Dijonis Xhindoli è un forlivese di origine albanese di 33 anni che un anno fa ha aperto un ristorante a Londra, il “The clock n8” e solo dopo 6 mesi è stato citato sul sito Michelin
Intervista rwalizzato da Elisabetta Bonisegna per Forly Today.it
Se è vero che la vita è un sogno, per qualcuno, più fortunato, il sogno può diventare realtà. Una vita impensabile che, pian piano, grazie a perseveranza e determinazione, prende la forma desiderata e si trasforma in quello che fin da piccolo si era sognato. E’ stato un po’ così per Dijonis Xhindoli, un forlivese di origine albanese di 33 anni che un anno fa ha aperto un ristorante a Londra, il “The clock n8” e solo dopo 6 mesi è stato citato sul sito Michelin. Un prestigio che ha fatto schizzare la sua quotazione lanciandolo tra gli chef più amati della City. A soli 33 anni, con molti suoi coetanei in difficoltà lavorative anche per via della crisi, lui può vantare un’ottima carriera e soprattutto una determinazione nel perseguire i suoi sogni che ne fanno, non solo un grande uomo, ma anche un esempio da seguire.
Raccontaci un po’ della tua adolescenza a Forlì
Sono nato nel ’87 in Albania ma, con la mia famiglia, ci siamo trasferiti a Forlì nel ’98 dopo i conflitti che erano scoppiati nel Paese. Ho cominciato a frequentare le elementari alla Bersani dove mi hanno fatto ripetere la quinta elementare per imparare l’italiano. Poi ho proseguito gli studi normali fino al diploma di Geometra nel 2007, già in quarta superiore ho cominciato a lavorare al circolo dei Repubblicani a Barisano come aiuto cucina e cameriere. E ho anche iniziato a fare qualche stagione al mare al mitico bagno Jamaica a Lido di Classe, dove Franco lo chef e proprietario mi ha insegnato come cucinare le cozze che ancora oggi ho nel menù e delle quali gli inglesi vanno matti.
Però pensavi sempre alla cucina
Sì, assolutamente. Dopo il diploma inizio la carriera di geometra. Però non c’era nulla da fare, io continuavo a pensare alla cucina e agli amici dicevo sempre che prima o poi volevo aprire un ristorante.
Quando hai deciso di andare a Londra?
Nel 2018. Ma tutto è iniziato nel 2014, quando, con la crisi che sempre più mordeva il nostro bel Paese, ho smesso di fare il geometra e ho iniziato a fare mille altri lavori. Dalla fabbrica al disegnatore. Però poi mi stufo e nel 2018 lascio il lavoro che avevo per partire alla volta di Londra con tanta voglia di fare e, nello stesso tempo, tante paure. Con l’aiuto di un amico che era già a Londra da qualche tempo trovo un stanza dove stare e mi metto a cercare lavoro. Devo dire che l’ho trovato quasi subito. Comincio in cucina come aiuto cuoco o “demi chef de parties” come dicono gli Inglesi.
Sono stati duri i primi tempi?
Dovevo lavorare molto, ma io ero sereno e molto determinato a imparare e crescere. Ho iniziato a migliorare il mio inglese e così sono riuscito a trovare lavoro in un hotel 5 stelle in centro, nella City, dove ho conosciuto il mio attuale socio Faruk che all’epoca era “Head Che” nell’hotel. Intanto la mia idea del ristorante continuava a ronzarmi in testa.
E poi il salto
Sì. Convinco Faruk a mettersi in società con me e il giorno del mio compleanno, il 25 maggio 2019, apriamo il ristorante in uno dei quartieri benestanti londinesi, Crouch End. Tra l’altro è il quartiere dove avevo iniziato il mio primo lavoro. Il ristorante si chiama “The clock N8” e facciamo cucina moderna britannica (internazionale) dove però non mancano i primi piatti come si fanno in Romagna. Le mie tagliatelle al ragù sono un must!
Quando è arrivato il riconoscimento Michelin?
Verso dicembre 2019 decidiamo di assumere un consulente. Tramite delle conoscenze arrivo a Marco Cristaldi un ragazzo italiano di Milano, collaboratore di Gordon Ramsey (un vero guru in Inghilterra: cuoco, personaggio televisivo, imprenditore, ristoratore e scrittore britannico). Marco ha iniziato a seguirmi sulla gestione del ristorante e il 13 gennaio 2020 mi chiama alle 2 di notte dicendo: “Dijonis guarda che sei sul sito Michelin”. Nessuno credeva che un ristorante aperto da 6 mesi potesse riuscire in un’impresa simile. Da qui è cresciuta la fama e sono iniziati ad aumentare anche i clienti. Ci hanno chiamato diverse aziende tra cui una nota marca di Champagne per farci da sponsor e sostenerci in quello che facciamo. Insomma un vero sogno.
Che tipo di menù fate?
Per fare in modo che tutti potessero accedere al ristorante abbiamo fatto due tipi di menù uno a prezzo fisso, il più semplice a due portate e il più ricco “à la carte” (con un prezzo medio di 50 euro circa). Il menù è internazionale. Tende a valorizzare la tradizione inglese ma ci sono piatti come le ostriche, le cozze, ogni tanto inserisco le tagliatelle al ragù.
Il futuro?
Per il futuro, nonostante la pandemia, abbiamo in mente di espanderci e aprire altri ristoranti.
E ogni tanto ritorna in Romagna?
Assolutamente sì. Appena ho un po’ di tempo libero torno a visitarla perché, come diceva Raoul Casadei, “Romagna mia senza di te non si può stare“
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