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Fashion Panorama – The Italian New Wave ha inaugurato a Tirana il tour della nuova generazione di talenti del Made in Italy.

Di Cristina Lovat

La capitale dell’Albania accoglie fino al 2 giugno “Fashion Panorama – The Italian New Wave”, il progetto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, curato da Vogue Italia, che porta nel mondo la creatività della nuova generazione di stilisti.

L’8 maggio la mostra ha inaugurato al Center for Openness And Dialogue (COD) della Presidenza del Consiglio dei Ministri della Repubblica d’Albania, alla presenza di Eridana Çano, Director General of the Agency for Dialogue and Governance with the Citizens, Fabrizio Bucci, Ambasciatore italiano a Tirana, Alessandro Ruggera, Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Tirana che hanno dialogato con il filosofo Emanuele Coccia e con Francesca Ragazzi, Head of Editorial Content di Vogue Italia.

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A dare il benvenuto agli ospiti, l’Ambasciatore d’Italia, Fabrizio Bucci, che ha ricordato come la moda sia un settore trainante dell’economia italiana e della nostra immagine nel mondo: sintesi di gusto, bellezza, arte, ma anche del saper fare impresa. Dal Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, Alessandro Ruggera, abbiamo appreso come la prima idea di progetto fosse nata qualche anno fa, a Toronto, da una sua chiacchierata informale con il filosofo Emanuele Coccia, quando i due si trovarono accomunati dal desiderio di mettere in luce l’Italia che cambia, riflettendo sui concetti di estetica, identità, trasformazione.

Francesca Ragazzi ed Emanuele Coccia hanno presentato i giovani stilisti. “Attraverso il linguaggio non verbale la moda è una rappresentazione viva dell’eterogeneità della nostra società e può offrire punti d’incontro fra discipline, anche con il supporto delle istituzioni”ha osservato Francesca Ragazzi, convinta che la moda sia la forma di cultura più inclusiva.

Poiché il doverci vestire è esperienza comune a tutti, il filosofo Coccia ha proposto di guardare alla moda come al terreno di costruzione della nostra identità. “Fare un vestito è comporre un’opera d’arte, per il nostro corpo e per trasmettere il nostro messaggio. La cultura diventa perciò la nostra pelle”. E ha continuato: “L’Italiaè una terra unica al mondo perché il suo paesaggio è così permeato d’arte che l’idea di cultura diventa accessibile a chiunque, in una dinamica di fruizione anche immediata”. Nel presentare i giovani stilisti, l’Head of Editorial Content di Vogue Italia e il filosofo si sono trovati concordi nel cogliere la specificità del cambiamento proposto dai giovani stilisti: non si tratta semplicemente di un cambio generazionale. La rivoluzione nella comunicazione, infatti, ha cambiato il paradigma: nuove voci, nuove idee possono emergere in modo più democratico che in passato, catalizzando l’attenzione di un pubblico molto vasto.

I 10 brand protagonisti di Fashion Panorama – ACT N°1GisèleCormiolessico familiare, Magliano, Marco RambaldiMedea, Niccolò Pasqualetti, Panconesi, SSHEENA – sono stati presentati attraverso i pannelli in mostra e con le storie dei loro stessi ideatori, dall’Italia in potenziale collegamento con tutto il mondo e, da questo evento, in dialogo anche con la cultura albanese. 10 proposte originali, eterogenee, che raccontano la trasformazione del nostro paese.

All’opening della mostra hanno portato la loro esperienza anche alcuni degli stilisti protagonisti della mostra: Luca Lin di ACT N°1Gisèle Claudia Ntsama, Jezabelle Cormio, Alberto Petillo, Alice Curti e Riccardo Scaburri di lessico familiareMarco Rambaldi, Giulia e Camilla Venturini di Medea, Sabrina Mandelli di SSHEENA.

