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Il Covid-19 potrebbe finire o come la SARS, o come la MERS o come l’influenza aviaria”. La parola al Prof. Giulio Tarro

-di PIERLUIGI PIETRICOLA Fondazioneneni.blog

Continua la nostra attività di informazione ai lettori sul Covid-19. E continua la nostra conversazione con il Prof. Giulio Tarro, fra i più importanti virologi a livello mondiale.

Sentendo alcuni virologi, Ilaria Capua e Roberto Burioni ad esempio, pare che questo Covid-19 sia eterno e che non ce ne libereremo più. È effettivamente così Professore?

Non hanno la fonte per affermarlo. Quindi non rappresentano un problema, sono fatti loro quello che dicono. Cosa possiamo aspettarci da chi si esprime in modo così poco scientifico? Insomma: meglio lasciar stare.

In base alla sua esperienza, quale sarà il decorso che questo coronavirus potrebbe avere?

Parliamo delle probabili prospettive che potrebbero verificarsi. Tre sono le possibilità. Potremmo trovarci di fronte a quanto accaduto con la prima SARS nel 2002/2003, che durò circa sei mesi con più di ottomila contagi e quasi il 10% di mortalità, e che scomparve da sé. Potrebbe accadere quanto già successo con la MERS nel 2012, quindi una situazione a macchia di leopardo con la chiave risolutiva attraverso gli anticorpi monoclonali e quelli ricavati dai soggetti guariti. La terza possibilità è la stessa dell’influenza aviaria: che continuerà a circolare, ma buona parte dei soggetti avranno gli anticorpi e quindi diventerà nulla di più di un’influenza stagionale e che si regionalizzerà.

Cosa intende quando dice che il virus potrebbe regionalizzarsi?

Intendo questo. Nella regione della Cina meridionale, il 3% degli agricoltori già hanno gli anticorpi per combattere il coronavirus del pipistrello. Quindi questi agricoltori avranno sì e no una malattia respiratoria. I pipistrelli attraverso gli escrementi inquinano il gregge e i vari animali. Quindi può darsi che, ogni tanto, alcuni di questi coronavirus – teniamo presente che dall’intestino dei pipistrelli si ricavano almeno una cinquantina di coronavirus differenti – assumano una fisionomia genetica diversa, utilizzando un altro animale come intermediario. L’accostamento tra quest’ultimo animale e l’uomo è ciò che determina il passaggio del coronavirus con la relativa differenza genetica. Ipotesi, quest’ultima, che ci ha indotto a pensare ad una variante padana del coronavirus.

Quindi potremmo avere due regionalizzazioni relative al coronavirus: una in Cina e una padana?

Sì, esattamente. Ma alla fine tutto si concluderà comunque come un’influenza stagionale. Questa è l’evoluzione che io prevedo. Tenga presente che il Covid-19, come accertato da studi recenti, potrebbe aver iniziato a circolare da noi già dalla fine dell’anno scorso. Tanto è vero che adesso ci si ricorda che alla fine del 2019 si sono verificati casi seri di raffreddamento con complicazioni polmonari di natura simile all’influenza. Se andiamo, però, a confrontare i numeri dei contagiati da coronavirus con quelli relativi all’influenza del 2019, vediamo che questi ultimi sono di gran lunga maggiori.

Ma allora perché di questo coronavirus se ne sta facendo un casus belli?

Me lo chiedo anche io. Non so proprio cosa rispondere. Nel senso che abbiamo assistito, e stiamo assistendo, ad una situazione davvero particolare. Quando ogni giorno alle 18:00 vengono dati i bollettini di guerra, con quelle sparate sul numero dei contagiati, delle vittime e dei guariti – dimessi, cioè, dall’ospedale e che fortunatamente sono in aumento –, ci rendiamo conto che si tratta di una costruzione numerica. Sarebbe bastato fare test a tutta la popolazione e aver installato, sia chiaro per un periodo determinato di tempo, un’applicazione sul telefonino allo scopo di individuare i soggetti affetti da Covid-19. A quest’ora sarebbe già tutto terminato.

Difatti da qualche giorno si parla di installare questa applicazione anche per l’Italia. Lei sarebbe d’accordo nel farlo?

