Artur Nura – Un caro saluto agli ascoltatori di radio radicale, a cui propongo per la rubrica Albania Italianofona un’intervista con il Signor Dritan Shano, membro della direzione del Partito Democratico all’opposizione, un esperto dell’economia e sicuramente dobbiamo dire che la politica senza l’economia non ha un valore preciso. Grazie di aver accettato di fare quest’intervista.
Dritan Shano: E’ sempre un piacere dialogare con voi. Allora …
A.N – Allora, intanto io vorrei sapere, cioè visto che abbiamo già concluso un anno e abbiamo già iniziato uno nuovo: come la vede l’economia albanese al confronto con la situazione della crisi finanziaria in Europa, situazione globale in crisi perché …
D.SH – Allora, diciamo che l’economia Albanese si sta riprendendo… anche se quelle cifre lì che si danno per il tre virgola cinque per cento di crescita annua del PIL sono in gran parte dovute solo a due investimenti maggiori che si stanno effettuando in Albania: uno è quello che si chiama Tap che porta il gas dall’Armenia che è un’opera privata che transiterà’ sul territorio albanese e che è un investimento che sì sta così sviluppando, è questo il primo contributore.
L’altro investimento grosso è una concessione su un fiume nel sud – est dell’Albania – Devoll – per diversi idrocentrali, centrali per produrre Energia rinnovabile.
Questi due sono i maggiori contributori della crescita, quel che rimane è poco, l’economia albanese a parte questi due investimenti, è in una situazione non buona, influenzata dalla struttura della grandezza delle ditte e della struttura delle proprietà, che è microscopica, è molto atomizzata l’economia albanese, non permette investimenti tecnologici e innovazione, perché il 90% di queste ditte, di centosessantamila ditte registrate in Albania, il 90% – novantacinque per cento di queste sono ditte che c’hanno uno, fino a quattro operai, sono molto piccole…
A.N – Ma intanto visto che Lei ha menzionato giustamente che sono due motori importanti che hanno fatto la crescita economica dell’Albania, per il resto come dobbiamo fare. Noi sappiamo già che l’Albania è un Paese piccolo, senza gli investimenti stranieri non può andare avanti, come vede Lei le relazioni economiche fra l’Italia e l’Albania e sicuramente anche la Grecia, poi visto che se citiamo i dati pubblici della Banca centrale d’Albania, la Grecia è il primo investitore straniero in Albania… Per quanto so fin prima questi dati, il primo investitore in Albania e stato sempre l’ Italia…
D.SH – Eh vabbe’ ma le cifre sono testarde. Il primo investitore in Albania è la Grecia è gli investimenti greci in Albania sono collegati a investimenti nel settore bancario, perché quando si dice chi è il primo, il secondo, eccetera eccetera, si va per accumulativo di ventisei anni praticamente.
L’Italia si è spostata al quarto posto, il secondo posto e’ per gli olandesi e il terzo canadesi, se non mi sbaglio … vabbe’ ci sono dei norvegesi, ci sono dei tedeschi.
Poi comunque l’ Italia rappresenta l’undici per cento di quel famoso cinque miliardi di euro investiti in Albania nel corso di ventisei anni da investitori stranieri in modo diretto, non come aiuti, eccetera eccetera, in modo diretto, quelli che hanno rischiato i loro soldi in Albania.
A.N. – Investimenti privati, dice.
D.SH. – Privati, privati sì. Da questo punto di vista gli investitori italiani sono mancati in Albania, però per l’Italia può darsi che questa sia stata una scelta strategica.
A.N – Da un uomo che ha avuto esperienza diciamo, pratica, come Capo Gabinetto del Primo Ministro, dal punto di vista politico, questa situazione, non diciamo come siamo abituati, fra l’Italia e l’ Albania, è una responsabilità politica o fiscale?
D.Sh – Ci sono .. non è sempre o l’una o l’ altra cosa è un misto di tutte le cose. L’Italia ha preferito, mi sa, usufruire della vicinanza con l’ Albania e fare commercio con l’ Albania, non investire in Albania.
Tutt’e due le classi politiche, sia quella italiana, sia quella albanese, non sono state in grado una a sviluppare interesse per un’ altra e a portare a un altro livello altro che solo commercio, a un livello di investimenti la relazione tra i due Paesi che sono molto vicini. Adesso c’è il turismo albanese che va in Italia.
