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Non mi ha sconvolto la storia della donna di 23 anni, mamma a 18 che ha ucciso la sua piccola di 5 anni…!

Figlicidio. Di Maria Antonetta Farina

Non mi ha sconvolto la storia della donna di 23 anni, mamma a 18 che ha ucciso la sua piccola di 5 anni. Ne ho incontrate alcune, durante i miei “viaggi” nel luogo dove “risiedono” le madri assassine quando dichiarate dal giudice incapaci di intendere e volere durante l’esecuzione del reato.

Era il 2010, il luogo l’Opg, l’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglion delle Stiviere, l’unico in Italia a custodirle e curarle. Con me c’era sempre il gentile e infaticabile direttore, il dottor Antonino Calogero, da trentacinque anni in quella struttura.

C’è chi ha soffocato il figlioletto per evitare che subisse gli abusi immaginari del marito o chi lo uccide perché lo considera responsabile del proprio fallimento; o “semplicemente” alcune donne che hanno rimosso il loro crimine e non ricordano più nulla, o giovani donne, preda di quella che nei notiziari dei tg e sui quotidiani viene sbrigativamente liquidata come “depressione post-parto”.

Le psicosi gravi, gravissime o la malattia mentale non si possono cancellare con un tratto di penna, con un commetto, con un articolo di giornale o con un comma di legge. Men che meno quando il delitto è quello di figlicidio tra i più efferati e abominevoli.

Inorridisco davanti all’accanimento di commenti e alla morbosa attenzione dell’opinione pubblica e invito a leggere un libro prezioso della giornalista Rai Adriana Pannitteri, uscito ben sedici anni fa, che indaga attraverso le confessioni delle mamme assassine, cosa davvero esiste dietro questi definitivi gesti…

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