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Da Taranto un viaggio nella letteratura con la poesia salvata dai bambini in “Rebecca ascolta il mare” di Pierfranco Bruni

di Alessandra Rubini Starnone

Il mare e l’ascolto sono nel nuovo viaggio poetico di Pierfranco Bruni dal titolo: “Rebecca ascolta il mare”, Edit@ Casa editrice & Libraria, Taranto, con una introduzione di Mario Calzolaro e la prefazione di Admira Brahja dell’Università degli studi di Scutari. L’opera poetica è inserita nella collana editoriale I Chicchi del Melograno curata da Mario Calzolaro. Casa editrice di Taranto, curatore della collana tarantino. Predatrice albanese. Un progetto per raccontare l’infanzia attraverso la poesia. Ed eccoci qui con Pierfranco Bruni.

Un libro che ha un immaginario tra il linguaggio dei simboli e la metafora del mare. I bambini che raccontano dall’Est e dal Mediterraneo, dagli Adriatici all’Occidente. I bambini sono le voci che raccontano. Nomi, volti, occhi, sguardi e la bellezza nel cantico della presenza di Rebecca. Pierfranco Bruni dialoga con Rebecca e l’ascolta nel suo sublime. Sono i bimbi che sembrano “disegnare” il testo che Bruni ricompone con molta delicatezza ed eleganza. Siamo realmente nella vera poesia e con maestria il poeta, la cui prima pubblicazione risale al 1975: “Ritagli di tempo”, vi pone i sentieri delle emozioni e l’esperienza della lingua – verso – parola. Dalle percezioni al linguaggio: un testamento di vera poesia.

Infatti l’elegante viaggio poetico è una dolcissima e, a volte, malinconica silloge, “Rebecca ascolta il mare”, che si vive in un percorso poetico che pone al centro lo sguardo dell’infanzia, rappresenta la forza di un lirismo in cui il verso sembra raccontare storie e destini, ma offre una dimensione percettiva di una esistenza vera attraverso l’osservare e il vivere le infanzie in un tempo di viaggi e di eredità. Viaggi forzati ed eredità smarrite. Infanzie difficili e occhi chiari che sanno catturare emozioni, sensazioni, motivazioni. I bimbi disegnano avventure. I bimbi in ascolto hanno il sorriso di chi sa che osservare è cominciare a conoscere. È un libro di poesia che recita, attraverso i nomi dei bambini, la vita e il tempo in uno scavo di profonde metafore che hanno segni e simboli.

Pierfranco Bruni, tra poesia e narrativa, ha raccolto le eredità mediterranee della classicità dei miti in un viaggio ulissico omerico. Ha scritto saggi sulla letteratura in una antropologia della filosofia che resta al centro del suo pensiero metafisico. L’alchimia, l’onirico, il mistero e la geografia della magia sono riferimento nel suo linguaggio e nella liricità del profondo. Ha fatto dell’estetica una comparazione tra stili e linguaggi in un processo di culture contaminanti. I suoi libri testimoniano.

Con questo libro Bruni non solo ritorna alla poesia ma fa della poesia un mosaico in cui l’amore per Rebecca è un intreccio di esistenze nelle quali i linguaggi si incontrano e si intrecciano. Sia Calzolaro che Admira Brahja lasciano sulla pagina un testamento di critica importante. È tutto da leggere e da custodire questo libro. In un tempo di crisi del linguaggio poetico questo libro restituisce alla poesia il senso, la bellezza, l’estetica dell’ascolto. La poesia salvata dai bambini: una sottolineatura forte.

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