Home Approccio Italo Albanese Pristina chiama Belgrado, Belgrado chiama Pristina.

Pristina chiama Belgrado, Belgrado chiama Pristina.

Di Fabrizio Rutigliano

Che entrambi i paesi siano più vicini?
Forse si, forse no, comunque dopo molti anni finalmente tra i due paesi sembra che ci sia la volontà sempre più accesa di comunicare e dialogare.


Il governo attuale serbo sembra molto più propenso a sedersi al tavolo con la regione secessionista, anche se molti pensano che alla fine un accordo vero è proprio non ci sarà.

Naturalmente tutto sarà più chiaro dopo le elezioni serbe, anche se penso che tutta le aree politiche della Serbia sentono la necessità di un dialogo, estremisti a parte.


Perché oggi la Serbia sentirebbe la priorità di un dialogo?

Fino a pochi anni fa era proprio lei a respingere ogni dialogo, e perché adesso non più?

Se oggi la Serbia cerca di mostrarsi disponibile e disposta a un eventuale accordo lo si deve alla volontà (non solo della Serbia) di entrare nella UE.

Gli accordi prevedono che per entrare nella UE la Serbia debba riconoscere il Kosovo, giusto, ma questa impostazione non mi sembra del tutto priva di falla.

A parte che bisognerebbe percepire la sensibilità della popolazione serba rispetto a eventuali accordi, ma soprattutto viene da chiedere: perché la Serbia può entrare in EU se accetta il riconoscimento del Kosovo e paesi come Romania, Grecia, Spagna e Cipro non li viene imposto di riconoscere il Kosovo?

Certamente la scelta di questi paesi dipende dalla propria situazione interna, accettare di riconoscere il Kosovo potrebbe creare precedenti con le proprie aree secessioniste.

Ma come ogni paese deve considerare la propria politica interna, anche i governi serbi devono tener conto del termometro del proprio paese.
Quindi oggi è più facile il dialogo tra i due paesi o più complicato?

Sicuramente si, oggi tra le due entità è più facile dialogare, sia per una necessità politica che economica.

Come citati in qualche articolo, oggi la Serbia essendo membro dell’Open Balkan insieme all’ Albania sicuramente non può che trovare un dialogo con il Kosovo.

Non si può oggi pensare che la Serbia possa boicottare un eventuale accordo, insomma, oggi i tempi sembrano maturi per un accordo definitivo tra le due entità.

Importante, che non lo si faccia a scapito di qualcuno.

Naturale che la Serbia non accetterà mai una soluzione che vada a scapito dei serbi del Kosovo, e semmai dovesse i stessi serbi kosovari sarebbero una spina nel fianco del giovane Kosovo.

È giusto che al tavolo degli accordi siedano anche altri protagonisti?

Molti ritengono che sia opportuno che al tavolo seggano altri attori come Usa, Ue e magari anche la Russia.

A mio avviso no, per due motivi:

Primo, le due nazioni oggi hanno la giusta maturità e convenienza per una soluzione, oggi entrambe hanno progetti più ampi e non più circoscritte nella sola area.

Secondo, far intervenire altri attori potrebbe inasprire gli equilibri già delicati, proprio ora, con la crisi Ucraina, gli accordi potrebbero essere minati da influenze estere che potrebbero inasprire i rapporti nell’area.

Non dimentichiamo che c’è anche la questione bosniaca ancora calda ed effervescente.
Forse meglio seguire il vecchio proverbio:
“chi fa da sé fa per tre”.

Rutigliano Fabrizio

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