Sui media albanesi ha fatto eco la visita ufficiale in Albania di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorita’ nazionale italiana per la lotta contro la corruzione.
Raffaele Cantone e’ un brillante magistrato napoletano fuori ruolo, che dopo otto anni di esperienza alla Procura antimafia e vari incarichi politici e’ stato nominato da Matteo Renzi a capo di un nuovo ufficio anticorruzione, che nell’ordinamento italiano, su ispirazione di quello europeo, dovrebbe vigilare sulla corruzione nella pubblica amministrazione e nelle aziende pubbliche con lo scopo di prevenirla e di individuare modelli di contrasto che non aumentino la burocrazia.
Pare che Cantone sia arrivato in Albania per partecipare ad un meeting conseguente ad un altro organizzato a suo tempo a Trieste nell’ambito del cosiddetto Processo di Berlino e, gia’ che c’era, ne ha approfittato (o altri hanno approfittato della sua presenza) per fare il “giro delle sette chiese” vale a dire Ministero della Giustizia, Ministero degli Interni, e Primo Ministro, raccontando le esperienze italiane nella lotta alla corruzione.
Curiosamente negli ambienti del Ministero della Giustizia nessuno ha compreso perche’ sia arrivato a Tirana e nessuno ritiene che sia stato invitato dalla parte albanese, poco interessata al tema dell’anticorruzione e troppo coinvolta in altre situazioni “giuridiche” ben piu’ difficili da gestire.
Nonostante questo, in una intervista rilasciata a Report TV, Cantone ha fornito un utile suggerimento ai politici albanesi, sottolineando come la trasparenza degli atti sia uno dei pilastri fondamentali per la lotta alla corruzione nella pubblica amministrazione.
Paradossalmente e’ proprio la trasparenza degli atti della pubblica amministrazione che in Albania sta scemando ogni giorno di piu’, a volte con il pretesto della “privacy” (come nel caso dell’accesso al sito del Tribunale, da settimane accessibile solo dai diretti interessati), a volte giustificato da esigenze operative (come nel caso del QKR che consente l’accesso a sempre meno informazioni), a volte giustificato da paure totalmente ingiustificate (come nel caso delle aziende grandi debitrici dichiarate fallite ma ancora inconoscibili), altre volte invece per pura arroganza del potere (come nel caso dei contratti concessionari e dei loro allegati, o nel caso di determinate licenze edilizie).
Il potere politico non vuole che il cittadino (o il suo cane da guardia, cioe’ la stampa libera) possa accedere a dati che potrebbero servire per incolpare chi amministra il potere stesso di comportamenti non conformi alla legge.
Ma questa purtroppo non e’ una esclusiva albanese, basti pensare alla Unione Europea che si ostina a non rispondere alle nostre richieste di chiarimenti sull’acquisto della ormai famosa villa per residenza dell’ambasciatore europeo, oppure basti pensare alla impenetrabilita’ dei dati dei finanziamenti della italiana Cooperazione allo Sviluppo, due casi di organizzazioni che si fregiano di portare la civilta’ e il progresso sociale in tutto il mondo.
La sensazione, o forse il sospetto, e’ che la visita di Cantone, di fatto predestinata all’irrilevanza, sia stata trasformata dalle due parti in uno show mediatico, gli uni per dimostrare al popolo albanese che esiste una volonta’ del governo di lottare davvero la corruzione, gli altri forse semplicemente per dimostrare sempre al popolo albanese che il Governo Italiano esiste, e gioca a favore del governo Rama, anche se in realta’ continua ad offrire solo burocrazia e missioni di assistenza tecnica, quando invece il governo albanese vorrebbe solo soldi o mezzi da distribuire ai suoi amici o ai suoi accoliti.
Se veramente si volesse dare un contributo italiano alla lotta alla corruzione, e contemporaneamente si volesse rilanciare il ruolo e la presenza italiana in Albania, questo contributo dovrebbe cominciare dall’imporre una maggiore serieta’ al governo albanese nei tanti temi che la pubblica amministrazione albanese oppone ogni giorno al lavoro delle aziende italiane in Albania, invece si preferisce continuare ad organizzare eventi privi di contenuto e di ancor minore efficacia allo scopo di ottenere generica quanto infruttifera visibilita’ verso una controparte che invece sembra sempre piu’ un superiore gerarchico./exit.al