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Stati Uniti d’Europa? No Grazie!

Di Fabrizio Rutigliano

Con il conflitto in Ucraina molti analisti, politici e giornalisti pensarono che Putin fosse riuscito solo a far coesionare tutti gli Stati d’Europa.
Altro che frammentarla, dividerla e riprendersi politicamente l’ex repubblica sovietica.

I più europeisti dicevano: “È fatta! Ora finalmente tutti i governi europei si sedranno e unirsi come non mai. Ma purtroppo per loro, non va in automatico la storia.

Non sempre giornali e tv raccontano la verità, nella maggior parte delle volte si raccontano i fatti accaduti ma non in modo veritiero.

E del tutto comprensibile. Giornali, tv, e radio devono avere finanziamenti per mantenersi, e molte volte essi raccontano gli avvenimenti e i futuri scenari con occhi dei loro finanziatori.
Invece la verità è diversa.

Come diversi sono stati i pronostici delle elezioni in Serbia e specie in Ungheria. In Serbia il partito filo nazionalista è vicino alla Russia ha vinto rimanendo così uno dei paesi europei più fedeli alla grande Russia.

Sorprendente invece la vittoria di Orban, che nonostante i media occidentali lo descrivevano come un governo poco democratico nel campo della comunicazione, esso è riuscito a portare a casa un’altra vittoria a suon di voti.

Cosa significa questo? Che forse le istituzioni europee devono farsi un esame di coscienza e non parlare per il popolo. Gli ultimi a decidere sono i cittadini, e solo il loro il diritto di giudicarli. Se Ungheria e Serbia sono le spine della futura Europa, meglio non fanno le altre.

Con l’aggressione in Ucraina in Bulgaria è venuto a crearsi uno scenario politico molto delicato.
Quasi la metà dei bulgari parteggia o rimane molto vicina alla Russia di Putin.

Tra i due paesi ci sono sempre stati buoni rapporti, la più vicino alla Russia dopo la Serbia.
Inoltre parte dell’energia che la Bulgaria usufruisce è di provenienza russa.

Il neo governo bulgaro si vede ora bilanciarsi tra le parti evitando un’ eventuale crisi politica interna. Ma anche nei Balcani le situazioni non sono migliori. Come in Bulgaria, anche in Montenegro ci sono state sfilate popolari (Pro Russia).

Un caso molto delicato è la situazione in Macedonia, dove le spinte possono portare in un futuro molto lontano in una crisi politica non indifferente. Diverso anche gli orientamenti in fine di Grecia e Cipro.

Entrambi, come la Croazia temo fa, pur avendo condannato l’aggressione in Ucraina, oggi essi chiudono qualsiasi appoggio a invii di armi per sostenere la resistenza ucraina.

Con buona pace delle “Istituzioni Europee” è tempo che essi capiscano che non potrà mai esistere una voce comune europea, se non solo nella teoria.

Ogni nazione è una casa, e ogni casa è abitata dai propri cittadini che scelgono sulla base dei propri interessi economici. Non ci potrà mai essere nessun amministratore che amministra in modo soddisfacente tutte le case europee.

O ben presto l’idea di Europa cambia,
o ben presto esso implodera.
Unica salvezza?
Ritornare a gestire ognuno casa propria.

Rutigliano Fabrizio

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