Home Approccio Italo Albanese ☡Demolizione del Vecchio Bazaar di Tirana – “Pazari i Vjetër” per fare...

☡Demolizione del Vecchio Bazaar di Tirana – “Pazari i Vjetër” per fare spazio alla costruzione del Palazzo di Cultura – “Pallati i Kulturës”. Anno 1960.

Di Adela Kolea

Nel cuore di Tirana ci sono stati per la verità, due Bazaar. Denominati “Pazari i Vjetër” (Il Vecchio Bazaar) e “Pazari i Ri” (Il Nuovo Bazar) .

Per i più anziani, è stato più significativo il “Vecchio Bazaar”. Quello era stato ristrutturato nel 1905.

Si trovava esattamente laddove oggi è situato l’edificio del “Pallati i Kulturës” (Palazzo della Cultura).

Per cui, in piazza Scanderbeg, vicino alla Moschea di Et’hem Bej.

Invece, per le generazioni che hanno seguito e che, il Vecchio Bazaar non lo hanno nemmeno conosciuto, tale importanza e rilevanza lo ha acquisito il Nuovo Bazar – Pazari i Ri.

Negli anni del comunismo, questo Vecchio Bazaar è stato raso al suolo, proprio per potervi costruire il “Pallati i Kulturës”. Così, ha demolito purtroppo, anche la parte affettiva dei tiranesi nei confronti del Vecchio Mercato.

Tutte le stradine adiacenti al “Pazar i Vjetër” venivano denominate con i nomi dei mestieri che vi praticavano i vecchi maestri artigiani:

  • “La strada dei Sarti” e di coloro che cucivano i “jorgan”, i piumoni specifici , con cuciture e modelli “alla turca”, in raso, di colore rosso e turchese soprattutto.
  • “La strada dei Lavoratori di Paglia”, per la lavorazione dei cosiddetti “hasra”, i tappetti di paglia delle case tiranesi.
  • “La strada dei Tabaccai”.
  • “La strada dei Venditori di Farina”.
  • “La strada dei Venditori di Sale”.
  • “La Strada dei Falegnami”, questi facevano anche delle belle pipe da collezione, lunghe 2m, anche se i tiranas autoctoni usavano il tabacco tritato con le sigarette rollate a mano.
  • “La Strada dei Fabbri”.
  • “La Strada dei Gjizna”. Prende il nome da “Gjiza” (ricotta tipica tiranese), e sottintendeva i venditori dei latticini (Bulmet).
  • “La Strada dei Pemna” ( “Pemna”, in dialetto tiranese, “frutta”), i fruttivendoli.
    E insomma, così via, c’erano tutte le stradine e i vicoli, in cui erano sistemati anche i vari venditori di alimentari.
    In piazza erano installati dei pali di legno, in cui i contadini legavano il bestiame, il quale era esposto, destinato alla vendita.

📷Fotografie procurate da E. Bermema.

Share: