Albania: contestazioni violente contro il governo socialista di Edi Rama
di Giuseppe Vatinno
Quello che sta succedendo in queste ore in Albaniaha una duplice valenza: la prima di per sé, come avvenimento politico rilevante in uno Stato situato in Europa e la seconda, più importante, per quello che può rappresentare per l’area balcanica, con influenze sulla politica dell’intera Europa.
Il premier Edi Rama (Partito socialista) è contestato dall’opposizione di destra (Partito Democratico) guidata da Lulzim Basha e la Guardia Repubblicana è intervenuta sabato scorso con lacrimogeni per allontanare i circa 50.000 manifestanti che hanno attaccato il Parlamento al grido di “Rama corrotto”.
Il ricordo non può non correre alle immagini della rivolta popolare alla fine degli anni ’90 dello scorso secolo contro Sali Berisha, anche lui del Partito Democratico e che ha più volte incitato il popolo a insorgere, armi in pugno, contro Rama.
L’attuale contrapposizione ricorda anche quella tra lo stesso Berisha e Fatos Nano (socialista) che produsse violente sommosse pubbliche.
Ma quali sono le apprensioni dell’Europa?
La prima è che l’Albania ha chiesto (nel 2009) l’adesione alla Ue, anche se “con calma” perché Rama non vuole “svendere” il suo Paese, la seconda è che l’area balcanica è strutturalmente instabile e quindi è molto pericoloso qualsiasi avvenimento violento che avvenga in quella regione.
L’Albania è infatti vicina anche alla Romania, dove sono da tempo in corso proteste popolari contro il governo socialista di Vasilica Viorica Dăncilă, con il Presidente Klaus Werner Iohannis del Partito Nazionale Liberale (conservatore) che ha appoggiato i contestatori.
Le proteste popolari, sia in Albania che in Romania, ricordano molto quelle in Venezuela contro Maduro e non a caso a Tirana è stato fatto il paragone -da parte dei dimostranti- tra il dittatore venezuelano e Edi Rama.
Oltretutto, in tutti e tre i casi, si tratta di una contrapposizione tra sinistra al potere e destra all’opposizione.
Le proteste popolari in Albania potrebbero propagarsi alla Romania riaccendendo una situazione assai tesa, proprio alla vigilia della Presidenza Ue da parte di Bucarest.
Romania che, d’altro canto, è un “confine” della stessa Ue con la Russia e sul cui territorio -nella cittadina di Deveselu (vicino alla Bulgaria) – gli Usahanno installato una base missilistica che ha molto infastidito Vladimir Putin.