “Kosovo Turkish Madhe bashku”, grandi insieme.

Osservando i cantieri di antiche moschee in fase di restauro, e le targhe di molti uffici pubblici e di cooperazione, non è difficile trovare targhe che espongono la doppia bandiera Kosovara e Turca, mentre la presenza Americana si sviluppa soprattutto dal punto di vista del coordinamento militare e della diffusissima presenza della moda del fast food, oltre che attraverso gli uffici, molto importanti e utili, della cooperazione Usaid.

E l’Europa? Bruxelles sembra si sia finalmente decisa a concedere la liberalizzazione dei visti, mentre da tempo a Pristina UE è sinonimo soprattutto di Germania e di Svizzera tedesca, mentre la Francia gioca nelle retrovie e l’Italia – ahimè – resta in panchina. Unica consolazione, andando in via Mujo Ulqinaku, vicino alla cattedrale cristiana, si scopre che le Ambasciate italiana e albanese sono vicine di casa.

La presenza italiana si riduce però a qualche comitiva turistica e al nome di qualche ristorante. Certamente non un buon segno. Anche in questo caso sono i territori a muoversi prima, se si considera che il sindaco di Piana degli Albanesi, splendido Comune siciliano alle porte di Palermo, è stato recentemente premiato dal Governo di Pristina come esempio di tutela e valorizzazione della diaspora albanese e delle comunità italo-albanesi e arbereshe.

Dietro il monumento di Skenderbeu facciamo una piacevole scoperta, che poi tanto scoperta non è se si considera che parliamo di un locale enogastronomico premiato nella scorsa primavera a Tirana, dall’ambasciatrice francese madame Cristina Vasak, nell’ambito del forum Franco Albanese svolto al Rogner Hotel.

Parliamo del Bouchon, un elegante bistrot che ci porta nelle atmosfere parigine, nizzarde e marsigliesi con quel che di romantico french style. Qui siamo accolti dalla gentilezza della proprietaria, la signora Florie Bajraktari Vanhove, che a Tirana ha ritirato il premio messo a disposizione dal sistema Francia in Albania.

“Il Bouchon vuole essere un boccone di Europa di alta qualità, e Pristina è una sfida per noi, perché la nostra è una clientela internazionale e Governativa, mentre sugli abitanti di Pristina dobbiamo lavorare ancora molto dal punto di vista della cultura europea del cibo”. Fra i clienti d’eccezione, anche il Presidente del Kosovo Hashim Thaci, che fra i molti impegni internazionali qui ha un punto di sosta appena possibile.

“La mia gratificazione è quando arrivano clienti anche da Tirana che apprezzano omelettes, escargot, champignon accompagnati da vini champagne e di Borgogna e dal rosso Kallmet di Lezha, città molto amata dai Kosovari per la spiaggia di Shengjin, e che mi invitano ad aprire un ristorante di cucina francese a Tirana”. La promozione e il marketing restano fondamentali, e del resto se abbiamo potuto conoscere Florie è stato per merito del forum al Rogner di Tirana.

“La Francia in Kosovo ha investito attraverso la Ecole francaise, ma gli investimenti economici sono totalmente a carico nostro e in più abbiamo il problema di personale qualificato”. In questo senso l’appello alle Ambasciate di Francia non è molto diverso da quello che la nostra redazione rivolge agli uffici diplomatici dello Stato Italiano: come è possibile che due Nazioni certamente filo americane ma anche filo europee come Albania e Kosovo non abbiano nell’Italia e nella Francia un riferimento culturale di prima importanza, a maggior ragione in due Paesi strategici per la stabilità di tutti i Balcani e che negli anni Novanta vedevano nell’Italia un grande fratello?

Certamente la nostra domanda andrà in cerca di sempre nuove e concrete risposte e alla signora Florie – che da Beppe Ghisolfi riceve l’omaggio del best sellers I Banchieri – auguriamo di vederci presto a Tirana, in un ristorante con menù a base di Bourgogne, Escargot, Champignon e Poisson.

Au revoir Pristine, a bientot Tirane (nous esperons)!

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