Giovedì 10 maggio, alle ore 18, il Museo Civico di Foggia ospiterà il sesto appuntamento dei “Dialoghi di Archeologia” organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Foggia e dalla Fondazione “Apulia Felix”, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio di Foggia e con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Foggia.
Durante l’incontro, si parlerà di archeologia subacquea e in particolare delle quattro campagne di ricognizione che sono state condotte tra il 2007 e il 2010 lungo le coste meridionali dell’Albania dall’equipe dell’Università di Foggia guidata da Giuliano Volpe.
Le indagini hanno riguardato in particolare tre grandi aree: la baia di Porto Palermo, la baia di Valona e il promontorio di Karaburun.
Gli importanti risultati sono stati raccolti in un prestigioso volume, intitolato “Liburna. Archeologia Subacquea in Albania” che verrà presentato nella conversazione condotta dai curatori Danilo Leone e Maria Turchiano, docenti di archeologia dell’Università di Foggia e responsabili, con Giuliano Volpe, del Progetto di ricerche. A dialogare con gli autori, saranno Rita Auriemma (Università del Salento) e Domenico Defilippis (Università di Foggia).
L’Albania è uno tra i paesi del Mediterraneo occidentale in cui la ricerca archeologica subacquea risulta al momento poco sviluppata, nonostante la straordinaria ricchezza dei suoi litorali, costellati da importanti porti antichi, medievali e moderni. Durante gli anni del regime comunista l’attività subacquea era di fatto proibita, mentre dopo la sua caduta, e nella fase dei grandi sconvolgimenti che ha conosciuto il paese negli anni Novanta, si è avviata una preoccupante attività di predazione di beni archeologici sommersi. Il Progetto si è posto come obiettivi principali la redazione di una carta archeologica del litorale albanese, l’indagine di alcuni siti di particolare interesse e la realizzazione di varie attività mirate alla formazione professionale di archeologi subacquei e alla tutela e valorizzazione del patrimonio sommerso. I dati acquisiti sul campo, integrati al quadro delle informazioni pregresse e alla lettura delle testimonianze letterarie e cartografiche, hanno consentito di ricostruire le trasformazioni del paesaggio costiero e subacqueo, le rotte marittime e la circolazione delle merci fra l’età della colonizzazione e il pieno Medioevo./lavocedisansevero.it