Di Gerardo Petta
Vorremmo osservare che la nostra riflessione, pur prendendo lo spunto dal comunicato del Consolato di Basilea, apparso sulla stampa dell’emigrazione alcune settimane fa, aveva in realtà ambizioni più ampie e puntava infatti a stabilire un utile dialogo con i consoli attivi in Svizzera, anche e soprattutto nella prospettiva, opportunamente evocata dallo stesso dr. Camerota, di un incremento dei livelli di produttività degli uffici consolari.
Ci sembra però che su questo punto le idee non siano molto chiare, perché si confonde l’aumento della produzione con l’incremento della produttività, che è il parametro usato correntemente per misurare l’ efficienza del lavoro.
Non vorremo essere fraintesi, se diciamo che noi non chiediamo la luna, chiediamo bensì che i Consolati italiani in Svizzera si adeguino al modello consolare di Zurigo, ove, negli anni scorsi, si è aperta una strada nuova, che è andata, ci sembra, più avanti di altre.
Proprio riflettendo sull’esperienza zurighese, osiamo sperare che venga abolito al più presto l’obbligo delle prenotazioni elettroniche per gli appuntamenti consolari,mandando in soffitta, una volta per tutte, il tanto pubblicizzato sistema di ” prenota on line”, seguendo in ciò l’utile esempio zurighese.
Auspichiamo perciò che vengano eliminate le liste di attesa, seguendo di nuovo l’eccellente esempio di Zurigo, e chiediamo quindi che vengano cancellati i diritti di urgenza (la relativa norma di legge, citata dal console, diventa superflua quando non ci sono più urgenze), che venga infine ridisegnata la pagina web dei consolati secondo una logica basata su criteri di semplicità, intuibilità e trasparenza informativa.
Oltre a ciò, sarebbe auspicabile cambiare l’orario di apertura degli sportelli consolari, in modo da facilitare l’accesso dei cittadini agli uffici. In vista di tale obiettivo, ci permettiamo di suggerire che venga eliminato il saliscendi degli orari attuali, che, a seconda dei casi, vede gli uffici consolari aprirsi al pubblico un giorno sì e uno no, con apertura ora soltanto mattiniera e, ora, invece, pomeridiana, senza parlare delle chiusure infrasettimanali, comode per gli impiegati e i diplomatici, ma scomodissime per i cittadini.
Non vorremmo dare l’impressione di avere un qualche interesse recondito, ma desideriamo ricordare che a Zurigo è in vigore dal 2015 un orario settimanale di apertura degli sportelli, che non conosce praticamente interruzioni. Si sente dire spesso che il consolato generale di Zurigo beneficerebbe di una situazione naturalmente privilegiata. Lo stesso dr. Camerota, nella sua lettera, ha infatti parlato di una ” conformazione strutturale” asseritamente più favorevole, ciò che conferirebbe a Zurigo una sorta di vantaggio comparato rispetto agli altri consolati attivi in Svizzera.
Si tratta, secondo noi, di una impressione sbagliata. Se l’ufficio consolare di Zurigo, nonostante alcune pecche evidenti, è pur sempre la sede, forse, meglio organizzata della rete consolare, ciò non si deve affatto a un grazioso dono del cielo, e non è neppure un effetto, noi crediamo, della spaziosa architettura dell’edificio, ove è attualmente ospitato il consolato generale.
I vantaggi conseguiti sono, se mai, il frutto del duro lavoro, compiuto principalmente negli anni passati, e dello sforzo altresì compiuto in quel periodo per trasformare l’organizzazione del lavoro, con modalità che hanno puntato a favorire quello che noi ci permettiamo di definire il diritto dei cittadini alla comodità e al facile accesso ai servizi di loro interesse
A noi sembra infatti che la produttività del lavoro, che è uno degli indicatori che meglio misurano la capacità manageriale dei consoli, imponga di cambiare, più spesso che no, gli assetti organizzativi degli uffici. Per altro, ogni trasformazione operativa difficilmente può discendere dalle leggi, o dai regolamenti, o dalle pur minuziose istruzioni ministeriali. Nel nostro giudizio, il cambiamento può infatti venire soltanto dalla assunzione consapevole, da parte dei capi degli uffici, dei rischi e delle sfide che ogni vera innovazione comporta.
Gerardo Petta