Nga Vincent W.J. van Gerven Oei,
Sabato 26 agosto il Commissario Europeo per l’Allargamento Johannes Hahn ha partecipato ad una riunione informale, organizzata dal Primo Ministro Edi Rama, insieme con i primi ministri dei sei paesi dei Balcani Occidentali: Serbia, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Albania e Macedonia. La riunione è stata incentrata sulla realizzazione dello Spazio Economico Regionale (REA), concordato nel corso del recente Summit di Trieste.
Nel corso di una conferenza stampa tenuta dopo la riunione, il Commissario Hahn ha dichiarato che “l’attuazione del mercato regionale è la chiave per sbloccare le opportunità di milioni di persone e aumentare il percorso verso la UE”.
Secondo il Piano d’azione pluriennale per uno spazio economico regionale, l’attuazione del piano, che è prevista fino al 2023,
“consentirà il flusso senza ostacoli di beni, di servizi, di capitali e di manodopera altamente qualificata, rendendo la Regione più attraente per gli investimenti e per il commercio, accelerando la convergenza con la UE e portando la prosperità a tutti i suoi cittadini”.
Una delle impressioni che si può ottenere dalla lettura del piano è che i sei paesi dei Balcani occidentali sono già un gruppo piuttosto omogeneo, con problemi strutturali simili. Per gran parte questo è vero. Tuttavia, non sono le differenze economiche che minacciano l’attuazione del piano, bensì lo sono i rapporti politici, sia con la UE che tra i sei paesi.
Cominciamo con le relazioni con l’UE. La Serbia e il Montenegro hanno già aperto i negoziati di adesione con l’Unione Europea, mentre l’Albania e la Macedonia sono candidati ufficiali, considerando che la Bosnia-Erzegovina e il Kosovo sono potenziali prossimi candidati. E’ quindi probabile che la Serbia e il Montenegro diventeranno membri dell’Unione Europea prima degli altri quattro paesi. Ciò implica a sua volta che i destini politici dei sei paesi dei Balcani Occidentali non sono legati gli uni agli altri; i paesi non dipendono l’uno dall’altro per far funzionare il REA. I paesi più vicini alla UE hanno meno incentivi di quelli più lontani dalla UE.
Inoltre, la Serbia e la Bosnia-Erzegovina non riconoscono lo stato del Kosovo, che è attualmente ancora coinvolto in una disputa di confini con il Montenegro. I recenti tentativi della Serbia di riaprire un “ampio dibattito” sul riconoscimento del Kosovo, che è ancora senza un Governo in carica, fino ad ora non stanno portando i frutti sperati. Nel frattempo, la Serbia sta ancora bloccando la linea di interconnessione elettrica tra l’Albania e il Kosovo. La Bosnia-Erzegovina sta diventando sempre di più uno Stato fallito. Inoltre, recentemente, la Macedonia e la Serbia hanno avuto conflitti diplomatici.
Tutto questo per dire che l’Unione Europea, incapace di imparare dai propri errori, sta usando l’integrazione economica come un percorso verso l’integrazione politica, sia all’interno dei Balcani Occidentali che con la UE.
Imponendo lo stesso “processo di integrazione” per i Balcani Occidentali, l’Unione Europea sta giocando un gioco pericoloso. Invece di uno scenario di collaborazione, si verrà ad avere uno scenario in cui il vincitore (i paesi più vicini all’adesione alla UE) prende tutto e i perdenti avranno ancora meno di adesso.