DI KATIA PISANI ·
Qualunque sia lo scopo del vostro viaggio nel Paese delle Aquile, non potrete evitare di passare per posti che sono la testimonianza della storia dell’Albania dall’antichità ad oggi.
Di norma, in estate la scelta ‘quasi obbligata’ è la Riviera, cioè tutta la zona costiera che, grosso modo, parte da Durazzo sud e scende per Valona fino ad arrivare al confine con la Grecia, dove si trovano le note Saranda e Ksamil.
Dopo una bella nuotatina, se vi va di fare un tuffo anche nella storia antica dell’Albania non potete mancare il sito archeologico di Butrinto.
Storia dell’antichità
Sito riconosciuto UNESCO, testimonia degli stretti rapporti tra italiani e albanesi, quando i primi si facevano chiamare Antichi Romani e i secondi si facevano chiamare Illiri. Butrinto, infatti, è annoverato propriamente come sito romanico da un punto di vista archeologico, ma secondo la leggenda la città omonima venne fondata da Eleno, figlio del Re Priamo, in fuga dalla distrutta città di Troia.
Diventata prima protettorato dei Romani e poi Vescovato, ci trovate una bellissima Basilica, o comunque quel che ne resta, il famosissimo battistero e i resti del teatro e dell’Agorà, di chiara derivazione greco-romana.
L’Albania a cavallo del Medioevo
La storia dell’Albania dall’antichità ad oggi ha due profonde impronte che, in parte, ne hanno determinato il volto moderno: un grande condottiero e un popolo invasore.
Se in Albania dite ‘Giorgio’, dite ‘Castriota’, l’eroe nazionale noto come Scanderbeg(in albanese si direbbe Gjergj Kastrioti Skënderbeu). Nella Piazza centrale di Tirana troneggia un’enorme statua a lui dedicata e non potete farvela scappare. Difese la libertà albanese dagli ottomani invasori fino alla sua morte, avvenuta nel 1468, impedì l’espansione dell’Impero turco verso l’Europa ed ottenne da Papa Callisto III l’appellativo di Atleta di Cristo.
Non riuscì, comunque, a regalare all’Albania un degno erede delle sue gesta, tanto che, ad appena due anni dalla sua morte, il Paese cadde definitivamente nelle mani degli ottomani. E’ la cosiddetta presa di Kruja, la città-fortezza dove lo Scanderbeg risiedeva. Bella cittadina anche oggi, in cui è rimasta comunque evidentissima la traccia ottomana.
Infatti, al di là di ciò che è stata la storia albanese durante i secoli della dominazione ottomana (difficile dare una valutazione obiettiva di una dominazione durata quasi 600 anni, che ha avuto risvolti religiosi,politici e culturali, per cui credo che questo blog non sia la sede adatta per queste disquisizioni), un turista ne riconosce le immancabili tracce da un punto di vista squisitamente architettonico o urbanistico.
Proprio a Kruja fatevi un giro in quel gingillo di Bazar. Innegabile che vi sembri di respirare profumo d’Oriente, tra viuzze ancora in pietra liscia, tessuti coloratissimi e pregevoli manufatti artigianali. Forse l’unica cosa che non potrete fare è mercanteggiare sul prezzo, ma mai dire mai..
L’impronta ottomana è rimasta anche nell’architettura urbana di altri due siti UNESCO, Argirocastro e Berat.
Forse più evidente nella seconda che nella prima, ma la sostanza poco cambia. Un castello centrale attorno a cui ruota la città. L’unica sostanziale differenza è che ad Argirocastro il castello è rimasto corpo a sé, con la città che si è sviluppata ai suoi piedi. A Berat il Castello E’ la città, o meglio, il quartiere più famoso, Mangalem, è all’interno delle cinta murarie.
Un po’ come succedeva durante l’era feudale in Italia.
Panorama dal Castello di Argirocastro
Panoramica serale del quartiere di Mangalem, a Berat
Il Risorgimento albanese
La dominazione ottomana è stata sostanzialmente subita fino al 1878, quando con la Lega di Prizren, in Kosovo, nacque una associazione politica, la Lega appunto, che sanciva il riconoscimento dell’Albania almeno come identità nazionale, sebbene formalmente ancora facente parte dell’Impero turco.
E’ la cosiddetta Rilindja, traducibile in italiano come Rinascimento. Ma, per le implicazioni politiche e culturali che ha avuto, sarebbe più proprio usare il termine Risorgimento.