Comunque per quanto riguarda la parte commerciale l’Italia e’ e rimane e rimarrà’ il primo partner commerciale dell’Albania, costituisce oltre la metà delle esportazioni e delle importazioni…
A.N. – Lei ha menzionato anche per Radio Radicale che la politica estera di questo Governo purtroppo sta andando verso l’ Oriente. Ha menzionato Lei gli investimenti cinesi, gli investimenti turchi e poi anche la Russia un importante partner… Come la vede questa situazione oramai di questo Governo per il 2017?
D.SH. – Va bene, il 2017 è un anno elettorale, non è che succederà più di tanto, però la tendenza di verso l’Oriente e’ e rimane lì, anche se ci sono stati diciamo degli spostamenti, o diciamo dei rallentamenti nell’andare verso la Turchia, la Cina, giusto per la situazione internazionale in questi due Paesi.
La Cina, se non mi sbaglio, ha degradato l’Albania come partner l’anno scorso, perché la credibilità del Governo è venuta a mancare e gli investimenti cinesi si sono un po’ frenati però sono lì alla finestra…
L’Europa c’ha la sua crisi, c’ha i suoi interessi e non è interessata a guardare … ma anche quello, però vabbè, se non è l’Europa in grado, immagina l’Albania, però c’ha i suoi gatti da pelare e basta.
I governi nostri, tutti i governi, dovranno essere in grado di stimolare interesse, di incentivarli i governi stranieri appunto l’ Italia a venire ma anche i privati italiani, a venire in Albania, però questa cosa qua si può fare se la spesa pubblica, gli investimenti pubblici albanesi vanno sulle infrastrutture, che aiutano l’economia, non vanno sui centri delle città che aiutano l’estetica, eccetera eccetera.
L’Albania non ha il lusso in questo momento di investire nei centri città’ come si sta facendo adesso. L’Albania ha un’infrastruttura incompleta stradale, digitale, elettrica, eccetera, eccetera.
E’ questa la prima cosa da fare con i soldi pubblici, non l’estetica delle città, come sta succedendo negli ultimi due anni. Gli investitori vedono queste cose, a quelli non interessa il centro città, a quelli interessa la strada nazionale e le altre strade efficenti.
A.N – Anche la corruzione, per quanto mi riguarda, per quanto ho investigato, che gli italiani che vengono a investire non è che sono contenti di quello che trovano…
D.SH. – Ma questa è una cosa, è una malattia che ci portiamo dietro da molti anni, non è una cosa solo di questo Governo, però è aumentata.
Cioè un investitore che vuole rischiare i suoi soldi, non quelli dell’Unione Europea o dello Stato, è molto cauto su questa cosa, la studia, come si comporta l’economia albanese e il Governo albanese, e se un investitore vede che i soldi pubblici vanno tramite il Public Private Partnership, nelle mani di, che ne so, dieci-dodici persone vicine al Governo, quello torna indietro e se ne va da un’altra parte.
L’ anno scorso abbiamo menzionato come Aston Martin, che è un gigante nell’industria automobilistica, ha volato sopra l’Albania ed è atterrato in Macedonia, che è un Paese piccolissimo, in una crisi perenne politica ed etnica.
Però là, queste cose qua, l’infrastruttura, la sicurezza dei titoli di proprietà, il sistema fiscale che crea vantaggi sta lì, e l’investitore ha deciso che… gli albanesi può darsi che son più belli, i loro centri città’ sono anche più belli di come sono loro, però io vado in Macedonia, perché è una, diciamo, una realtà economica fiscale molto più attraente, molto più incentivante.
A.N. – Come la vede il 2017, economicamente, visto che stiamo in un anno elettorale in Albania, ma anche l’ Italia. Poi c’è la crisi, diciamo, politica, in Turchia, che è anche essa un partner strategico ed economico…?
D.SH.- Vabbe’ il commercio andrà avanti tra i due Paesi, perché ci sono i contratti, basta vedere i settori dove si svolge il commercio, che sono quei famosi subcontracting per le scarpe, per l’industria tessile, eccetera eccetera.
Questo per quanto riguarda il privato nelle relazioni tra i due Paesi. Non lo so che succederà in Italia, onestamente, per quanto riguarda il governo albanese, vedo che sarà una spesa pubblica accelerata nei primi sei mesi, per rispondere un po’ alle esigenze elettorali, diciamo.
Per quanto riguarda la Turchia, mi sa che c’è la crisi politica, più una crisi di sicurezza in Turchia, però questo non andrà a influire sull’agenda turca sui Balcani, che, non lo so se e’ d’accordo o è contrastante a quella Russa sui Balcani.
C’è molto da vedere dopo l’installazione di Trump come Presidente degli Stati Uniti, c’è molto da vedere sulla politica estera in questa zona del mondo.
