Home Approccio Italo Albanese Quella mossa degli Stati Uniti  che incendia Serbia e Kosovo

Quella mossa degli Stati Uniti  che incendia Serbia e Kosovo

Di Lorenzo Guida, Gli Occhi della Guerra

Nikki Haley colpisce anche una volta dimessa dal ruolo di ambasciatrice alle Nazioni Unite. Nella lettera rivolta al segretario generale Antonio Guterrescon cui l’ambasciatrice Usa ha comunicato la volontà di lasciare l’incarico, c’era un passaggio che rischia di creare nuove tensioni in una regione già di per sé bollente: i Balcani.

La lettera di Nikki Haley

In quella lettera, la Haley ha affermato la volontà degli Stati Uniti di abbandonare il Kosovo. La missione Onu, secondo i funzionari americani, è diventata ormai inutile. E Washington ,attraverso la lettera di addio della rappresentante, ha chiesto al Palazzo di Vetro di fare in modo di creare una exit strategy. E la questione non è affatto così semplice come potrebbe apparire da queste parole.

In molti potrebbero pensare che la fine della presenza Onu e il generale disinteresse degli Stati Uniti siano un bene per la regione balcanica. In sostanza, sembrerebbe trattarsi della fine di una sorta di “stato d’emergenza”. E il termine della missione Unmik (United Nations Interim Administration Mission in Kosovo ) vorrebbe dire l’inizio di una fase di stabilizzazione e quindi di conseguente inutilità delle forze delle Nazioni Unite e dell’Occidente.

La realtà però è più complessa. E non è un caso che sia stata proprio la Serbia a reagire in maniera durissima a quanto scritto all’interno della lettera di Haley a Guterres. E il motivo è da ricercare nell’effetto politico e strategico che avrebbe la fine di Unmik. Ovvero il possibile riconoscimento del Kosovo come Stato indipendente, strategicamente e militarmente autonomo, e la fine del controllo delle Nazioni Unite su quel Paese.

La missione Unmik

La missione Unmik, nata nel 1999, si basa sulla risoluzione 1244 dell’Onu. Nelle intenzione dell’Unione europea, le Nazioni Unite avrebbero dovuto concedere sempre maggiori poteri all’Ue, in particolare alla missione Eulex (European Union Rule of Law Mission in Kosovo). Ma questo non è avvenuto per il “veto” posto da Russia e Serbia, preoccupate da sempre dalla fine di Unmik. E questo perché la missione internazionale del Palazzo di Vetro non prevede, in base alla risoluzione 1244, un Kosovo indipendente.

Il documento concede all’Onu lagiurisdizione su Pristina senza prevedere altri particolari sul futuro del Kosovo. Per esempio, proprio con riguardo al possibile riconoscimento di un Kosovo indipendente, la risoluzione autorizza le Nazioni Unite a fare in modo che si sviluppi un processo per determinare lo status della terra kosovara e le eventuali forme di autonomia. Ma l’amministrazione provvisoria non garantiva una riconoscimento internazionale della statualità del Kosovo. Certo, le cose sono cambiate dal 1999.

La reazione della Serbia

Proprio per questo motivo, non devono sorprendere le parole di Marko Djurić, direttore dell’ufficio di Belgrado per il Kosovo. Come riporta Il Piccolo, l’alto funzionario ha detto che la Serbia “si opporrà con ogni mezzo, legale e politico” alla fine della missione Unmik.  Parole non diverse quelle del presidente serbo,Aleksandar Vučić, preoccupato dalla volontà di togliere valore alla risoluzione 1244.

Il presidente serbo ha anche lanciato un messaggio chiaro agli Stati Uniti. Se la Serbia verrà messa al’angolo, ha spiegato Vučić, potrebbe non avere altra scelta che “difendere il Paese” e “il nostro popolo”, fra cui quello rimasto in Kosovo. Una scelta di parole che, in quella regione, per molti significa un richiamo alle armi. Vučić ha detto che il ritiro delle truppe internazionale e l’eventuale nascita di un esercito kosovaro avranno “tragiche conseguenze”. E queste dichiarazioni sono avvenuto dopo aver incontrato a Belgrado il vice segretario aggiunto degli Stati Uniti Matthew Palmer.

Il Kosovo vota per creare un esercito

Un richiamo alle armi che, in questi giorni, rischia di essere estremamente serio. Giovedì scorso, il parlamento del Kosovo ha votato tre leggi con cui autorizza la creazione di un esercito nazionale di 5mila uomini.il primo ministro Ramush Haradinaj, prima del voto, ha dichiarato che “le tre leggi hanno il compito, per proteggere l’integrità territoriale del Kosovo e servono per proteggere i cittadini di tutte le comunità”. Ma i deputati della minoranza serba hanno denunciato come illegale qualsiasi tipo di modifica del mandato e delle capacità delle Kosovo Security Force (Ksf) senza passare per una modifica della Costituzione.

Anche la Nato ha esortato il Kosovo a non creare un esercito nazionale senza che vi sia una revisione costituzionale realizzata anche con il voto dei deputati serbi. Ma da parte di Pristina, non sembra esserci interesse a seguire quanto suggerito dall’Alleanza atlantica. E del resto, le idee dell’amministrazione americana sembrano orientate a liberare il campo, sostenendo di fatto le spinte autonomiste kosovare.

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