Di Exit.al
I bilanci di UKT presentano seri problemi di veridicita’, al punto che da due anni i revisori dei bilanci scrivono apertamente il loro disaccordo sulle modalita’ con cui questi bilanci sono stati redatti.
La filiale albanese della societa’ di audit internazionale Grant Thorton a fine 2015 prende l’incarico per fare l’audit del Bilancio 2015 di UKT sh.a., ma nel Rapporto di Audit al Bilancio 2015, datato 17 luglio 2016, dopo aver elencato una lunga serie di evidenze mancanti nella documentazione messa a loro disposizione per effettuare l’audit, esprime chiaramente una “no opinion”, cioe’ dice che “non ci siamo in condizione di assicurare le evidenze necessarie per basare le nostre opinioni su questo bilancio”.
Una valutazione di questo tipo, nel mondo normale, porta all’immediata rimozione di tutti quelli che hanno preparato i dati di bilancio, oppure, se il management non provvede in tal senso, porta al discredito totale della societa’, che avendo evidentemente un bilancio “non certificabile” evidentemente versa in cattivissime acque, ma cerca di nasconderlo ai terzi interessati.
Infatti il bilancio di una societa’ e il fatto che venga reso pubblico e consultabile, servono appunto alla tutela dei terzi, soci di minoranza, fornitori, clienti e, a maggior ragione nel caso di una societa’ di proprieta’ di un ente pubblico come e’ il caso di UKT sh.a., anche ai normali cittadini. E il bilancio deve essere certificato da un “auditor” professionista esterno che garantisce che sia compilato correttamente, cioe’ che garantisca una corretta informazione sull’andamento contabile della societa’.
Quindi un giudizio di “no opinion” espresso da un certificatore e’ una specie di condanna a morte.
Se poi la direzione della societa’, dopo aver ricevuto un “no opinion” decide di cambiare il certificatore, come e’ successo a fine 2016 con UKT, allora vuol dire che qualcosa proprio non torna: o il certificatore (nonostante l’appartenenza ad un network internazionale che ne garantisce lo standard) proprio non e’ capace (e quindi dovrebbe essere eliminato dal mercato), o piu’ probabilmente il certificatore non e’ “disponibile” per dichiarare che quello che ha visto e’ corretto e vero, come vorrebbe la societa’ che gli ha dato l’incarico.
Invece Grant Thorton a fine 2016 viene sostituita con altra societa’ di audit, Mazars, assistita da un altro Auditor indipendente, Sokol Toska.
Ma ne Mazars ne Toska sono degli sprovveduti, e come gia’ aveva fatto Grant Thorton, anche loro emettono una lettera di certificazione del bilancio UKT sh.a. del 2016 esprimendo una “opinione con riserva”, riferendo questa riserva praticamente agli stessi punti a cui si era riferita Grant Thorton, che purtroppo rappresentano la gran parte del bilancio.
Quello che invece sorprende e’ che ne’ l’assemblea dei soci, ne’ l’amministratore, ne’ l’affollato organo amministrativo (ben sei membri), ne tantomeno lo storico esperto contabile (da 17 anni sempre in carico della contabilita’ e della stesura del bilancio) abbiano fatto mettere a verbale una sola osservazione (o una proposta di rimedio) su un parere di certificazione che affossa, e per il secondo anno consecutivo, ogni credibilita’ della direzione e della contabilita’ aziendale di UKT.
A loro evidentemente basta che UKT abbia raddoppiato nel 2016 le spese per compensi e viaggi del board.
Come bovini al pascolo, ruminano la loro erba e non si scompongono,evidentemente non ritengono, o forse peggio non sanno, che le loro responsabilita’ penali sono gia’ chiaramente previste nelle leggi albanesi, o forse non hanno proprio paura degli effetti del vetting.