Certo che sono d’accordo, dato che lo hanno fatto e con successo nella Corea del Sud. Noi arriviamo sempre in ritardo. E poi tenga presente questo: gli inglesi, analizzando il caso cinese all’inizio della diffusione di questo coronavirus, affermarono che una città con più di 11 milioni di abitanti, non poteva avere poche centinaia di casi con una  percentuale di mortalità altissima del 3%. È stato poi fatto un calcolo statistico in base al quale i casi di contagio in Cina erano, in realtà, più di 1700 solo alla fine di Gennaio; da ciò ne consegue un abbassamento della percentuale dei decessi. L’Imperial College di Londra, analizzando la nostra situazione, ha parlato di 6 milioni di contagiati. Contemporaneamente l’università di Oxford ha calcolato una percentuale di persone contagiate, sempre in Italia, che si aggira fra il 60 e il 64%. Uno studio di Luca Foresti e Claudio Cancelli, di cui si è parlato sul Corriere della Sera di qualche giorno fa, – afferma che vi sono, in Italia, 11 milioni e duecentomila contagiati. Ecco: bastano questi dati, incrociati con quelli pubblicati dall’Iss basati su un’approfondita analisi delle cartelle cliniche. Si è visto che finora, su 909 vittime, 19 sono legate al coronavirus. La mortalità del Covid-19, avendo presente queste cifre, è perciò intorno all’1%. Ecco i dati scientifici su cui bisogna parlare, e non quelli che utilizzano virologi tipo Burioni e la Capua che sono incompleti.

Immaginiamo che ci sia un complotto scientifico, lo scopo sarebbe quello di produrre un vaccino a tutti i costi?

Io parto sempre dalle esperienze precedenti. Nel caso della prima SARS il vaccino non ci fu perché il virus scomparve da sé; ma vennero usati gli anticorpi monoclonali su dei furetti in via sperimentale e se ne osservarono gli effetti positivi. Non fu fatto un vaccino nemmeno nel caso della MERS, perché vennero utilizzati sia gli anticorpi monoclonali che le gammaglobuline dei soggetti guariti. Adesso si parla del vaccino per il Covid-19. Perché? Nel caso della prima SARS, il coronavirus che la causò si vide che ebbe una differenza, a livello genetico, rispetto all’originale. Lo stesso discorso valse per la MERS, la cui differenza riscontrata rispetto all’originale fu addirittura maggiore. Nel caso del Covid-19, degli studi scientifici hanno osservato una modifica genetica del 12% dall’originario nel pipistrello; e, molto probabilmente, vi è una ulteriore differenza per ciò che riguarda il ceppo padano. E quindi: come si può creare un solo vaccino che vada bene sia per la versione cinese che per quella padana di questo coronavirus? Il vaccino deve essere buono per tutti e non solo per alcuni.

Alcuni lettori della precedente intervista mi hanno chiesto di rivolgerle alcune domande. La prima è: “Gli asintomatici sono o non sono contagiosi per altri”?

Per asintomatico si intende: una persona che non ha sintomi, o ne ha pochi oppure che non c’è una diagnosi che lo abbia classificato come positivo senza sintomi. Se l’asintomatico ha sviluppato gli anticorpi non è più contagioso.

Un altro lettore ci chiede: “Dopo aver contratto il coronavirus ed essendo, quindi, positivo ai primi due tamponi, al quarto tampone di verifica, a distanza di un mese, risulto ancora positivo. È possibile”?

Purtroppo vi è una grandissima casistica di tamponi i cui risultati possono essere o falsi positivi o falsi negativi. È importante, invece, fare il test sierologico per capire se questa persona ha sviluppato o meno gli anticorpi.

Lei come attiverebbe la fase 2?

Si può cominciare ad aprire tranquillamente. Soprattutto perché, adesso, le mascherine siamo in grado di produrle anche noi e quindi di utilizzarle tutti, sia al chiuso che all’aperto, per evitare eventuali altri casi di contagio.

E fino a quando questa fase 2 potrebbe andare avanti secondo lei?

Siccome il comportamento di questo coronavirus cambia a seconda delle latitudini e quindi a differenti temperature, come dimostrato da alcuni studi, con il caldo e con l’Estate torneremo alla normalità./articolooriginario

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