Il balcone del Museo dell’Indipendenza a Valona
Si dovrà aspettare il 28 novembre 1912per veder andare via gli Ottomani occupatori. E’ l’Indipendenza vera e propria. Se passate da Valona, non potete mancare di visitare quel bel palazzotto con (quasi) vista mare che ospita il Museo dell’Indipendenza. Vedrete il famoso balcone da cui il patriota Ismajl Qemali si affacciò per annunciare all’Albania che era diventata finalmente libera.
La presenza italiana in Albania
La parentesi storica immediatamente successiva fu la desolante presenza italiana in Albania. Trattato sostanzialmente di nuovo come una colonia, il Paese, diventato nel frattempo una Repubblica guidata dal re-fantoccio Zog, divenne un satellite dell’Italiafascista. Se Zog cercò di dare un’aria internazionale all’Albania, di fatto la presenza italiana la vincolò a subirne i venti di guerra, quelli del secondo conflitto mondiale. Ed era la stessa posizione geografica dell’Albania, nel cuore dei Balcani, a non poter evitare che una cosa simile succedesse.
I segni della presenza italiana nel Paese delle Aquile si possono vedere ancora oggi nella città di Tirana. La pianta urbana del centro della capitale, per intenderci ciò che c’è intorno a Piazza Scanderbeg,e il famoso quartiere del Bllok (appunto, il Blocco) sono buoni esempi di ciò che l’architettura italiana seppe costruire in Albania durante la sua permanenza lì.
Il secondo dopoguerra in Albania. L’ascesa di Enver Hoxha
Enver Hoxha
Alla fine della seconda guerra mondiale e con il rafforzarsi, in Albania, dei partiti di stampo comunista (comunismo di cui il massimo esponente sarà Enver Hoxha) cominciò la progressiva fase di isolamento del Paese dal resto del mondo. Per oltre 40 anni il dittatore inventerà fantomatici spauracchi di attacco straniero per giustificare la costruzione di oltre 500.000 bunker di cemento armato, che oggi i turisti vedono più come strana attrazione folkloristica, ma che in realtà furono la massima espressione di un uomo malato di paranoia. Se volete un’idea di queste paranoie e come venivano affrontate, dovete assolutamente visitare la Casa delle Foglie (Shtëpia e Gjetheve) a Tirana. Sostanzialmente, il Museo dei Servizi Segreti albanesi.
E niente… rischiate di uscirne paranoici pure voi…ma la visita dà l’idea delle contorsioni mentali di un politico che ha fatto respirare al proprio popolo una cappa grigia per quasi mezzo secolo.
Solo dopo la morte del dittatore, nel 1985, l’Albania iniziò a muovere nuovi passi verso la democrazia, essendo scemata l’influenza del Partito Comunista. Piccoli passi, molti tentativi della nuova destra nascente di Sali Berisha, poi di nuovo forti tensioni sfociate nell’anarchiadel 1997, quando crollò lo schema Ponzi di società finanziare che danneggiarono praticamente i risparmi di ogni famiglia albanese.
E’ il picco dell’emigrazione albanese. In Italia, dopo le due maxi-ondate di marzo e agosto 1991, ne avremo di regolari più o meno fino al 2003.
L’Albania moderna. Il suo ruolo nel mondo
I maggiori successi dell’Albania moderna?
L’annessione alla NATO nel 2009 e, nel 2014, l’ottenimento dello status di Paese candidato all’ingresso nell’Unione Europea.
L’ ‘Uomo Nuovo’ a cui dire in parte grazie per l’odierno volto dell’Albania è Edi Rama, pittore laureato all’Accademia di Belle Arti che si è scoperto interessato alla politica. Prima Sindaco di Tirana per ben 11 anni (dal 2000 al 2011) e attuale Premier, in carica dal 2013. Un ritorno all’ideologia di sinistra, seppure molto più moderata, che ha definitivamente rilanciato l’immagine dell’Albania agli occhi del mondo. Il boom del turismo nel Paese delle Aquile, specie della Capitale, è obiettivamente opera sua. E del suo (o del suo staff, poco importa) saper smanettare molto bene con internet e i social media.
Le facciate multicolore di Tirana.
Copyrights: Momondo Viaggi
Tecnicamente, sia gli albanesi di Tirana che i turisti che oggi la visitano devono dirgli grazie. Le pennellate di colore che sono andate a coprire il grigio cemento delle costruzioni sono il risultato della sua forma mentis di pittore. Si sprecano le centinaia di foto di blogger di ogni parte del mondo che immortalano pareti sgargianti di palazzi, tentativo riuscitissimo di dare, almeno esteticamente, il colpo di spugna al doloroso passato albanese.
Questa è l’Albania che ha voluto cambiare. Quella che, pur conservando le sue tradizioni centenarie, vola ormai spedita verso un più luminoso futuro.
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