Decreto dignità: sulle delocalizzazioni nuovo schiaffo all’Albania? La norma del ministro Di Maio parla di trasferimento di unità produttive incentivate dall’Italia al di fuori della UE. Ignorando anche questa volta il ruolo filo italiano del Paese di Aquile.
Dignità per decreto? Non per l’Albania!
Di Alessandro Zorgniotti
Mentre nel settore della promozione dei prodotti enogastronomici italiani il ministro dell’agricoltura Centinaio ha giustamente inserito l’Albania fra i mercati esteri da incentivare, il collega di Governo allo sviluppo economico Di Maio (dal quale dipendono anche ICE e camere di commercio Italo estere) con buona pace del cambiamento propone gli stessi errori dei Governi precedenti in tema di delocalizzazioni.
La norma del decreto che punta a scoraggiare il trasferimento di attività produttive dall’Italia all’estero, con riferimento a quelle imprese beneficiarie di aiuti pubblici di Stato, dice infatti espressamente che per delocalizzazione si intende quella che porta l’impresa al di fuori dell’Unione Europea o dello spazio economico europeo. Che cos’è quest’ultimo? È lo stesso elenco di Paesi UE con l’aggiunta di alcuni altri come per esempio Malta.
La disposizione legislativa, cavallo di battaglia del movimento cinque stelle, vincola quelle attività industriali sovvenzionate dal settore pubblico (tramite agevolazioni fiscali e finanziarie) entro i primi cinque anni dall’inizio del lavoro produttivo.
Quindi: se io prima della scadenza del quinto anno, smonto l’impianto industriale che ha ricevuto un sostegno pubblico in Italia e lo trasferisco in Romania, va bene. Se invece faccio la stessa cosa con l’intento però di ricollocarmi nella più vicina Albania, allora pago multe, sanzioni e interessi.
Il decreto dignità è stato approvato dalla Camera dei Deputati e la settimana prossima passerà al Senato per il voto finale. C’è da temere che la voglia di vacanza dei parlamentari italiani avrà la meglio sulla necessità di modificare una norma sbagliata e che solo in minima parte riporterà il lavoro in Italia.
Il nostro augurio è che sarà la prossima manovra economica a correggere il tiro. Come? È semplice: inserendo, fra i Paesi ENTRO I QUALI NON SI PUÒ PARLARE DI DELOCALIZZAZIONI, non solamente l’UE e lo spazio economico europeo, ma anche quelle Nazioni che hanno firmato con l’Unione Europea accordi di associazione di stabilizzazione e di preadesione. Come l’Albania appunto.
Ci auguriamo altresì che questo sia anche il punto di vista delle istituzioni pubbliche economiche e associative che rappresentano gli interessi italiani in Albania e che più volte hanno sottolineato giustamente i vantaggi della prossimità all’Italia. L’esatto opposto del decreto Di Maio.