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Albania, il Teatro Nazionale di Tirana demolito tra le proteste: fermate 64 persone. Deluse le associazioni: “Lo Stato italiano intervenga”

L’edificio, costruito nel 1938, era un esempio di eccellenza architettonica italiana. I manifestanti hanno presidiato la zona tutta la notte, denunciando “metodi già visti durante il regime”, poi all’alba di ieri il blitz. Al suo posto nascerà un complesso edilizio con centri commerciali, alberghi e servizi

di Tiziana Colluto | Il Fatto Quotidiano

“Monument kulture mbrohet nga populli”: per 27 mesi ha resistito, come “monumento culturale protetto dalla gente”. Ma all’alba di ieri, il Teatro Nazionale di Tirana è caduto sotto i colpi delle ruspe: il prezioso esempio di architettura italiana degli anni ’30 deve lasciar spazio ad una mega struttura avveniristica, dietro la quale si celano forti dubbi di speculazione edilizia. Quella che è stata la più lunga occupazione per la difesa di un bene pubblico in terra d’Albania, animata non dall’opposizione politica ma da quella civica, rischia, però, di essere un boomerang per il premier Edi Rama.

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Due anni di dissenso organizzato e motivato, con agganci in mezza Europa, non si cancellano in pochi minuti, mettono radici. E fanno lievitare la protesta: nel pomeriggio di oggi, si è tornati a manifestare non più o non solo “per” il teatro cancellato, ma soprattutto “contro il ritorno della dittatura”. Parole forti, non usate a caso: sono 64 le persone fermate ieri dalla polizia e ciò che artisti e attivisti denunciano è la ripresa di metodi già visti durante il regime, di cui, a 30 anni di distanza, la memoria è viva in ogni angolo del Paese. Non si tratta, insomma, “solo” di una questione culturale e in causa sono chiamate anche le istituzioni italiane, da cui ci si aspettava una presa di posizione forte mai arrivata, al contrario, ad esempio, di quella tedesca.Albania, il Teatro Nazionale di Tirana demolito tra le proteste: fermate 64 persone. Deluse le associazioni: “Lo Stato italiano intervenga”

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