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Appello del ministro Di Maio: Ormai la pandemia è un terreno di scontro politico. È inaccettabile.

Ieri è stato annunciato il nuovo dpcm in cui sono state inserite ulteriori restrizioni e una divisione a fasce del Paese, perché ogni area ha le sue specificità e un suo sistema sanitario in grado di rispondere a un determinato trend di contagi.

Ora, io comprendo tutto, comprendo la sofferenza delle famiglie, la difficoltà delle imprese e di chi ha una attività. È tutto comprensibile.

La medesima situazione la viviamo tutti: la vivono i nostri parenti, i nostri cari, i nostri amici.

C’è una pandemia e mezzo pianeta è chiuso per lockdown. Le persone muoiono. Ci sono 50enni che finiscono in terapia intensiva. Ecco, il quadro è abbastanza chiaro a tutti, ciononostante sono stato il primo a dire che le piazze vanno ascoltate perché ci sono proteste e proteste, non sono tutte uguali.

Ma una cosa, lasciatemela dire, non la comprendo, mi dispiace.

Non capisco adesso questo atteggiamento scontroso e caotico da parte di alcune Regioni e di alcuni Comuni, che oggi dicono il contrario di ciò che dicevano il giorno prima.

Bisogna chiudere, poi no, poi sì, poi lo sconcerto per aver chiuso.

Giorni fa reclamavano più autonomia e oggi vogliono meno responsabilità.

Ma si può?

È dall’inizio della seconda ondata che va avanti questa tiritera. Ormai la pandemia è un terreno di scontro politico.

È inaccettabile. Questo virus ci sta mettendo davanti agli occhi molti problemi. Uno di questi è anche l’organizzazione dello Stato. Così non funziona.

Siamo in una emergenza che non ha precedenti nella storia e c’è chi si sente un proconsole invece che un presidente di Regione. È uno spettacolo indecoroso.

Bisogna cambiare e uno dei primi passi da compiere una volta usciti dalla pandemia dovrà essere quello di semplificare e riorganizzare lo Stato.

Servono responsabilità, testa e unità. Ho sempre detto che serve un dialogo e lo ribadisco ancora una volta. Ma domandiamoci che immagine stiamo dando al Paese.

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