A.N. – Intanto la Turchia, se vogliamo citare i dati economici pubblici, è un investitore che ha speso tanti soldi sull’economia albanese…, oppure ha speso soldi soltanto sulla cultura e la religione?
D.SH. – Sì, tutt’e due le cose, però il suo, uno dei suoi grossi investimenti in Albania ha fallito l’anno scorso.
A.N. – Quale?
D.SH. – L’industria pesante, Kurum, si chiama.
A.N. – Quello di Elbasan?
D.SH. – Quello di Elbasan. Il grande rimasto è il Telecom in Albania, però c’è già un commercio che va avanti, abiti e cose varie.
Il turismo, data la situazione non stabile di sicurezza in Turchia è un po’ frenato, però niente piu’ di tanto. L’economia albanese è piccola, quel che si muove è poca roba.
A.N.: L’ultima domanda. Visto che siamo in un anno elettorale avete già’ preparato il programma economico del Partito Democratico e quali sono le cose principali, quali sono?
D.SH. – Il programma l’abbiamo pronto già da un anno e mezzo. Era una novità perché l’avevamo già portato a discutere con la gente e tutti si chiedevano il perché di questo comportamento dato che la campagna elettorale era molto più avanti…
Però c’è una nuova idea sulla politica dentro il Partito Democratico, c’è un coraggio di vedere dove abbiamo sbagliato. Il capo del partito, signor Lulzim Basha, ha avuto il coraggio di chiedere scusa di tutti i torti che abbiamo fatto alla gente e all’economia albanese.
A.N. – E’ una nuova esperienza questa per i politici albanesi…
D.SH. – Mi sa di sì, nuova, nuovissima, non non ben accettata ancora dalla gente non ben capita dalla gente, però il programma nostro è portato a eliminare tutti gli ostacoli che si sono verificati nei ventisei anni per lo sviluppo economico, che secondo me, include anche quello politico e sociale.
Ci sono quattro punti fermi del programma: uno e’ sulla governance, che vuol dire dalla sicurezza dei titoli di proprietà fino a tutti gli enti regolatori, concorrenza, assolutamente si’ …
Questa è una cosa che avrà la maggiore attenzione del partito, perché quel che si verifica in Albania è che la gente ha perso la fiducia, però dove si perde la fiducia al contatto con l’Amministrazione e qua serve attenzione e molta volontà politica e per questo che abbiamo messo sulla tavola alla gente.
Il secondo punto fermo e l’infrastruttura, quella fisica, stradale, energetica, digitale, perché deve essere una infrastruttura che porta allo sviluppo, non ché detiene, che crea una situazione di fermezza, non possiamo fare altro.
L’altro punto fermo è un investimento sul capitale umano, sull’educazione, perché l’ unica cosa, l’unico posto dove l’Albania può competere con il mondo, ma non solo questo… un bimbo nasce con la stessa capacità di un bimbo italiano o di un bimbo tedesco…
A.N. – Non si limita alle possibilità albanesi.
D.SH. – Ecco qua, però l’educazione deve servire ai giovani, non tradirli appena finiscono gli studi e questa è una cosa che vogliamo trattare molto seriamente.
L’ ultimo punto fermo è, diciamo, tutto il mix fiscale…
A.N. – Tasse…a
D.SH. – Sì, sì, il flat rate…
A.N. – Il dieci per cento o il nove per cento?
D.SH. – Nove per cento.
A.N. – Cioè, era il dieci percento e l’avete fatto il nove percento…
D.SH. – Era dieci e proponiamo il nove percento, perché? Perché tutta la Regione Balcanica è sul nove percento. Non dimentichiamo che la Macedonia è uno dei dieci Paesi nel mondo con il sistema fiscale più avvantaggiante e dobbiamo competere.
Su tutti e quattro i punti fermi che abbiamo nel programma e la competizione e la valorizzazione del lavoro della gente che sta come asse del programma del Partito Democratico, e così con quel programma lì, con un team nuovo, non con la gente che sono già… che hanno già avuto le loro opportunità’.
A.N. – E’ una sfida per il nuovo Presidente del partito perché ha trovato un partito di vecchio stampo e deve fare un nuovo partito, no?
D.SH. – Va bene, lui ha dato quell’energia nuova che serve, poi vedremo come giudicheranno gli elettori.
A.N – La ringrazio e un buon Anno 2017!
D.SH. – Buon Anno a tutti!
A.N. – Allora, da Tirana, per Radio Radicale, Artur Nura, un buon anno a tutti gli ascoltatori.