di Paola Pellai, Libero Quotidiano
Atterri a Tirana e ti accorgi subito che gli albanesi siamo noi. Non capiamo una parola della loro lingua, ma loro parlano con disinvoltura la nostra. «Sono andata a scuola da Mediaset – mi spiega ridendo Baluke, 26 anni – e Maria De Filippi resta la mia insegnante preferita. Adoro “C’ è posta per te”, l’ italiano l’ ho imparato guardando i programmi di Canale 5».
Il volto dell’ Albania, e di Tirana in particolare, si è capovolto dagli anni ’90 ad oggi.
L’ immagine della nave mercantile Vlora che l’ 8 agosto 1991 attraccò al porto di Bari con il carico disperato e stremato di 20mila profughi albanesi è il passato. Oggi, invece, 20 mila sono gli italiani giunti in Albania alla ricerca di un presente e di un futuro. Anche se Mitil, autista del pullman che mi porta in centro, mi squadra: «Tu vieni da Milano, sei ricca. Lì si sta bene».
Rifugio di pensionati – In Albania l’ affitto medio di un largo monolocale in centro è di 274 euro (437 euro in meno rispetto a quello italiano), in periferia te la cavi con la metà. Un chilo di pane costa un euro, un chilo di patate 25 centesimi, una birra al tavolino 80 centesimi, il cinema 4 euro, un buon pasto al ristorante non più di 7, un pacchetto di sigarette 2,50…. Insomma, ci stai dentro anche con i vizi. Anche per questo l’ Albania sta diventando un paradiso per i pensionati Inps che si vedono defiscalizzato il mensile solo richiedendo la residenza in Albania, ovvero vivendoci almeno 184 giorni (anche non consecutivi) all’ anno.
Se giri per Tirana ti senti subito a casa: supermercati Conad e filiali di Banca Intesa, le nuove Fiat 500 come taxi, un traffico caotico come a Roma e a Napoli, centri commerciali con le grandi firme, la parrocchia Sant’ Antonio, la vetrata con Papa Giovanni nella cattedrale di San Paolo… Ma, a differenza delle nostre città, non vedi vagare un ubriaco, un senzatetto dormire tra i cartoni o un extracomunitario tampinarti con vendite abusive. Però ci sono scugnizzi sorridenti che chiedono monetine, contadine con borse di ortaggi, uova e spezie che vendono il poco che hanno direttamente sulla strada, uomini di ogni età che cercano di piazzarti smartphone di dubbia provenienza. Intuisci che non tutto è limpido e che per molti c’ è un modo alternativo di camminare nel tempo, ma se tiri dritto nessuno ti importuna.
L’ italiano è rispettato: porta soldi, affari (il 60% dell’ export è verso il nostro Paese), turismo, apre attività (circa 600 secondo la Camera di Commercio) di ogni genere. Cliniche dentali e call center, innanzitutto. Ma anche mobilieri, ristoratori, albergatori (c’ è pure l’ Hotel Rimini) e persino distillerie di liquori.
Qui, del resto, un’ azienda la apri in 15 giorni e i fatturati inferiori a 36mila euro sono esenti da tasse, mentre fino a 60 mila c’ è un’ imposizione fiscale del 5% e per chi li supera c’ è il 15%. Una tentazione facile per vecchi e nuovi imprenditori, ma anche per molti giovani, pronti ad accettare un drastico cambio dell’ esistenza per 600 euro mensili (ma anche 400) in un call center. E poi odontoiatri, chirurghi estetici e plastici, professori e architetti che qui, come Cristoforo Colombo, hanno scoperto una nuova America, una terra per molti versi arretrata (ad esempio succede che l’ acqua calda manchi per ore o che salti la corrente elettrica) ma straordinariamente aperta al cambiamento e al progresso.
Tirana è un infinito cantiere che punta a costruzioni sempre più alte e moderne, capaci di oscurare le numerose palazzine degradate, con i mattoni smangiati e senza intonaco. Che l’ edilizia fosse un ottimo business lo ha capito in fretta Stefano Boeri che, in un concorso internazionale, si è aggiudicato il nuovo piano regolatore che entro il 2030 “ridisegnerà” la città.
«Un piano di riconquista del paesaggio» lo ha definito l’ architetto che a maggio ha inaugurato uno studio a Tirana «per restituire – come ha dichiarato – a giovani architetti albanesi le opportunità di crescità che questa straordinaria città ci ha offerto e continua a offrirci». Tra i tanti progetti c’ è anche il Bosco Verticale, una torre di 21 piani fuori terra, 4 interrati, 105 appartamenti e oltre 3.200 piante per radicare la sua idea «di una progressiva forestazione urbana delle metropoli del mondo». Sorgerà nel quartiere di Blloku, quello più alla moda, ricco di ristoranti, caffè, gallerie d’ arte, boutique e discoteche.
Seconda chance – Qui c’ è anche la gintoneria di Stefania Nobile, sostenuta dalla mamma Wanna Marchi. Ambiente elegante, pregiate bottiglie di champagne e cocktail di ogni tipo: il locale va talmente bene da essere stato replicato nella vicina Durazzo. «In Italia eravamo marchiate – hanno spiegato più volte -, nessuno ci faceva più lavorare e noi ne avevamo bisogno. Siamo arrivate in Albania per caso, trovando una terra ospitale che ci ha permesso di essere quello che siamo: brave imprenditrici».
Prima l’ Albania era terra di fuga, ora è un punto di arrivo per chi insegue una seconda possibilità. È stato così per Stefania e Wanna, ma è così anche per centinaia di studenti italiani che, “bocciati” ai nostri test di ammissione a Medicina, ci riprovano in discesa a Tirana. Già, nei test dell’ Università cattolica Nostra Signora del Buon Consiglio mancano le domande trappola di cultura generale e logica. Se li passi, non faticherai con lingue ostiche: tutto è in italiano.
Test, libri, professori (spesso pendolari tra Tirana e l’ Università di Tor Vergata), lezioni. Paghi intorno ai 10mila euro, ma dopo un anno (meglio due, così ti sbarazzi pure dell’ esame di Anatomia) puoi scegliere di continuare gli studi in Italia. Se ti laurei a Tirana, il titolo varrà comunque anche da noi senza bisogno di alcun esame o pratica burocratica.
Hai un problema? Tirana te lo risolve. Ci è riuscita anche con la pesante emergenza dello smaltimento rifiuti. Hanno tolto la gestione ai privati e l’ hanno affidata per il 49% alla veronese Agsm Spa, lasciando il 51% al proprio Comune.
È nata così, nel settembre 2016, l’ Eco Tirana. Funziona, e bene. Sindaca Raggi, suvvia… Ci è riuscita anche Tirana!
di Paola Pellai