Gli stilisti del brand lessico familiare lavorano con gli elementi della tradizione italiana e, da tende e tovaglie trasformate, elaborano i loro modelli, senza ripiegamenti nostalgici, ma spinti verso il futuro dal movimento carico di energia della tradizione.

Per le gemelle Giulia e Camilla Venturini, fondamentale è stato creare con il brand Medea una piattaforma di comunicazione, in una costante collaborazione fra artisti e designer per realizzare oggetti, borse e accessori.

Per Marco Rambaldi il recupero di una tradizione femminile, di tecniche antiche come il lavoro all’uncinetto, è stato il punto di partenza per affrontare temi centrali nella contemporaneità, quali l’identità di genere e il ruolo delle donne. Al centro delle sue creazioni, lo stilista vuole porre un messaggio politico e sociale, basato sull’inclusione.

Gisèle Claudia Ntsama, stilista afro italiana, è partita dalla scoperta di un tessuto, della fibra di canapa in particolare, per creare il vestito nuvola arricciata, scegliendo di realizzare tutto interamente a mano, secondo la tradizione africana, per valorizzare il lavoro artigianale. Alla base del suo lavoro è la creazione di una texture.

Cormio sviluppa creazioni di maglieria, con un vivo interesse anche per l’imprenditoria. Il brand, a suo dire, è cresciuto con lei, con le trasformazioni della sua vita, generato da un dialogo fra ciò che indossiamo e la maniera in cui scegliamo di rispondere agli stimoli esterni.

Per Luca Lin, di ACT N°1, punto di partenza è la sua stessa storia, la sua infanzia di bimbo asiatico, per dare voce all’identità di comunità piccole, di minoranze, con cui collaborare e da sostenere.

Sabrina Mandelli ha presentato il brand SSHEENA con il quale intende lavorare soprattutto sull’immagine della donna e sui temi del femminismo.

Coccia, commentando la mostra, ha dichiarato che quello che questi designer confezionano sono “modi di essere futuri”, “strumenti di divinazione psichica”.

“Gli abiti sono demoni: spiriti, personaggi, forme dell’io, che non aspettano altro che entrare nei nostri corpi per farci vivere, per un attimo, il loro destino. Se non possiamo fare a meno di questi incantesimi è perché abbiamo bisogno del loro potere per capire chi siamo” ha scritto Emanuele Coccia nel catalogo della mostra: una sintesi perfetta del senso del progetto Fashion Panorama.

Il giorno seguente, il viaggio a Tirana si è arricchito dall’incontro con Edi Rama, Primo Ministro albanese, il cui ufficio si trova nello stesso palazzo che ospita il COD, Center for Openness and Dialogue, dove la mostra Fashion Panorama è visitabile fino al 2 giugno. L’incontro con Edi Rama è stato un momento davvero prezioso per i designer coinvolti nel progetto, che in occasione di questo incontro hanno potuto presentare le loro collezioni e il loro brand al Primo Ministro, che è anche un artista e a cui si deve un importante impegno nella trasformazione creativa dei palazzi dell’era comunista, grazie anche al coinvolgimento di artisti come Olafur Eliasson e Anri Sala e il progetto Green, che ha portato alla creazione di 96.700 metri quadrati di terreno verde e la piantagione di circa 1.800 alberi a Tirana. Per gli stilisti italiani del progetto Fashion Panorama Edi Rama ha aperto le porte del suo ufficio, dove sono esposte anche alcune delle sue opere, e con loro si è confrontato su temi di politica, giovani e cultura ragionando di progetti futuri legati al mondo dell’arte e della moda: un’occasione di dialogo e confronto davvero importante.

L’autrice di questo pezzo, Cristina Lovat, è di Bergamo e insegna a Tirana da 4 anni e mezzo, come docente italiana d’Ambasciata, nella Sezione Bilingue del Liceo albanese “Ismail Qemali”. Le sue discipline di insegnamento sono Italiano, Storia e Storia dell’Arte./Vogue

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