Se in Puglia si parla il pugliese e a Foggia il foggiano, a Chieuti il dialetto è l’Arbëreshë.
L’Arbëreshë, un dialetto alloglotto di origine albanese, ma appartenente all’Italia. Dove? A Qefti! No, non è in Egitto o in Turchia… ma molto più vicino: Chieuti, che insieme a Casalvecchio di Puglia, è il borgo arbëreshë della Daunia.
Secoli or sono che con il termine Arbëreshë vi si identificassero gli abitanti dell’Albania, prima della conquista dell’Impero Ottomano. Ora non ve ne rimane che un idioma dialettale, un patrimonio culturale raro e prezioso da salvaguardare, proprio come il sardo o il francoprovenzale.
Gli Arbëreshë erano comunità proveniente dall’Albania meridionale e da diverse zone della Grecia, sede degli Arvaniti, popolazione cristiana-ortodossa, giunta in Italia al seguito di un residuo fenomeno migratorio di circa tredici flussi provenienti da tutta la regione balcanica che ha investito l’Italia dal Medioevo ad oggi. Tra la tre ondate migratorie, di cui la prima fu quella del XI secoldo d.C. e l’ultima nei primi anni ’90 del ‘900, quella che investì Chieuti avvenne tra il 1461 e 1470. Il borgo di Chieuti, infatti, nasce proprio nel ‘400, nel momento in cui una grande comunità albanese giunse in Puglia ben accolta dai sovrani aragonesi al seguito di Giorgio Castriota Skanderbeg, capo della lega dei kapedan, condottiero intervenuto al servizio di Ferrante IV d’Aragona contro Giovanni d’Angiò.
Nel XV secolo, inoltre, l’invasione della Grecia da parte dei Turchi Ottomani costrinse molti Arbëreshë ad emigrare anche in altre coste dell’Adriatico, dall’Abruzzo alla Sicilia. Non a caso, alcune tracce di Arbëreshë sono ben presenti anche in altre zone limitrofe della Daunia come San Marzano di San Giuseppe, in provincia di Taranto, e a Greci, in provincia di Avellino.
Il valore degli albanesi in combattimento fu ben riconosciuto dai re dell’Italia meridionale, ma soprattutto dai Papi che vedevano nell’islam una forte minaccia alla cristianità ed alla propria sopravvivenza.
La storia e il mito albanese in Italia conservano costumi e lingua arcaici dai forti elementi musicali. Oggi come allora, l’Arbëreshë è tramandato di generazione in generazione per valorizzare e custodirne l’antica cultura. Si sa, il Mediterraneo è da sempre scenario di migrazioni e quella arbëreshë ,non senza dolori e fatica,ha integrato la propria identità sia con l’appartenenza albanese sia con quella italiana senza che entrassero in conflitto. Di fatto, non è possibile non avere radici. La storia arbëreshë dimostra che si può partecipare a più culture senza essere diversi.
Fonte: Massaro, M.T., “L’identità etnica nella comunità Arbëreshe di Chieuti”, Provincia di Foggia Assessorato alla Cultura e Politiche Scolastiche, Comune di Chieuti, 2010./ https://foggiareporter.it/