Le relazioni turistiche fra i due Stati sono frutto più di passaparola o legami spontanei che non del lavoro promozionale delle Istituzioni pubbliche e diplomatiche. Ottimo l’impegno di Ministri come Majko, ma il ruolo dell’Ambasciata italiana a Tirana può e deve essere ancora più agevolante per favorire il turismo familiare e business dal BelPaese: una necessità per l’Italia, un’opportunità per l’Albania da sempre filo-italiana
Di Alessandro Zorgniotti
Da gennaio a maggio di quest’anno, gli arrivi di visitatori in Albania, e quindi di turisti, hanno raggiunto un numero pari alla metà della popolazione del Paese delle Aquile.
A spiegarlo sono le rilevazioni dell’Istituto nazionale di statistica Instat, di recente riprese anche dal canale televisivo economico Scan TV sul proprio sito web.
Da inizio anno a tutto il mese di maggio, i visitatori entrati in territorio albanese sono stati oltre un milione 400.000 in aumento del 7,7 per cento al confronto con i primi 5 mesi del 2017. Se facciamo però riferimento al solo mese di maggio, il periodo in cui inizia la stagione turistica balneare, il confronto con gli stessi 31 giorni dell’anno scorso indica un aumento di ingressi e arrivi del 9,7 per cento, per un totale che sfiora i 400.000 visitatori (per la precisione poco meno di 395.000).
Insomma, la politica promozionale portata avanti a livello istituzionale e governativo centrale, unitamente alla crisi economica che ha investito alcuni Paesi vicini di casa, ha portato in breve tempo alla ribalta in termini positivi il fenomeno Albania, svelando un Paese ospitale e lontanissimo dai cliché pregiudiziali di certa stampa occidentale (e, va detto, di certo giornalismo italiano sino ai primi anni Duemila).
Entrando però nel merito della statistica generale, e specificandola in base alla provenienza nazionale degli arrivi, scopriamo che il cammino da fare resta non poco, anche se non sarebbe giusto né corretto negare i progressi compiuti.
Anzitutto, l’analisi Instat, ripresa da Scan TV, ci dice che il fenomeno turistico straniero rimane soprattutto un fenomeno “albanese”: da gennaio a maggio, quasi un terzo degli arrivi è provenuto dal Kosovo, per un totale di 443.498 visitatori in aumento del 2,4 per cento, e quindi si tratta di un dato consolidato e che, per ovvie ragioni, non può crescere all’infinito.
Scorrendo la classifica delle nazionalità di origine degli ingressi in Albania, ecco che al secondo posto troviamo la Macedonia, Paese anch’esso in parte riconducibile al cosmopolitismo albanese, con quasi 205.000 visitatori in aumento del 5,8 per cento. Al terzo posto la Grecia, altro vicino di casa importante, con 171.489 arrivi in salita 7,1. Al quarto posto ecco il Montenegro, con 150.155 turisti in incremento percentuale del 4,6.
E l’Italia? Finalmente la troviamo, ma soltanto al quinto posto con 105.503 visitatori in aumento però del 7,6 per cento.
Nel frattempo, cresce l’interesse dei Paesi economicamente forti nei confronti dell’Albania, con numeri ancora contenuti ma in forte tendenza alla salita: Polonia più 34,4 per cento (12.662 visitatori), Germania più 25 per cento (34.724 arrivi), Stati Uniti d’America più 14,7 per cento (26.667 turisti).
Da osservare che una buona fetta del milione 400 e più visitatori, relativo ai primi cinque mesi del 2018, pari a 230.000 quindi quasi un sesto del totale (più 21,2 per cento), viene dai cosiddetti “Paesi altri”, un capitolo indistinto che andrebbe a nostro avviso precisato per poter mirare meglio, nel prossimo futuro, le politiche di promozione turistica dell’Albania nei confronti dei mercati esteri. Andando a passeggio per le strade di Tirana e degli altri principali centri urbani del Paese, vediamo infatti sempre di più turisti dagli occhi a mandorla, segno del fatto che l’Albania comincia a piacere molto anche a Oriente.
Veniamo tuttavia al capitolo Albania – Italia. Appare indubbio che, per effetto di certa stampa al di là del Mar Adriatico, specialmente in certe Regioni italiane, soprattutto quelle del Nord Ovest (capeggiate dal Piemonte), il vento dell’Aquila a due teste ha cominciato a soffiare solo in tempi più recenti, e con numeri ancora ridotti però incoraggianti in ragione dei progetti di cooperazione e di amicizia che si stanno realizzando.
Il quinto posto italiano, nella classifica degli arrivi esteri in Albania, indica che il lavoro da compiere, negli approcci italo albanesi, è ancora moltissimo e finora l’impegno dei singoli cittadini (basti pensare al progetto di intitolazione, a Lezha, della Via dedicata a Michele e Pietro Ferrero, progetto di iniziativa totalmente privata e votato alla unanimità dal Consiglio comunale del piccolo Municipio albanese del Nord) è stato nettamente superiore a quello delle pur numerose istituzioni governative e diplomatiche presenti a Tirana.
Bisogna infatti considerare che una buona parte di movimenti turistici è legata ai famigliari degli studenti italiani a Tirana, oppure al passaparola operato da cittadini albanesi che oramai da tempo vivono in Italia. Fenomeni quindi spontanei e sui quali l’azione promozionale pubblica è stata minimamente efficace.
E’ dunque interesse sia dell’Italia sia del Governo albanese, e delle Municipalità albanesi dopo la riforma territoriale, lavorare affinché la crisi economica italiana diventi una opportunità per le famiglie e per le imprese italiane di scoprire in via definitiva il “Paese fratello più piccolo”, dove si possono trovare delle soluzioni utili ad accogliere studenti, pensionati e piccoli imprenditori e professionisti o anche solo più semplicemente quanti intendano trascorrere una vacanza non breve come ai vecchi tempi dell’Italia anni Ottanta. Capitoli su cui sia il Governo di Albania, sia l’Ambasciata italiana sono chiamati a un impegno di lavoro suppletivo per cogliere al 100 per cento le potenzialità e per non far trovare ostacoli di sorta alle relazioni italo albanesi dove gli scambi culturali diventano necessariamente turistici.
In questo senso, molto apprezzabile è il lavoro che sta svolgendo, in maniera instancabile, il Ministro della Diaspora (gli Albanesi nel Mondo) Pandeli Majko, il quale ha sempre dichiarato, giustamente, che la presenza delle Comunità albanesi nei vari Continenti del Globo può essere un fattore di crescita e di ritorno economico per l’Albania stessa. La nuova legge sulla Diaspora, dotata anche di un budget finanziario, non potrà che aiutare in tale direzione e fare gli Albanesi all’estero dei naturali “promoter” o “ambasciatori spontanei” del proprio Paese di origine.
All’interno del milione 400.000 e più visitatori dei primi 5 mesi dell’anno, da segnalare infine la crescita, percentualmente rilevante, della quota di turismo business e per motivi di lavoro (più 28,2 per cento, per un totale di 32.049 visitatori), mentre le visite giornaliere rappresentano poco meno di 50.000 visitatori (più 89,6 per cento). Numeri ancora molto (troppo) piccoli per il turismo religioso, sebbene l’Albania sia a tutti gli effetti il Paese di Madre Teresa: appena 346 i visitatori per motivi di pellegrinaggio nei primi 5 mesi dell’anno!