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Lo stemma dell’eroe di Albania tra i resti del Castello di Gagliano

Di Donato NUZZACI, “Nuovo Quotidiano di Puglia”

Salento-Albania, una storia antica di intrecci istituzionali, politici e di scambi culturali che solo una lingua blu di mare divide. Le vicende del passato continuano a riservare sorprese e a far parlare le comunità delle due sponde adriatiche. Di pochi giorni fa è la riscoperta nel paese delle Aquile di questo antico filo comune, attraverso la pubblicazione in un mensile di attualità e cultura italo-albanese Rrënjët (Le Radici) diretto da Hasan Aliaj, della storia del ritrovamento di alcuni frammenti di ceramica, con impressa l’Aquila bicipite, venuti alla luce nel fossato dell’antico Castello di Gagliano del Capo, appartenente alla famiglia Castriota-Scanderbeg che governò il casale dal 1498.

Oggi del castello restano poche tracce e al suo posto è sorto un oratorio parrocchiale presso palazzo Ciardo, dove si possono ancora osservare un vecchio torrione, con relativa cannoniera, una feritoia e residue parti murarie. Ma ciò non toglie il valore storico alla scoperta dei cocci che raffigurano lo stemma della nobile famiglia Scanderbeg. A firmare l’approfondimento sul periodico italo-albanese è lo studioso gaglianese Antonio Biasrco presidente dell’associazione culturale “Ponti non Muri”, che ripercorre il secolare legame tra la terra salentina e gli Scanderbeg e di come questi frammenti di ceramica, «rappresentano il filo che si dipana per lunghi secoli e ci riporta a gloriose pagine di storia, che hanno visto Salento e Albania impegnate su uno stesso fronte.

Un piccolo cimelio, un sorprendente potere evocativo, una storia tutta da riscoprire». Il fluire degli eventi, secondo la ricostruzione di Biasco, conduce ad Andronica Arianiti Comneno, vedova dell’eroe nazionale albanese Giorgio Castriota Scanderbeg, e figlia di Giorgio Arianiti capitano della lotta albanese contro i Turchi negli anni 30 del ‘400, poi ferreo alleato di Scanderbeg. «Alla morte del marito (1468), Andronica dal suolo albanese si rifugia in Italia insieme al figlio Giovanni, tredicenne. Accolta dalla corte di Napoli, vive nel palazzo reale, dove stringe un forte e duraturo legame di amicizia con la regina Giovanna III. Il 1° aprile 1498, il re di Napoli Federico d’Aragona le assegna Gagliano in qualità di feudo nobile. E sarà il figlio Giovanni ad ereditare il feudo di Gagliano, già titolare del Ducato di Galatina e della Contea di Soleto». 

Proseguì così il ramo baronale dei Castriota Scanderbeg nel sud Salento, in particolare l’erede Giovanni (1551-1621), che ebbe pure la baronia dei limitrofi casali di Arigliano e Salignano. «Giovanni – racconta Biasco – viene ricordato per la sua partecipazione alla battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571 tra le flotte navali turche e quelle cristiane, che arrestò in maniera più o meno definitiva l’incubo della minaccia mussulmana per l’Occidente. La vittoria fu attribuita dalla Cristianità all’intervento della Vergine del Rosario e, nella costruzione della nuova chiesa matrice di Gagliano, trovò posto un altare dedicato alla Vergine, il cui culto è da allora storicamente affermato e praticato, anche con la costituzione di una Confraternita dedicata alla Vergine, tuttora molto attiva».

A ricordo dell’evento, Giovanni Scanderbeg volle innalzare una croce petrina nello spazio antistante il Santuario della Vergine di Leuca de finibus terrae, frequentatissima meta di pellegrinaggio, e favorì la venuta dei padri minimi e il culto di San Francesco da Paola, nella cui chiesa restano custodite alcune tombe della famiglia Scanderbeg.
Una storia ricca di episodi dunque quella che lega Gagliano del Capo con l’Albania che continua ad essere oggetto di approfondimenti dello stesso Biasco promotore ogni anno di incontri culturali a San Dana, frazione di Gagliano, in concomitanza con la festa patronale proprio di San Dana, il “Santo di Valona”, e di altri studiosi come il professor Francesco Fersini e il dottor Mauro Ciardo.

Il paese di recente ha voluto fare un omaggio ai Castriota Scanderbeg: la strada prospiciente la chiesa parrocchiale e l’attuale palazzo Ciardo è stata intitolata all’eroe albanese – “Via Giorgio Castriota Scanderbeg” – in occasione del 550° anno dalla morte, con una solenne cerimonia alla presenza di autorità delle due nazionalità, tra cui il sindaco di Valona, Dritan Leli.

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