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Le relazioni tra l’Italia e l’Albania. Cosa è cambiato nei rapporti di ieri e oggi?

Di Jorida Dervishi *

Facciamo insieme un viaggio storico e non solo, anche di ricerca in cultura, educazione e comunicazione per comprendere l’influenza dell’Italia sulla popolazione balcanica e ovviamente sul nostro Paese.

Questo articolo ha un valore umano, oltre a raccontare secondo il mio punto di vista l’influenza italiana sull’Albania.

Diamo spazio alle conseguenze e cerchiamo di trovare i punti d’incontro tra le due nazioni che nel corso dei secoli hanno condiviso un rapporto culturale di 66 chilometri di distanza nelle acque del mare Adriatico. Esempi reali dall’inizio del secolo scorso sino agli anni della dittatura comunista di Enver Hoxha.

La cultura italiana trai 1948 e il ‘55 era quella più vicina geograficamente parlando, ma era anche il simbolo delle ideologie precedenti a quelle del regime. L’Albania in quegli anni temeva che gli italiani, insieme ai greci e jugoslavi, avrebbero potuto invadere il loro Stato. Per questo viene soprannominata “la Repubblica dei bunker “. Lo scopo dei bunker in Albania era molto semplice: permettere all’esercito locale di resistere il più a lungo possibile ad un’invasione straniera (NATO o Jugoslava), trasformando il piccolo Paese in una specie di Vietnam all’europea.

Oltre ai rapporti non proprio idilliaci con i vicini, il rapporto tra l’Italia e l’Albania è stato un rapporto di continuo alternarsi di vicinanza e lontananza. Per tanti giovani d’oggi “il sogno italiano” quasi non esiste più, loro guardano più lontano, non più ad Anna Oxa ma a Dua Lipa e Rita Ora.

Negli anni ’90, del secolo scorso, l’Albania ha vissuto lo spostamento massiccio di un milione di abitanti che furono costretti a lasciare la loro terra nel tentativo di migliorare le loro condizioni di vita. Distrutti dalla povertà cercarono la salvezza in altri Paesi.

Subito dopo la caduta del comunismo oltre 10.000 persone, donne, uomini e bambini, da diversi paesi dell’Albania partirono per cercare di arrivare in Italia. In molti si ammassarono nel porto di Durazzo per emigrare in Italia in cerca di lavoro.

L‘8 agosto del 1991 attraccò nel porto di Bari il Vlora, la nave mercantile costruita all’inizio degli anni sessanta dai Cantieri Navali Riuniti di Ancona, con ventimila migranti a bordo.

E chi può dimenticare lo sbarco in Puglia di migliaia di migranti in fuga. Erano persone disperate. Non potevano essere rispedite indietro, l’Italia era la loro ultima speranza di costruire un nuovo rifugio. Per cinque giorni la città aprì case, scuole e negozi per ospitare chi scappava da casa sua.

Nessuno lascia il suo Paese, la sua casa, se sta bene.

Tanti, negli anni, hanno raccontato le loro storie di fuga e di rinascita e adesso sono inseriti in una società europea che ha offerto loro la “casa”. I loro figli sono nati in Italia, altri si sono sposati con italiani… L’Italia per loro è la seconda patria; loro sono figli che la “nave dolce” li ha portati in una terra benedetta, dall’altra parte del mare, un mare che oggi li ricorda quanti fortunati sono stati quel giorno.

Poi ci sono gli albanesi di oggi.

Secondo i dati forniti nel 2018 dal Ministero del Lavoro, i cittadini di origine albanese regolarmente soggiornanti in Italia sono 440 mila. Con l’11,6% del totale rappresentano – dopo quello marocchino – il gruppo più numeroso dei cittadini non comunitari che vivono nel Paese.

Molti risiedono nel Nord Italia, in particolare in Lombardia (20%) e in Emilia Romagna (13%),ma è in Toscana che si trova la seconda comunità più numerosa (14%). Ormai da anni, l’Albania risulta il primo Paese di origine degli studenti non comunitari.

Nell’anno scolastico 2017-2018 si sono contati 114mila giovani albanesi iscritti a scuola, con un’incidenza maggiore nella primaria (35,9%).

Secondo la statistica elaborata dal Miur sulle iscrizioni alle facoltà universitarie, sarebbero quasi 10mila gli studenti di nazionalità albanese che frequentano un corso di laurea triennale. Oggi L’Italia sta perdendo l’Albania per inerzia.

Nel paese delle Aquile la sensibile riduzione della sua influenza rispetto agli anni Novanta è riconducibile principalmente a tre fattori:

  • mancanza di una visione di lungo termine capace di valorizzare e sistematizzare le molte risorse disponibili;
  • calo di credibilità e prestigio, dunque di capitale negoziale, degli Usa e a livello Ue;
  • perdita di attrattività come modello ideale e meta di emigrazione. L’Italia è tuttora uno dei principali partner economici dell’Albania.

    COMUNQUE TRA ITALIA E TURCHIA L’ALBANIA SCEGLIE OGGI L’AMERICA…?

*Jorida Dervishi, Associazione “Per Diritti Umani” in Italia

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