I leader di Serbia, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord, Albania, Bosnia ed Erzegovina, insieme al nuovo inviato speciale degli Stati Uniti per i Balcani occidentali, Matthew Palmer, sono concordi nell’affermare che è tempo che tutti i Paesi della regione facciano parte dell’Unione Europea.
È quanto emerso al termine del panel sui Balcani occidentali che si è tenuto in occasione del Forum Strategico di Bled, in Slovenia, nel corso del quale i leader della regione hanno sottolineato che dati i progressi portati avanti dai Paesi che ancora non sono membri effettivi del blocco comunitario, l’intera regione è pronta ad entrare nell’Unione Europea che, da parte sua, non deve “dimenticarsi dei Balcani mentre affronta i suoi problemi interni”.
Le dichiarazioni dei leader sono avvenute al cospetto del nuovo inviato americano per i Balcani, scelto dalla Casa Bianca lo scorso 30 agosto, il quale ha riferito ai Paesi presenti che nel nominarlo “gli Stati Uniti hanno dato dimostrazione di reattività alle richieste dei loro alleati, i quali avevano sottolineato che Washington non era sufficientemente presente nei Balcani occidentali”.
Secondo quanto reso noto da Palmer, il suo lavoro sarà principalmente incentrato su 3 obiettivi. Il primo obiettivo del nuovo inviato speciale degli Stati Uniti sarà quello di aiutare la Macedonia del Nord e l’Albania ad avviare i negoziati ufficiali di adesione con l’Unione Europea. In secondo luogo, Palmer si concentrerà sul far sì che gli Stati Uniti facciano da mediatore e da facilitatore per quel che concerne il dialogo tra Serbia e Kosovo. Infine, il nuovo inviato speciale americano fornirà il proprio supporto, e quello del suo Paese, alla Bosnia ed Erzegovina affinché vengano implementate riforme drastiche per il bene dei suoi cittadini.
Da parte sua, il ministro degli Esteri della Serbia, Ivica Dacic, ha confermato quanto inizialmente sostenuto da Palmer, dichiarando come la nomina degli americani sia un chiaro segnale della volontà degli Stati Uniti di assicurare una loro presenza più effettiva nella regione. Il ministro degli Esteri serbo ha poi aggiunto di ritenere che tra i leader della regione balcanica debba iniziare a prevalere un sentimento di “solidarietà reciproca”, in virtù del quale Dacic ha dichiarato di supportare l’ingresso della Macedonia del Nord e dell’Albania nell’UE e di sostenere la liberalizzazione del visto per il Kosovo, unico Paese dei Balcani i cui cittadini ancora necessitano di un visto per l’Europa.
Tale dichiarazione è stata accolta con stupore e piacere dal ministro degli Esteri kosovaro, Behgjet Pacolli, il quale ha concordato con l’omologo serbo in merito alla necessità di stabilire legami costruttivi con i leader della regione. In tale ottica, e per consentire l’ingresso reciproco in UE, Pacolli ha dichiarato che “il Kosovo e la Serbia hanno immediata necessità di pace”.
Facendo riferimento all’integrazione a livello europeo, il ministro degli Esteri del Montenegro, Srdan Darmanovic, ha riconosciuto i progressi della regione e del proprio Paese, sottolineando come i Balcani potranno dirsi “una storia di successo” soltanto quando tutti i Paesi saranno entrati nell’Unione Europea. Allo stesso tempo, Darmanovic ha dichiarato di sperare che “anche l’UE, da parte sua, sappia cosa dover fare nella regione” e che sebbene possa “comprendere che al momento ci sono emergenze quali la Brexit e l’ascesa del populismo, Bruxelles non dovrebbe dimenticarsi dei Balcani occidentali”.
Facendo riferimento ai progressi della regione, a prendere la parola è poi stato il ministro degli Esteri macedone, Nikola Dmitrov, il quale ha evidenziato come sebbene il suo Paese continui ad essere uno degli Stati candidati da anni, solo di recente la Macedonia del Nord è riuscita a “raggiungere con la Grecia un compromesso, il che è qualcosa di molto europeo e allo stesso tempo molto strano per i Paesi della regione”, facendo riferimento al cambio del nome del Paese, precedentemente noto come Macedonia.
Da parte sua, la rappresentante dell’Albania, Majlinda Bregu, ha ulteriormente sottolineato l’importanza ricoperta dall’ingresso dell’intera regione nell’Unione Europea, la quale non “risulterebbe allargata, ma completata”. Per tale ragione, e per ridare forza all’Unione, “nessuno può più concedersi il lusso di perdere tempo”, ha dichiarato Bregu.
Tale idea è stata condivisa anche dal ministro degli Esteri della Bosnia ed Erzegovina, Igor Crnadak, il quale ha dichiarato di ritenere che l’Unione Europea “deve capire che il processo di integrazione dei Balcani occidentali deve essere completato” dal momento che “è un processo naturale e normale”.
A tale riguardo, l’Alto rappresentante per la Politica Estera dell’UE, Federica Mogherini, aveva dichiarato, in occasione della conferenza degli ambasciatori europei che si è tenuta a Bruxelles il 2 settembre, che l’ingresso dei Paesi del Balcani nell’Unione “sia necessario per l’Unione e per la regione” dal momento che si tratta della “riunificazione del continente europeo”. Per tale ragione, Mogherini aveva invitato il gruppo dei 28 Paesi a mantenere una forte presenza nei Balcani occidentali, al fine di assicurare il loro ingresso nel blocco comunitario.
I Paesi che fanno parte della regione dei Balcani occidentali sono l’Albania, la Bosnia ed Erzegovina, il Kosovo, il Montenegro, la Macedonia del Nord e la Serbia. Di questi, nessuno fa parte dell’Unione Europea, mentre tutti, tranne la Bosnia ed Erzegovina e il Kosovo che sono solo potenziali candidati, sono candidati ufficiali, ovvero hanno presentato e ottenuto l’approvazione della domanda di adesione all’Unione Europea. Sia il Montenegro che la Serbia, inoltre, hanno già avviato ufficialmente i negoziati di adesione con l’UE.
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Jasmine Ceremigna,https://sicurezzainternazionale.luiss.it