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Concorso di lingua e letteratura albanese alla Sapienza di Roma. Ma nella commissione nessuno conosceva la lingua

Un anno fa il bando delle polemiche. Per assumere un posto al dipartimento di Scienze documentarie linguistico filologiche. Prima le denunce di qualche candidato, ora a puntare il dito sulla vicenda sono gli albanologi che lavorano nelle altre università italiane, accusando la selezione di essere stata cucita su misura per una candidata interna predestinata. Che poi ha vinto. “Lo hanno fatto in maniera così sfacciata da non salvare nemmeno la forma”

di TIZIANA DE GIORGIO DI REPUBBLICA.IT

UN CONCORSO per diventare professore associato di lingua e letteratura albanese all’università, dove nella commissione “non c’è un solo esperto di albanese”. Una selezione accusata di essere cucita su misura per una candidata interna predestinata. “E se nel mondo accademico purtroppo non è una novità – è la denuncia che arriva da docenti di diversi atenei italiani – questa volta è stato fatto in maniera così sfacciata da non salvare nemmeno la forma”.

Finisce in un polverone la procedura di selezione che si è chiusa da poco alla Sapienza di Roma, che lo scorso anno aveva pubblicato, annullato e poi ripubblicato fra le polemiche un bando per assumere un nuovo professore per il dipartimento di Scienze documentarie linguistico filologiche. Ancora prima della prova orale, tre candidati su quattro avevano inviato esposti al rettore, al ministero dell’Istruzione e all’Anticorruzione, per segnalare opacità e chiedere che la commissione venisse annullata. Ma alla voce dei diretti interessati ora si aggiunge quella degli albanologi che lavorano nelle altre università italiane. Che accusano: “Una messa in scena imbarazzante senza precedenti”.

Gli studiosi di lingua e letteratura albanese non sono molti nelle nostre realtà accademiche. Il Consorzio interuniversitario Cineca ne conta sette fra ordinari, associati e ricercatori, sparsi fra le università del Salento, della Calabria, di Palermo e Venezia. Una comunità scientifica ristretta, che dal punto di vista concorsuale è finita sotto il grande cappello di linguistica e glottologia. “Di solito, però, quando vengono fatte selezioni come questa viene chiamato almeno un docente del settore a fare da commissario. Peccato che in questo caso nessuno di noi sia stato interpellato”. A parlare sono Franco Altimari e Matteo Mandalà, entrambi ordinari (gli unici in Italia) di questa disciplina, che insegnano rispettivamente all’università della Calabria e in quella di Palermo, e Monica Genesin, associata dell’Università del Salento. “Così al concorso della Sapienza di esperti in lingua e letteratura albanese, che valutassero i futuri docenti di albanese, non ce n’erano”. L’avevano già scritto nel proprio esposto i candidati: quando hanno scoperto che nella commissione c’erano solo linguisti e glottologi ne hanno chiesto, senza risultato, l’annullamento. Lo conferma con più forza chi professore già lo è. E in quella mancanza vede un disegno chiaro.

I docenti definiscono “ridicola” anche la prova orale di settembre che si proponeva di accertare le competenze linguistico scientifiche dei candidati prima di entrare nel merito delle pubblicazioni. Si è concretizzata nella richiesta di tradurre dieci righe dall’albanese, prese da un romanzo di Dritëro Agolli. “Non farei una richiesta simile nemmeno ai miei studenti – aggiunge uno dei candidati – è durato non più di cinque minuti, davanti a una commissione che non sarebbe stata in grado di tradurre”. Non tutti hanno accettato di rispondere: c’è chi ha giudicato la domanda “talmente umiliante”, dopo anni di lavori scientifici e di insegnamento universitario, da rifiutarsi. Oggi la selezione si è conclusa. Con un risultato “ovvio già in partenza”, sostiene chi punta il dito sul concorso. Su quattro aspiranti professori arrivati dall’Italia e dall’estero, ha vinto l’unica candidata che già collaborava con La Sapienza. “Una vicenda triste per chi cerca di portare avanti dignitosamente il proprio lavoro di ricerca”, concludono i professori.

L’università, dal canto suo, replica così: “I docenti della commissione sono in possesso dei requisiti di qualificazione accademica richiesti dal regolamento di ateneo e quindi sono pienamente legittimati a esercitare le funzioni di commissari di concorso”. La loro incompetenza, secondo l’ateneo, “viene contraddetta dal fatto che uno dei commissari ha preseduto la commissione giudicatrice per l’abilitazione scientifica nazionale per il medesimo settore concorsuale”. Una questione “sulla quale la Sapienza ha già avuto modo di rispondere al ministero, all’Anac, ai candidati, all’osservatorio dei concorsi universitari, senza avere avuto riscontri contrari”.

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