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Zharrëz: petrolio, scosse sismiche e proteste

Da Albania News.it

La Bankers Petroleum è una importante società petrolifera canadese che da qualche anno ha intrapreso dei lavori di estrazione in Albania, più precisamente a Zharrëz, il più grande villaggio nella zona petrolifera Patos-Marinëz. Le controversie tra gli abitanti del villaggio e la società sembrano non placarsi e le proteste aumentano d’intensità.

Nel 2013 gli abitanti di Zharrëz protestarono contro la Bankers Petroleum bloccando la strada Berat-Fier e iniziando lo sciopero della fame, a causa di tre forti terremoti del 4° grado scala Richter. Gli scioperi ripresero nel 2015, anno in cui i lavori della società petrolifera vennero interrotti a causa di una fuga di gas.

In quell’occasione Edi Rama sostenne pubblicamente che la società avrebbe dovuto risarcire per intero gli abitanti della zona che avevano subito danni a causa dei lavori. La Bankers Petroleum però continuò la sua attività subito dopo l’incidente, senza aver mai chiarito se le condizioni e le richieste fossero state soddisfatte o meno.

Dallo scorso dicembre gli abitanti del villaggio hanno ripreso a protestare, preoccupati per la loro incolumità e quella delle proprie famiglie, messa a rischio dalle frequenti scosse telluriche provocate dai lavori di estrazione petrolifera.

I manifestanti hanno cominciato uno sciopero della fame, che ha causato un malore a uno dei partecipanti alla protesta, ma non ha ottenuto l’attenzione sperata della classe politica. L’intervento del governo infatti si limitava a promettere la creazione di una commissione che indagasse sulla situazione a Zharrëz, mirando così a placare la rivolta velocemente. Purtroppo la Commissione non è mai stata formata. Allora i combattivi abitanti del villaggio hanno ricominciato con lo sciopero della fame.

Ma rendendosi conto che, anche questa volta, il governo non sembrava interessarsi particolarmente alla loro situazione, hanno deciso di marciare verso Tirana, cercando di ottenere una maggiore considerazione da parte dei politici e dei media locali. La marcia è cominciata da un paio di giorni e i manifestanti sembrano essere molto combattivi e determinati.

Gli aggiornamenti della protesta vengono trasmessi attraverso dei video fatti dagli stessi manifestanti. I video vengono poi caricati su pagine di social network molto seguite dal popolo albanese. La società civile si schiera apertamente dalla parte dei protestanti che denunciano una situazione pericolosa per loro e per le loro famiglie che, tra l’altro, subiscono pesanti pressioni da parte di alte cariche politiche per porre fine allo sciopero.

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